Darwinismo “cristiano”?

Il 5 maggio è stato assegnato il premio “Templeton” all’ex domenicano Francisco J. Ayala1, biologo darwinista sostenitore della perfetta coerenza della teoria evoluzionista con la Dottrina cattolica.

A dare scandalo non sono tanto le convinzioni di Ayala, non certo nuove nell’orizzonte della cattolicesimo neoterico, quanto l’ assegnazione all’ex frate d’un premio considerato come il “Nobel della religione”. Può, infatti, essere celebrato come “cattolico” chi aderisce toto corde al darwinismo e propone, addirittura, una propria teodicea darwinista per cui, paradossalmente, solo l’evoluzionismo sarebbe compatibile con l’idea di Dio, mentre aderire alla dottrina della Creazione significherebbe riconoscere in Dio mancanza o di potenza o di bontà2? Eppure Ayala è noto come “darwinista cattolico” e, come tale, ha polemizzato con il darwinista ateo Dawkins, il quale asserisce che la veridicità della teoria biologica di Darwin è forte ipoteca alla verità del Cristianesimo. Abbiamo così la coerenza (nell’errore) del darwinista Dawkins rifiutata da Ayala in nome di un incoerente darwinismo cristiano.

L’incertezza del Magistero in merito alla teoria dell’evoluzione biologica e le non trascurabili simpatie di molti Pastori per la lezione di Darwin ci inducono ad una breve e necessariamente parziale analisi della teoria in oggetto alla luce della Verità.

Premessa

Il darwinismo può, senza superficialità, essere ridotto a tre assiomi:

a) la materia inerte, per virtù propria, può passare e passa(ò) a materia vivente auto-organizzandosi (generazione spontanea);

b) la materia vivente si evolve lungo la storia della vita dai primi esseri monocellulari all’uomo (evoluzionismo);

c) tale evoluzione biologica avviene secondo il principio democriteo del caso e della necessità, ovvero attraverso la casuale derivazione, per mutazione genetica, di nuove specie da specie preesistenti (speciazione) e la selezione delle specie più adatte a vivere in un dato ambiente (selezione naturale).

Tale teoria postula una filosofia ben precisa avente per cardini:

1) il materialismo: la vita risiede nella materia e dunque l’anima è inutile tanto come forma del corpo quanto come principio vitale;

2) il meccanicismo: il mondo vivente è spiegabile unicamente mediante la materia e il movimento di materia regolato da leggi fisico-chimiche;

3) il materialismo dialettico: la materia, agitata dall’intimo fermento della dialetticità, si è evoluta con le sole forze fisico-chimiche e, passando di grado in grado e di specie in specie, è giunta all’uomo;

4) l’ateismo: non si dà Creazione né Creatore; Dio o non esiste o, se esiste, non ha nessun ruolo nella creazione della vita, delle specie e dell’uomo;

5) il riduzionismo: l’uomo non è altro che una bestia evoluta identificata totalmente con il corpo inteso quale materia auto-organizzatasi;

6) l’antiteleologismo: non esiste finalità alcuna essendo l’uomo e le varie specie null’altro che un frutto del caso.

Rimandando ai migliori autori della philosophia perennis per le dimostrazioni, ci limitiamo a ricordare come tutti e sei i cardini filosofici del darwinismo siano razionalmente confutabili.

Il darwinismo non è scienza (sperimentale)

La scienza in senso galileiano è prima di tutto una faccenda di metodo, feconda unione di sensate esperienze e necessarie dimostrazioni: si parte dall’osservazione ordinata e selettiva dei fenomeni, si passa alla misurazione matematica dei dati e dunque alla formulazione di una ipotesi; solo dopo aver verificato l’ipotesi sperimentalmente ed aver formulato una legge matematica in grado di spiegare i fenomeni interessati, si può parlare di verità scientifica.

