Italia alla deriva

Non disponiamo di prove inoppugnabili, tali da consentirci di ritenere con certezza che la pandemia globale in corso sia stata intenzionalmente indotta da ben precise e identificate centrali di potere; pur tuttavia, siamo profondamente persuasi (e crediamo di poter affermare senza tema di smentita) che la fulminea e apparentemente non prevista diffusione del coronavirus, condannando alla reclusione coatta i felici e svagati abitatori delle “società aperte” e determinando soprattutto un considerevole decremento della popolazione mondiale, abbia offerto agli occulti tutori del disordine costituito, lo strumento più acconcio per accelerare la realizzazione dei loro piani distruttivi.

Distogliendo lo sguardo dagli inquieti e inquietanti scenari del mondo presente, che intensificano la disarticolazione delle residue e labili entità nazionali sotto la ferrea supervisione di un oscuro e invadente potere tecnocratico, intendiamo volgere l’attenzione sulle vicende meschine (ma pur sempre rivelatrici) del politicantismo nostrano; l’indubbia pochezza morale e intellettuale dei suoi protagonisti, rispecchiando perfettamente la supina volontà di assecondare la tendenza suaccennata, si presta ulteriormente a favorirne la pronta e tempestiva attuazione.

Come è noto, alla dilettantesca superficialità con la quale nel febbraio scorso il governo “italiano” imputava i timori di un possibile coinvolgimento della penisola nel letale contagio proveniente dalla Cina, ha fatto seguito l’adozione dei provvedimenti che decretavano gli arresti domiciliari per i suoi abitanti e l’obbligo conseguente di attenersi alle prescrizioni di una rigorosa quarantena.

Se tali misure si sono rese necessarie a fronte dell’imperversare di una calamità che in un breve arco temporale ha provocato un notevole numero di ricoveri e di decessi, si devono avanzare gravi e sostanziali riserve circa lo spirito della loro concreta applicazione.

Infatti, le sole eccezioni previste in deroga alla forzata cattività di individui soggiogati dal gregarismo dell’uniforme e artificiale mondo democratico, contemplavano la possibilità di uscire di casa con apposite mascherine protettive per esigenze di lavoro o di approvvigionamento.

Nel decreto contenente le predette disposizioni, si fa scandalosamente obbligo ai cattolici di astenersi, sotto pena di ammenda, dal beneficiare dei Sacramenti e di assistere alla S. Messa, sia pure in ottemperanza alle norme precauzionali imposte dalla particolare situazione.

Al ripugnante laicismo di siffatta disposizione, si affianca, in speculare convergenza di propositi e di intenti, la posizione ora conciliativa, ora fintamente scandalizzata della “Chiesa in uscita” che, in questi tragici mesi, sta desolatamente assumendo il volto di una “Chiesa virtuale”, pronta a farsi interprete e portavoce degli umori del secolo, di cui è fedele riflesso. 

L’invocato intervento di poliziotti e carabinieri per imporre l’interruzione delle funzioni liturgiche svoltesi in presenza di fedeli laici, la comminazione di pesanti multe a carico di quanti  hanno  anteposto l’osservanza della Legge Divina alla sequela di arbitrari divieti demo-oligarchici, denotano i preliminari della volontà persecutoria di un governo massonico, ben disposto a calare un velo di pudico silenzio sulle ventilate “e non infondate” ipotesi di una responsabilità del tirannico regime comunista di Pechino, in merito alla incontrollata diffusione del covid 19.

A rendere ancor più grottesco il quadro sommariamente delineato, si aggiunga che, in previsione della imminente riapertura delle Chiese ai laici e in diabolico spregio alla sacralità del Rito che dovrebbe celebrarvisi, i Soloni odierni, confortati dalla pseudo scientifica altezzosità di una commissione di “esperti” (in che cosa?), hanno disposto che i sacerdoti, al fine di prevenire i pericoli del contagio, debbano munirsi di guanti e pinzette nel distribuire le Sacre Particole.

Giovandosi dell’autorevole parere dei loro sofi, essi hanno per altro certificato che, anche dopo il 18 maggio, la partecipazione alle funzioni religiose potrebbe rappresentare un grave rischio per gli ultra sessantenni.

Dinanzi alla impudente profanazione della Fede, e alle complici reticenze di chi, per la dignità dell’alto ufficio ricoperto, avrebbe dovuto opporsi, non sarebbe inopportuno meditare sulle conseguenze che si sarebbero determinate, se con simili provvedimenti restrittivi e vessatori si fossero applicati in danno delle libertà dei frequentatori di moschee e sinagoghe.

Assoggettata la Chiesa ad un sistema che rappresenta la più recisa negazione dei valori dello spirito, il governo, abile nello stilare decreti e decretini e prono ai dettami della cupola capital-massonica, rinsalda l’aggiogamento della colonia Italia ai prestiti usurai dei mercanti di Maastricht; e, per ricompensarne la non disinteressata generosità, incoraggia massicci sbarchi di immigrati (evidentemente immuni dal virus?) e regolarizza la precaria posizione di centinaia di migliaia di clandestini, compromettendo la situazione di non pochi italiani, costretti ad abbandonare il proprio lavoro quotidiano.

Alla soluzione di questo problema non può certo giovare la scriteriata erogazione di denaro pubblico: tale demagogia, rafforzando il parassitismo congenito ai regimi tarati dalla corruzione elettoralistica, raffigura lo squallido destino di un paese, che ha rinunciato dal termine della seconda guerra mondiale a pensarsi come nazione dotata di una forte identità religiosa e culturale e che si compiace di annichilirsi nella corsa frenetica e suicidaria allo sradicamento universale.

Tralasciando lo sfacelo della amministrazione giudiziaria e la sua resa alle forze del crimine organizzato, sarà bene riservare un rapido cenno al breve documento che reca la firma dell’attuale ministro della pubblica istruzione e che contiene le indicazioni, invero  generiche e imprecise, relative alla conclusione del corrente anno scolastico.

Lo stato comatoso della scuola traspare nitidamente nelle sue ambigue e contorte asserzioni che, attestando una disinvolta ignoranza del principio di non-contraddizione, suggeriscono ai docenti di astenersi da valutazioni di comodo e al contempo garantiscono ai discenti che “nessuno sarà lasciato indietro”; insomma, per quel che può valere la fantasiosa logica ministeriale, anche i bocciati saranno promossi!

In base alle considerazioni, fin qui proposte, appare evidente che l’auspicata “ripartenza dell’economia”, affiorante nel vuoto cicaleccio democratico, si profila come sterile ed unilaterale palliativo, additato da quanti non possono o non vogliono riconoscere la gravità della crisi e la necessità di affrontarla e risolverla in termini spirituali.

La perentoria alternativa posta dal Vangelo tra l’adorazione di Dio e l’assorbimento a mammona, riguarda il destino più profondo degli uomini e delle nazioni;  e nella consapevolezza del dovere di rinascere dall’alto, solennemente dichiarato da Gesù a Nicodemo, è racchiusa la via necessaria per sottrarsi ai torbidi sviamenti di una laicità, prigioniera della sua arrogante è falsa autosufficienza.

Cruce signatus