Cinquantesimo della fondazione di “sì sì no no”

Quest’anno ricorre il cinquantesimo di “sì sì no no”. Pensiamo di far cosa gradita ai nostri nuovi aggregati raccontando brevemente l’inizio e la figura del fondatore.

A Salerno don Francesco Putti, nei primi anni Sessanta, nello svolgere il suo ministero, ebbe modo di conoscere e dirigere spiritualmente delle giovani laureate e studentesse universitarie.

Alcune di esse pensavano già alla vocazione. Dopo matura riflessione ritenne di fondare una Comunità religiosa.

Don Putti pensò a un Cenacolo di Suore che aiutassero i Sacerdoti. Infatti, egli aveva costatato che molte defezioni di Sacerdoti erano dovute anche alla mancanza di aiuto da parte dei fedeli. Perciò, le Suore avrebbero potuto e dovuto ovviare a questa mancanza. Da quest’idea sarebbero nate le Suore Discepole del Cenacolo.

Il loro carisma sarebbe stato quello di offrire al Signore la loro vita di preghiera per aiutare spiritualmente i Sacerdoti a essere migliori.

Don Francesco Putti era intimamente convinto che se ogni Sacerdote avesse avuto vicina un’altra persona che vivesse di preghiera e di sacrificio per lui e per il suo apostolato, sicuramente la sua vita spirituale sarebbe stata migliore.

Nel 1968 le incomprensioni sorte con il Vescovo di Salerno costrinsero don Francesco Putti e le sue Suore, che erano cresciute di numero, ad abbandonare la Diocesi e a recarsi nei pressi di Roma. Si stabilirono prima a Grottaferrata, ove rimasero per un anno; poi si recarono a Frascati, per due anni circa, dove don Francesco ottenne dal cardinal Alfredo Ottaviani una bella dimora, accanto alla colonia per le orfanelle del cardinal Borgoncini-Duca. Infine, don Francesco ebbe in affitto, per un canone simbolico, la tenuta dei padri Stimmatini sita a Grottaferrata, sulla via Anagnina, dove la Comunità delle Suore si trasferì nel 1971 e dove rimase sino al 1983, quando gli Stimmatini preferirono cedere tutto al proprietario del vicino ristorante.

 Don Francesco sentiva che la sua fine stava avvicinandosi (21 dicembre 1984) e volle affrettare l’ultimo definitivo trasferimento in via Madonna degli Angeli (ove si dice che fosse passato san Francesco d’Assisi) a Velletri e dove le Suore Discepole del Cenacolo si trovano ancora oggi.

Don Francesco, che aveva iniziato a esercitare il suo apostolato sacerdotale a Roma nel 1958, quando era ancora vivo Pio XII, dal 1968 al 1984 la ritrovò profondamente mutata e non in meglio. I Pontificati di Roncalli e Montini avevano stravolto il volto dell’ambiente ecclesiale.

Monsignor Francesco Spadafora commenta nel suo libro “Araldo della Fede cattolica”: «La crisi non tardò a manifestarsi e a concretizzarsi ovunque e in tutti i campi… esattamente come il Concilio Vaticano II non aveva lasciato in pace nessun punto della dottrina della Chiesa.

È in questo stato che don Francesco, rientrando dalla Diocesi di Salerno, non ancora investita dalla bufera postconciliare, ritrovava la sua Roma» (Araldo della Fede cattolica. Sacerdote don Francesco Maria Putti fondatore di “sì sì no no”, (1909 – 1984), p. 148).

Don Francesco era ben vaccinato contro il virus modernista e conciliare grazie 1°) alla sua Fede viva e vissuta. Infatti, la sola conoscenza della Teologia sarebbe stata insufficiente, in una tempesta così terribile; 2°) al suo carattere lineare e forte; 3°) alla sua nascita e origine romana: tutti elementi che lo aiutavano e non poco a far fronte alla marea montante del modernismo.

Infatti, dalla sua nascita romana egli portava con sé un grande attaccamento al Papato, ma anche la conoscenza e la pratica degli ambienti curiali vaticani.

Sua madre era figlia di un avvocato rotale e gli aveva trasmesso una grande Fede vivificata dalla Carità ma gli aveva anche insegnato a distinguere, senza contrapporre, la Chiesa e gli uomini di Chiesa, che con la loro natura umana, ferita dal peccato originale, possono oscurare la luce della Chiesa.

Don Francesco aveva conosciuto sin da piccolo molti prelati che poi sarebbero diventati cardinali e Papi. Conosceva quelli buoni e ottimi ma anche quelli mediocri e pessimi. Insomma, aveva sperimentato la verità teorica che i Pastori sono uomini e non Dei.

Tutto ciò lo portò a trattare con i superiori con deferenza ed educazione ma anche con “la santa libertà dei figli di Dio”.