Le verità scientifiche sono a loro volta classificabili secondo tre livelli di sicurezza scientifica, in ragione della osservabilità e riproducibilità del fenomeno, così che le verità scientifiche del terzo livello partecipano alla credibilità scientifica solo parzialmente. Ora la teoria dell’ evoluzione biologica “rimane al di sotto del terzo livello di credibilità scientifica […] è al di sotto del più basso livello di credibilità scientifica. Insomma non è scienza”3. Alla teoria evoluzionista “mancano i due pilastri che hanno permesso la grande svolta del milleseicento: la riproducibilità e il rigore matematico”4. La teoria darwiniana, infatti, poggia su presunti fenomeni, non osservati e non riprodotti in sede d’ esperimento, ed è inoltre priva d’una base matematica.

Come si vede, mancando la misurazione matematica dei dati, il darwinismo non è neppure una ipotesi5 scientifica, ovvero non è neppure una teoria meritevole d’esser vagliata sperimentalmente dalla comunità scientifica. È contro la scienza stessa e il suo metodo che si afferma il darwinismo. Scrive Zichichi: “oscurantisti sono coloro che pretendono di fare assurgere al rango di verità scientifica una teoria priva di una pur elementare struttura matematica e senza alcuna prova sperimentale di stampo galileiano. Se l’uomo dei nostri tempi avesse una cultura veramente moderna, dovrebbe sapere che la teoria evoluzionista non fa parte della scienza”6. Onestà vuole che si dia a Darwin il posto suo proprio ovvero accanto ai word makers.

Il darwinismo è contrario alla ragione

La materia è elemento passivo e inerziale, quantitativo e non qualitativo. Perciò, a voler ridurre il Reale alla pura materia, si otterrebbe un mero nulla, una pura potenza passiva. Solo l’ottusità ideologica può partorire una assurdità come il materialismo.

In realtà ogni sostanza corporea è un sinolo, cioè un tutt’uno, di forma e materia, nel quale la forma determina e la materia è determinata. Negare la causa formale significa negare la sostanza, il che va contro l’evidenza. Riconoscere la causa formale implica ammettere la forma o come coincidente con la materia o come non coincidente. La materia, però, essendo pura privazione amorfa, non può essere forma. Inoltre, dato che ogni sinolo è composto di materia, se la materia fosse forma o l’origine della forma, si dovrebbe ammettere che la materia sia simultaneamente tutte le forme, il che è assurdo. La materia è potenza di tutte le sostanze corporee ma, affinché tale potenza si attui, è necessaria una forma che la determini. L’idea di una materia che si auto-organizza è razionalmente insostenibile.

Ancora più assurda è la generazione spontanea in quanto nelle sostanze viventi la forma coincide con l’anima (quantomeno vegetativa) e non si capisce come la materia inerte possa partorire un’anima.

L’evoluzionismo biologico contempla, inoltre, il trasformismo ovvero la derivazione delle specie l’una dall’altra, il che significherebbe l’attualizzarsi di potenze (i nascituri delle nuove specie) che non siano preformazioni dell’attuale (le specie esistenti) bensì del potenziale (le specie possibili); evidente impossibilità. La potenza è una possibilità univocamente determinata dal proprio atto, il che significa che dall’ uovo (potenza) di un’anatra (atto) nascerà necessariamente un’ anatra (potenza attualizzata), e non l’ esemplare d’un’altra specie.

In biologia la specie (categoria di individui geneticamente simili fra loro in grado di accoppiarsi e di dare prole feconda) si identifica con la forma primaria; dunque, se si accettasse il trasformismo, si dovrebbe ammettere o la derivazione di una forma B da una forma A (impossibile), oppure la mutazione della forma A in forma B, il che è altrettanto impossibile  in quanto, se la forma A mutasse, sarebbe violato il principio di identità.

Anche tacendo quanto sopra, il darwinismo sostiene la derivazione, per evoluzione biologica, dell’uomo e di tutte le specie viventi da un primo organismo unicellulare; ciò significa, considerato che la specie è la forma e la forma è la causa (formale) delle sostanze, che nella forma del primo batterio erano contenute le cause formali di tutti gli esseri viventi. Simile asserzione è insostenibile, infatti, causa superior non continetur sub ordine causa inferioris, sed e converso. Se non fosse contraria alla Divina Rivelazione, la teoria platonica7 della derivazione non dell’uomo dalle bestie per evoluzione, ma delle bestie dall’uomo per degradazione, sarebbe senz’altro razionalmente meno assurda del darwinismo.

