I VIRUS DELLA DEMOCRAZIA

“L’indifferentismo è l’ateismo meno il nome”. In tali termini concisi e chiarificatori, che palesano la cristallina limpidezza di un pensiero non suscettibile di forzature o travisamenti, ebbe ad esprimersi Leone XIII nella Enciclica  Immortale Dei del 1 novembre 1885 : egli  che, pur animato dalla volontà di perseguire un modus vivendi tra i  cattolici francesi e il governo anticlericale della terza Repubblica  vigente oltralpe verso la fine dell’Ottocento, ricusò fermamente di stemperare la perentorietà dei principi soprannaturali in accorte e spregiudicate transazioni con i poteri mondani ad essi avversi.

 La succitata asserzione, richiamando verità oggi accuratamente sottaciute (ma pur sempre appartenenti al Magistero autorevole della Chiesa), offre una prospettiva esemplare per la comprensione dello spirito essenzialmente ateistico rinvenibile nei capisaldi costituzionali e nelle attuazioni legislative dei regimi che, dopo la seconda guerra mondiale, confluirono nell’ assetto geopolitico monopolizzato dagli USA.

È facile constatare come le speranze e le attese coltivate da miopi ambienti conservatori, propensi ad additare le democrazie occidentali come i sistemi capaci di arginare la violenta offensiva politica e propagandistica del comunismo, non abbiano tardato a rivelarsi totalmente sprovviste di qualsiasi plausibilità.

A prevenire siffatti equivoci, sarebbe bastato rammentare che il comunismo convoglia, sviluppa ed amplifica le perniciose virtualità presenti nel laicismo liberaldemocratico, assertore di una forzata privatizzazione della religione e disposto a “tollerare” un cattolicesimo che, abdicando alla propria natura di Fede divinamente rivelata , si acconci ad avallarne l’opera degradante e disanimatrice.

Rilevando la totale erroneità delle premesse soggettivistiche e agnostiche del liberalismo, Leone XIII, nell’ Enciclica sopra ricordata, ne evidenziava l’essenza antireligiosa in termini che, ai fini del nostro discorso, sarà opportuno riportare parzialmente.

In un contesto sociale uniformato e degradato da una obbligatoria professione di laicità: “di autorità divina non si parla, come se Dio non esistesse, o non avesse provvidenza alcuna dell’umana famiglia, o non si avessero negli individui nella società alcun obbligo verso Iddio, ovvero come se potesse darsi sovranità, la quale non riconoscesse da Dio stesso la sua origine, la sua forza, la sua autorità”.

Dubitiamo che demo-clericali e catto-laici, pertinacemente dediti alla difesa d’ufficio del neomodernismo deuterovaticano e della Costituzione repubblicana del 1948, potranno sentirsi scossi dalle inequivocabili parole di un Papa premurosamente solerte nel rivendicare la purezza della Fede contro le forze sataniche, decise (allora come oggi) a scalzarne il fuoco purificatore e a cancellarne financo la memoria.

Ad una considerazione autenticamente cattolica, sgombra dalla sudditanza ai presuntuosi idola temporis, si delinea nitidamente la validità  indeclinabile delle reiterate condanne pontificie del sistema liberale, corrosivo delle specificità nazionali e risoluto a comprimerle nella stagnante uniformità del super-capitalismo apolide.

I mali accennati, emblematicamente rappresentativi dell’apostasia del mondo moderno / contemporaneo, sono ben visibili e attivi nel contesto di desolante miseria spirituale della nostra penisola, sulla quale incombono da diversi giorni i timori del contagio provocato dalla rapida (e apparentemente imprevista) irruzione del letale “coronavirus” , che ha mietuto e sta mietendo migliaia di vittime in tutti i continenti.

I pavidi e servili governanti democratici, prezzolati da un potere usuraio perseguente lo stravolgimento dell’ordine morale e la neutralizzazione della Fede che ne costituisce il supremo presidio, reputano di poter esorcizzare l’epidemia in atto con stucchevoli appelli ai pretesi effetti taumaturgici della scienza o con monotone esortazioni ad una vaga solidarietà che, essendo totalmente estranea al proposito di rettificare la vita politica e civile alla luce della Redenzione operata dal Cristo, si riduce  ad un pietoso flatus vocis.

Costoro, dissennatamente dimentichi o ignari del sacro dovere di rendere un culto pubblico al Verbo Incarnato, Re delle nazioni, non sanno (o fingono di non sapere) che alle sorti del mondo presiedono i disegni provvidenziali e insondabili della Divina Sapienza; e che, in conformità agli insegnamenti della Santa Chiesa, Dio, sommamente misericordioso e giusto punisce su questa terra le colpe commesse dalle società umane.

Ma tali verità, tanto scomode, quanto disattese, sono rigorosamente occultate dal profluvio di chiacchiere melense diffuse dai media, scopertamente complici dei piani oscuri del mondialismo giudaico-massonico.

Fomite di una putrida e aberrante laicizzazione, la democrazia ha sfacciatamente conferito una patina di perbenistica rispettabilità al nefando crimine dell’aborto e ai falsi diritti accampati da una coscienza, resasi colpevolmente estranea ai Comandamenti del suo Legislatore e Giudice.

In considerazione della torbida Babele di mistificazioni e di inganni ingegnosamente orditi dai disparati adepti della inimica vis, non esitiamo perciò ad affermare - a scorno dei loro vani e vacui blateramenti - che  l’imperversante propagazione del coronavirus, è ravvisabile come un vero castigo divino, con il quale il Signore della storia intende richiamare i singoli e le nazioni non solo e non tanto all’osservanza di prescrizioni medico-sanitarie, quanto piuttosto alla necessità di una salutare e imprescindibile conversione. Questa prioritaria esigenza è evidentemente aliena alle cure degli odierni pastori della Chiesa; essi, sulla scorta di esplicite dichiarazioni di Bergoglio, si sono scandalosamente accodati alle deliberazioni di un decreto governativo che, pur lasciando aperte le chiese, prevede la sospensione sine die delle funzioni liturgiche e l’applicazione di misure detentive per i fedeli che ardiscano recarvisi, nella speranza di trovare sacerdoti solleciti della salus animarum.

Senza dubbio, la ragione ultima della spaventosa apostasia che sconquassa la Barca di Pietro, è data dal moltiplicarsi delle profanazioni eucaristiche e dalla permissiva tolleranza per la sacrilega consuetudine della “Comunione sulla mano”, che sottende una colpevole minimizzazione (se non negazione) del Dogma della Presenza Reale del Figlio di Dio sotto le specie consacrate.

Se – come ammoniva Padre Pio – nei disegni dell’Altissimo i castighi suppongono la speranza nel ravvedimento di coloro cui sono inflitti, possiamo e dobbiamo affidarci con filiale fiducia alla protezione di Maria Santissima, Mater Divinae Gratiae, perché affretti il compimento del Regno promesso dal Divin Salvatore.

 Crucesignatus