L’apostolo di oggi

Oggi si tratta di portare la fede a un mondo incredulo e indifferente, anzi nemico dichiarato di Cristo e della sua Chiesa. Da decenni, se sui carabinieri (che meritano molto rispetto!) si raccontano ancora barzellette, sui preti neppure quelle si raccontano, tanto molti di loro sono diventati insignificanti ai più per la loro rinuncia e mancanza di identità; “In fondo chi è un prete? Ma chi lo sa? Lo sanno loro medesimi?”.

Allora occorre scuotere quel mondo e proporre con autorevolezza le ragioni per credere, a partire dall’ inizio, dalle fondamenta.

Da un punto di vista si deve sempre partire: ogni uomo è un cercatore del senso della vita, del dolore e della morte. Anche quando l’uomo è sazio o disperato, anche quando sembra avere messo a tacere ogni domanda profonda, ritenendola priva di ogni risposta possibile, tuttavia anche l’uomo “tecnologicus” del terzo millennio, nel suo intimo continua ad interrogarsi.

Così l’apostolo di oggi, esperto dell’uomo e testimone di Dio, fa l’annunzio e la catechesi della fede, in cui partendo dall’uomo che si interroga (ed è una grande questione “magna quaestio factus sum mihi”, aveva scritto s. Agostino d’Ippona, ed è sempre vero), conduce ogni uomo a Gesù Cristo, il Dio incarnato, Maestro e Amico, sofferente, morto sulla croce e risorto il terzo giorno, datore della vita nuova, della Grazia santificante, come risposta adeguata e definitiva ad ogni problema dell’uomo, della società, del mondo: “Solutio omnium difficultatum Christus est”, come aveva scritto Tertulliano.

L’apostolo di oggi, con il linguaggio semplice e denso, non pietistico e solo devozionale, con un discorso che abbia dignità di cultura, autorevolezza di Verità e passione di amore, richiama l’uomo a pensare, a chiedersi: “Ma tu, uomo, chi sei? Da dove vieni? Tu dove vai? Perché vivere, perché soffrire, perché morire?”. E ancora: “Dove sta il bene, dove sta il male? Dove sta la gioia, dove sta la vita vera?”.

Il discorso dell’apostolo d’oggi si fa accorato: “O uomini del mio tempo, o amici, o fratelli miei, qui si tratta della vostra esistenza, della vostra vita. Ma potete voi dire che non vi interessa la vostra vita, che volete buttare la vita, l’unica vita che avete? Ma, come potete pensare che la vita termina corrosa dai vermi nel sepolcro? Come potete rassegnarvi a godere soltanto dei piccoli poveri piaceri che passano subito, come una sigaretta fumata, una tazzina di caffè bevuta? Come potete non cercare la gioia, la vita che la Chiesa vi annunzia come eterna e totale? E se fosse vero che quel Cristo che noi annunciamo da duemila anni, è Lui l’unico Salvatore del mondo, l’unico datore di gioia, di vita?”.

L’apostolo di oggi parli come sacerdote dal pulpito a nome di Dio, operi nella famiglia, nella scuola, nell’università, nella medicina e nella giustizia, nella officina e nei campi, in qualsiasi professione ed ambiente; presenti il Cristo vero, bellissimo, affascinante, grande e sublime, la Realtà più alta che esiste sulla terra e nei cieli. Non come narrasse una favola ai bambini buoni – la fabula Christi – non come se presentasse un Gesù da nanerottoli.  

Quando l’apostolo di oggi parla di Cristo, faccia sentire che lui con il suo Cristo tiene un rapporto vivo e tenerissimo, che gli dà del tu (“un tutoyer de Dieu” egli deve essere!) e che Cristo lo ispira e lo guida a conquistare le anime a Lui: sì, l’apostolo è un conquistatore di anime a Cristo, o meglio, collabora con Cristo alla conquista delle anime. I piccoli e gli umili possono essere i primi a capire, non i primi ad allontanarsi, perché non possono capire, ma i grandi, i dotti, i potenti con un fondo di onestà, si sentano interpellati ad ascoltarlo, così come ascoltavano gli apostoli, Pietro, Paolo, Giovanni, la cui parola era vera, appassionata di amore a Gesù e ai fratelli da strappare alla perdizione eterna.