Il darwinismo è contrario ai fatti

Dimostrato come razionalmente insostenibile, il darwinismo non trova nei fatti alcun appiglio. Anzi i fatti confutano, altrettanto bene della ragione, le fantasie evoluzioniste togliendo ai darwinisti ogni possibile appello alla verità di fatto.

Il primo assioma del darwinismo è la generazione spontanea. Orbene tale credenza è stata sperimentalmente confutata da Francesco Redi. E che l’impossibilità della generazione spontanea sia una verità scientifica lo confermano gli studi dell’abate Lazzaro Spallanzani e di Louis Pasteur. La materia, per sua virtù, non può generare la vita, neanche in miliardi di anni!

Il premio Nobel George Wald, ordinario di biologia ad Harward e noto darwinista, ammette che gli esperimenti di Pasteur “portano alla negazione totale della teoria della generazione spontanea […]. La ragione suggeriva di credere nella generazione spontanea e l’unica alternativa consisteva nel credere in un singolo atto primordiale di Creazione soprannaturale. Non esiste una terza posizione”8. In breve, se la generazione spontanea è impossibile –verità scientifica provata da Pasteur – non resta che riconoscere l’atto creativo del Creatore (parola di Wald!). Certo Wald, da buon darwinista, non può abbandonare la generazione spontanea e tenta di salvarla quale “necessità filosofica indimostrabile”. Pur di negare il Creatore, si va anche contro l’evidenza sperimentale, ma, così facendo, si cade in una sorta di fideismo materialista che nulla ha di scientifico.

Caduto il primo assioma si potrebbe essere tentati di salvare gli altri due. Non pochi credenti si sono cimentati in quest’opera (anche a livello popolare): coniugare Darwin e Genesi. Dio avrebbe creato il primo batterio dal quale, per evoluzione, sarebbero scaturite tutte le specie viventi.

Se la speciazione è prodotto del caso, cade nel dominio della legge matematica delle probabilità. Considerate le possibili combinazioni del materiale genetico e il numero di specie comparse sulla Terra, i più avanzati calcoli probabilistici escludono con matematica certezza la possibilità che, nei tempi lunghi ma non infiniti della “storia della vita”, la nascita delle diverse specie sia riconducibile al meccanismo casuale ipotizzato da Darwin. Solo ammettendo l’intervento d’una Intelligenza creatrice, la vita con le sue innumerevoli forme trova ragione di sé.

Si dirà: e i molti fossili e resti scheletrici di specie estinte e le somiglianze tra specie? La somiglianza, tanto somatica quanto genetica, tra specie non dimostra la speciazione. Certe somiglianze innegabili e riconosciute ben prima di Darwin dimostrano la comune struttura del Creato. Che tutti gli elementi siano costituiti dall’atomo, che la materia organica sia formata da un ridottissimo numero di elementi chimici, che l’immensa varietà degli esseri viventi sia accomunata da una struttura genetica simile, invece che portarci all’evoluzionismo, ci rivelano l’infinita potenza e provvidenza di Dio.

Veniamo all’uomo: per Darwin altro non è che una scimmia evoluta. Rivolgiamo a Darwin la stessa domanda che Voltaire poneva retoricamente a Boulanger: qui te l’a dit? chi te l’ha detto?

A parte gli anelli mancanti e il fatto che i resti di presunti ominidi possano essere diversamente spiegati, la teoria dell’evoluzione dell’ uomo dalla scimmia si rivela difficilmente sostenibile per le seguenti ragioni.

● Perché tutte le presunte specie di ominidi intermedie tra la scimmia e l’uomo si sono estinte mentre insetti, miliardi di animaletti primordiali e la stessa scimmia sono ancora tra noi?

● Perché, a memoria storica, non si è mai registrata la nascita da scimmia di nessun ominide e neppure la nascita da una qualunque bestia dell’esemplare di nuova specie? L’evoluzione si è forse fermata?

● Perché dall’uomo, bestia tra le bestie e dunque soggetto alla evoluzione biologica, non si è mai evoluta una nuova specie postumana?