Questa sua mentalità traspare chiaramente nella sua redazione delle “Norme di vita” scritte per le sue “Discepole del Cenacolo”. In esse si legge: «Le consorelle che hanno l’autorità di comando: 1°) si rammentino che rappresentano Dio; quindi, devono fare gli interessi di Dio; […] 2°) si rammentino che Gesù disse a san Pietro: “Pasci il MIO gregge”; perciò considerino le anime pecorelle di Dio e soggette per la gloria di Dio e non pecorelle proprie e soggette per la propria soddisfazione. Gesù, infatti, non disse pasci il TUO gregge».

Allo zelo pastorale di don Putti, tuttavia, non poteva bastare che solo la propria fede e quella delle proprie figlie fossero al sicuro dalle insidie del neo-modernismo.

Egli, dopo aver meditato sullo sfacelo prodotto in ambiente ecclesiale dal Vaticano II, si convinse profondamente della necessità di offrire ai sacerdoti e ai fedeli ancora legati alla Tradizione della Chiesa un antidoto che li aiutasse a preservarsi dal morso del modernismo.

Fu così che nacque sì sì no no.

I temi sviscerati dal glorioso quindicinale antimodernista erano soprattutto dogmatici, morali, esegetici. «Don Putti avrebbe desiderato dare anche maggiore spazio alle questioni di dottrina sociale, ma il timore di scivolare su questioni opinabili e contingenti, come quelle della “politica corrente” o “partitica parlamentare”, lo rese guardingo e restio ad affrontare questa problematica. Infatti, egli non voleva dividere ulteriormente la rimanente piccola pattuglia antimodernista su questioni di politica corrente».

Don Francesco aveva già cercato, in anticipo e con cura, degni e valenti collaboratori al suo progetto. Nel 1974 presso le Catacombe di San Sebastiano in Roma si tenne una riunione cui parteciparono l’esegeta padre Bonaventura Mariani, padre Cinelli domenicano, padre Antonio Coccia francescano conventuale, mons. Zedda e mons. Francesco Spadafora, in seguito si aggiunsero altri valenti collaboratori. Si decise così la fondazione di “sì sì no no”.

Il 15 gennaio 1975 uscì il primo numero di sì sì no no  con il titolo in prima pagina di “Corrente e controcorrente”. In esso don Putti scriveva: «Il compito ingrato che la nostra pubblicazione si assume è quello di andare controcorrente e di aiutare ad andare controcorrente non per gusto, ma perché per seguire il bene, è oggi più che mai necessario andare controcorrente.

La nostra pubblicazione, perciò, diffonderà idee chiare dicendo “sì” a quanto è conforme alla Fede cattolica […] e dicendo “no” senza mezzi termini a quanto pretende di soppiantarla. Seguirà il binario della Verità, anche se doloroso. Non terrà alcun conto di qualifiche e di poteri; non cercherà di farsi amici né temerà i nemici. Non riporterà nulla che non sia suffragato da fatti e da documentazione. Non si interesserà di politica, salvo quegli argomenti che invadano o toccano il campo della Religione o della morale. Godrà della più ampia libertà di parola, perché è una pubblicazione completamente indipendente, che non ha scopi di speculazione o altre ambizioni umane».

Per i primi cinque anni sì sì no no usciva ogni mese ed era stampato dalla Tipografia delle Arti Grafiche Pedanesi. Tuttavia, con il 1980 sì sì no no divenne quindicinale, mutò in meglio la veste grafica e il formato; infine, il quindicinale veniva prodotto e sfornato interamente dalle Suore Discepole del Cenacolo, che continuano ancora oggi l’opera del loro Fondatore.  

Molti Sacerdoti, sbandati dalle vicende del Vaticano II, sollecitavano numerosi il sussidio che avrebbe potuto offrire loro la rivista quindicinale sì sì no no.

Monsignor Spadafora (il più valido e fedele collaboratore di sì sì no no) concludeva nel suo libro “Araldo della Fede cattolica”: «E sì sì no no prosegue ancor oggi fedelmente, con tutte le sue forze, la sua battaglia… per debellare il modernismo» (cit., p. 169).

Preghiamo la Madonna, che ha debellato sempre tutte le eresie, di voler aiutare le Discepole del Cenacolo a continuare la buona battaglia contro il modernismo, che mai come oggi ha mostrato il suo volto anticristiano e persino demoniaco.

Padre Pio, direttore spirituale di don Putti e delle prime Discepole del Cenacolo, stenda potente la sua mano a difendere un’opera che con mezzi tanto modesti ha fatto molto bene a parecchie anime disorientate dalla tempesta conciliare.

Petrus

 

Fa’ che non turbi l’anima tua il triste spettacolo dell'ingiustizia umana; anche questa nell’economia delle cose ha il suo valore. È su di essa che vedrai sorgere un giorno l’immancabile trionfo della giustizia divina.

San padre Pio capp.