A un apostolo così, possono arrivare gli insulti più terribili, perché il maligno, attraverso i suoi adepti, sputa veleno e fuoco su di lui che gli sottrae le anime, fino a liberare certi uomini di Chiesa da quella sudditanza alle tenebre che dura da troppi anni. Anche illustri uomini di potere e di cultura sono attratti davanti ad un annunzio del Cristo così umano e divino che compie l’autentico apostolo di oggi.

È un’impresa immane quella dell’apostolo di oggi. La prima volta, circa duemila anni fa, partirono in dodici – Gesù li aveva chiamati affinché stessero con Lui e poi andassero ad annunziare al mondo (Mc. 3, 13). Partirono in dodici e conquistarono il mondo a Cristo. Oggi, siamo molto più di dodici, ma dobbiamo essere veri, ardenti e audaci come e più dei dodici dell’antico e sempre giovane inizio. “Essi parlavano e Dio apriva i cuori” – racconta il libro degli Atti degli Apostoli, che è come il quinto Vangelo. Gesù l’aveva detto: “Nessuno viene a Me, se il Padre non l’attira” (Gv. 6, 44).

Per questo, l’apostolo di oggi sa di dover meritare ai suoi fratelli questa grazia immensa di essere attratti a Gesù, mediante la preghiera e l’offerta continua di sé, della sua vita e del suo sacrificio unito sempre di più al Sacrificio di Gesù sul Calvario e sull’altare – la Santa Messa – innalzato al Padre in modo perenne. L’apostolo di oggi non è solo orante, ma è fatto preghiera (“non orans, sed oratio factus” come san Francesco d’Assisi). L’apostolo di oggi è l’uomo del santo Sacrificio della Messa (“la preghiera chiede, la Messa ottiene”, diceva san padre Pio) e del Rosario alla Madonna.

L’apostolo di oggi, vero, autentico, ardente, collaborando con Gesù, in fondo l’unico apostolo del Padre, sa di essere capace, grazie a Gesù, di convertire le anime – e le vuole convertire a Gesù e alla Chiesa cattolica, senza paura di essere accusato di “fare proselitismo”. Si accosta alle anime con delicato rispetto, ma con “il ritrovato gusto di convincere, di convertire” per usare le parole di André Fossard (1915–1995), l’illustre editorialista francese, convertito a Gesù, quasi folgorato da Lui, come narra nel libro “Dio esiste, io l’ho incontrato”.

Il ritorno a Gesù da parte di molti fratelli sarà anche frequente, frequentissimo, per l’opera dell’apostolo di oggi, il quale dovrà sempre riconoscere, con la faccia a terra: “Non è merito mio, è la Madonna che compie tutto. La mia forza è il santo Sacrificio della Messa e il Rosario. La mia unica sicurezza mi viene dai piccoli, dai bambini, dai poveri, dai sofferenti nel corpo e nello spirito, i quali pregano la Madonna e offrono la vita per il Regno di Dio, per strappare le anime a satana e per evitare a tutti i costi l’inferno, che esiste, ed è eterno e, purtroppo non è vuoto”.

L’apostolo di oggi non ha paura di parlare chiaro e di contraddire: “Vescovi e sacerdoti, date a tutti a qualsiasi ora del giorno, la possibilità di confessarsi. Raccomandate la confessione frequente e regolare. Moltiplicate le Messe (invece di diminuirle con la concelebrazione o celebrando solo di domenica!), per i vivi e per i defunti. Senza la S. Messa vengono a mancare le grazie indispensabili ai vivi e ai defunti. Siate padri e maestri delle anime. Ascoltate voi per primi la voce di Gesù Cristo. Aiutateci a salvarci l’anima e andare in Paradiso”. Ciò è tutto.

Insurgens