La moderna genetica ha dimostrato con certezza la falsità del poligenismo umano affermando, come verità di scienza, il monogenismo già insegnato dal Magistero. Ciò conferma la narrazione di Genesi mentre pone serie difficoltà agli evoluzionisti: perché da milioni di scimmie derivò una sola coppia di australopitechi e così via lungo l’albero genealogico degli ominidi sino ad una sola coppia di uomini?

● Inoltre, se la speciazione è un processo casuale, si pone un dilemma: poiché la procreazione di prole feconda si dà solo tra soggetti della medesima specie, il monogenismo impone la nascita, nello stesso tempo e nello stesso luogo, del soggetto maschile e del soggetto femminile della nuova specie, pena l’ impossibilità di trasmettere il patrimonio genetico proprio della nuova specie. Ciò risulta probabilisticamente impossibile, tanto più che, dopo tale “miracolo” evolutivo contrario alla legge di probabilità (la nascita casuale di un solo maschio di specie umana e di una sola femmina di specie umana nelle condizioni di spazio e di tempo prima definite),  in milioni di anni non si sono più verificate nascite dalla specie preumana di esemplari di specie umana.

Il riconoscimento scientifico del monogenismo di specie condanna il darwinismo al ridicolo!

Il darwinismo è contrario alla Rivelazione

Non corrisponde al vero che la Chiesa, negli ultimi decenni, abbia accolto Darwin. Anzi l’ evoluzionismo deve essere riconosciuto come incompatibile con la fede “essendo l’ateismo un presupposto essenziale e irrinunciabile della filosofia evoluzionista”9.

La Chiesa crede in Dio Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili, ovvero afferma che il Cosmo con tutte le creature ivi contenute sono opera di Dio Creatore. Questa fede immutabile trova puntuale fondamento nella Sacra Scrittura, tanto nel Vecchio10 quanto nel Nuovo11 Testamento.

Non solo la Divina Rivelazione insegna che Dio creò, per mezzo del Verbo, ogni cosa ma, a riguardo dell’uomo, si fa ancor più esplicita: l’uomo non è una bestia evoluta, l’uomo è un essere personale creato direttamente da Dio a Sua immagine e somiglianza. È verità di fede che “i primi uomini furono Adamo ed Eva, creati immediatamente da Dio: tutti gli altri discendono da essi, che perciò furono chiamati i progenitori degli uomini”12. Adamo “il primo uomo, il padre di tutti […] fu creato” (Sap 10, 1) e nessuno può dubitarne.

Si dirà che il Magistero ha legittimato il darwinismo. Ciò è falso. Infatti Giovanni Paolo II si è limitato a registrare il successo che la teoria dell’evoluzione biologica riscuote presso la comunità scientifica, mentre Pio XII si limitò a non proibire lo studio scientifico della evoluzione biologica reputandola una ipotesi da vagliare.

Se il darwinismo è assolutamente inconciliabile con la Verità, una teoria dell’evoluzione biologica riveduta e corretta, a detta di alcuni, sarebbe libera da conflitti con la Dottrina di Fede. Eliminando la generazione spontanea, riconoscendo l’uomo come creatura di Dio, depurando l’ evoluzionismo dal supporto materialista e rimettendo la speciazione non al caso ma ad un Intelligent Design si potrebbe ammettere una storia naturale all’un tempo evoluzione e creazione, cioè realizzata da Dio quale libera creazione ma attraverso i processi della evoluzione biologica. Riguardo all’uomo, ad esempio, Adamo sarebbe nato da ominidi ferini, ma la nascita della nuova specie umana non sarebbe il frutto del caso, bensì d’un libero e intelligente intervento di Dio. La nuova specie dovrebbe la propria essenza e la propria esistenza a Dio e non all’evoluzione.

Ora questa evoluzione “cristianizzata”, come tutti i compromessi modernisti, offre più problemi che soluzioni. Applicata all’uomo solleva diversi scogli. A titolo d’esempio: se Adamo, creato da Dio a propria immagine e somiglianza, fu partorito da bestia, da chi fu educato? Dalla madre-scimmia! Ciò, però, significherebbe la malvagità di Dio, un Dio che crea il primo uomo per condannarlo ad una fanciullezza ferina, ad una “educazione” animalesca, ad una relazione di figliolanza ignominiosa. Inoltre se Adamo avesse ricevuto un’educazione da bestia, come avrebbe potuto avere e poi trasmettere alla propria discendenza una educazione umana? Ma se Adamo, educato da bestia, trasmette ai propri figli una educazione ferina e così via, donde viene l’umanità dell’uomo? Lo stesso deve chiedersi del linguaggio!

Certo, la dignità dell’uomo non subirebbe detrimento né la Verità di Fede sarebbe attentata dal sapere che Dio, nel creare Adamo, si servì, al posto del fango, di materiale biologico scimmiesco, ma tale ipotesi, oltre che estranea alla Scrittura e alla Tradizione, comporta maggiori difficoltà di quante non ne risolve.

Evidenziata l’assurdità filosofica e l’eresia del darwinismo, troviamo inutile e pericoloso ogni tentativo compromissorio di formulare un evoluzionismo cristiano. Il cattolico deve credere che il Cosmo e tutte le specie viventi sono state create da Dio e che “dalla terra Dio ha formato Adamo” (Sir 33, 10) adulto, intelligente, libero e innocente donandogli umano linguaggio13 e la scienza infusa14 sicché, in un certo senso, si può dire che la famiglia d’origine dei Progenitori fu Dio stesso.

Quando Pio XII afferma che mentre l’anima umana è Dio che la crea immediatamente, l’origine del corpo può rintracciarsi in materia organica preesistente, bisogna fare molta attenzione a non tradire il senso della sua affermazione. Il corpo di tutti gli uomini dopo Adamo è generato dall’unione carnale dei genitori, mentre l’anima è creata immediatamente da Dio e infusa nel corpo. Può l’uomo essere una scimmia evoluta cui Dio abbia infuso un’anima spirituale? In verità l’anima non è un passeggero del corpo né un semplice auriga, l’anima è atto primo del corpo fisico organico (Aristotele) ovvero l’anima è forma sostanziale del corpo. È l’anima umana che fa umano il corpo, che fa l’uomo e dunque, se l’anima è creata direttamente da Dio, l’uomo sarà necessariamente creatura di Dio.

L’uomo ha una sola anima di natura razionale, la quale è forma corporis. Questa, oltre che di ragione, è verità di fede per cui chi asserisce che “l’anima razionale o intellettiva non sia, per se stessa ed essenzialmente, forma del corpo, si deve ritenere eretico”15. Quindi, poiché l’anima dell’uomo (creata direttamente da Dio) è spirituale e tale anima è forma del corpo, il corpo umano sarà necessariamente un’ immagine materiale dell’anima spirituale. Si deve, perciò, necessariamente affermare il corpo umano creatura di Dio. Se poi pensiamo che Dio si è fatto uomo, che il Suo Corpo è Pane di Vita Eterna, che, Risorto, è salito al Padre con il Corpo e che alla fine dei tempi la resurrezione della carne farà si che tutti gli eletti siano con Dio in anima e corpo, pensare all’uomo (anche inteso solo nella dimensione corporea) come ad una bestia, oltre che assurdo, è anche blasfemo. Pensare a Nostro Signore o a Maria Santissima come a discendenti di scimmie è una bestemmia delle più ripugnanti.

A nostro avviso non è lecito ammettere il darwinismo neppure per le sole bestie. Infatti Dio dichiara a Giobbe: “come ho creato te, ho creato anche l’ippopotamo” (Gb 39, 15).

Creazionismo ed evoluzionismo

Senza risalire a Democrito, Epicuro, Lucrezio od Orazio (forse anche ad Anassimandro), si possono individuare, lungo i secoli della modernità, i germi dell’evoluzionismo nascosti tra le pagine di qualche volume eretico, germogliati in Bruno, Grozio, Pufendorf, Shuckford, Duni, Monboddo, Paracelso, Pomponazzi, Hobbes, de Maillet, Rousseau, etc.

Non su dati oggettivi nascono le teorie del violento bestione (Hobbes) o del primitivo che solo cibo e sesso muovono (Rousseau), bensì dalla volontà di costruire una mitologia atea e materialista capace di sostituire la Genesi mosaica. Darwin prosegue questo progetto ideologico. Infatti la teoria dell’evoluzione biologica non è realtà che si impone all’intelletto, ma teoria ideologica funzionale al programma culturale positivista puntellata pseudo scientificamente con parziali dati di realtà.

La difficoltà che molti contemporanei hanno nell’accogliere la Rivelazione mosaica sull’origine della vita e dell’uomo non nasce dalla scienza naturale, bensì da una convinzione costitutiva della modernità: “le origini delle cose debbono per natura essere rozze”16. Qui Vico, benché creazionista, coglie l’essenza di ogni evoluzionismo ovvero l’idea di un progresso necessario che spinge la materia a farsi vita, la bestia a farsi uomo e l’uomo a farsi dio. Tuttavia solo se il Creatore non esiste, la massima delle origini rozze vale. Altrimenti si dovrà riconoscere che ciò che esce dalle mani di Dio tutto sarà tranne che rozzo; anzi sarà di insuperabile perfezione. La Creazione può ammettere la involuzione-corruzione, non l’evoluzione.

Dirà  padre Bonifazio Finetti che la riduzione dell’uomo a bestia evoluta è frutto unicamente di una “fecondissima immaginativa” sostenuta, sciaguratamente, da una “ingegnosa e seduttrice eloquenza”. Nulla di più! La Creazione da parte di Dio del Cosmo, della vita, di ogni singola specie e dell’uomo è verità non attaccabile dalla scienza sperimentale, come insegna il grande scienziato lord W. T. Kelvin.

Come dimostrato, il darwinismo non è altro che un’ipotesi (peraltro poco credibile) indimostrabile. Certo, neanche Genesi è sperimentalmente dimostrabile, ma fra lo Spirito Santo e Darwin non vi è proporzione. Solo uno stolto potrebbe chiamare bugiardo Dio per credere ad un naturalista fantasioso.

Noi concordiamo con il Principe degli Illuministi, sospetto di tutto tranne che di partigianeria cattolica, nell’affermare che Dio “ha dato a ogni elemento, a ogni specie, a ogni genere la sua forma, il suo posto e le sue funzioni” (Voltaire) sicché “nulla di ciò che vegeta e di ciò che è animato è mutato; tutte le specie sono rimaste invariabilmente le stesse” (Voltaire). Mantenendosi al comune buon senso, come si può seriamente rifiutare l’idea che tutte le specie sono invariabilmente le stesse e che sono create da Dio17?

I meccanismi evolutivi descritti da Darwin riguardano le qualità  individuali e non le proprietà specifiche. L’esperienza e la ragione ci dicono l’impossibilità della generazione spontanea e della speciazione. All’interno, invece, d’una stessa specie si riconoscono mutazioni genetiche riguardanti non la forma specifica ma le qualità individuali, ovvero si può riconoscere la microevoluzione all’origine delle razze. Da tempo immemore l’uomo “crea” nuove razze utili ai propri fini attraverso selezioni e accoppiamenti mirati, lo stesso avviene in natura attraverso il caso e la selezione naturale. Mai, però, nacque e mai nascerà uomo da scimmia o gallina da anatra. Il darwinismo ripugna a tal punto la ragione che ben pochi, scrive Voltaire, sono disposti in cuor loro a credere “di discendere da un rombo o da un merluzzo” (Voltaire).

A chi si accosta alle ipotesi evoluzioniste succede qualcosa di simile a ciò che capita a coloro che leggono degli avvincenti romanzi e li scambiano per storie vere. Il darwinismo non è scienza bensì ideologia e mitologia, niente più che un sagacious romance. Parafrasando Nanotte: un dì si scrivevano romanzi di galanteria, oggi se ne fanno di storia naturale e tale è la letteratura evoluzionista.

Baldasseriensis

Quando si tratta di fare il bene, di respingere o di combattere gli errori, mettete la vostra confidenza in Gesù e Maria, e allora sarete pronti a calpestare il rispetto umano e a subire anche il martirio.

S. Giovanni Bosco

Le note e il continuo sull'edizione cartacea.