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Categoria: Anno 2012

sedevacantismo mitigato - Ovvero la “tesi di cassiciacum”

Molti lettori ci hanno scritto chiedendo delucidazioni a proposito del “sedevacantismo mitigato” formulata dal noto teologo domenicano Michel Louis Guérard des Lauriers, secondo cui i Papi conciliari e post-conciliari sarebbero tali materialmente e non formalmente, ossia solo in potenza, ma non in atto. Questo tentativo del padre domenicano di risolvere il problema della “non obbedienza” all’ Autorità senza incitare alla rivolta contro il Magistero e senza annullare la Chiesa gerarchica ha portato alla formulazione della cosiddetta “Tesi di Cassiciacum”. Pur ammirando lo sforzo del domenicano francese, a noi questa Tesi non sembra corrispondere alla realtà dei fatti, come cercheremo di dimostrare nella seguente breve risposta ai quesiti dei nostri lettori.


 

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Innanzi tutto bisogna distinguere l’Apostolicità materiale/formale dalla questione del Papa materiale/formale. Infatti qualcuno tende a confonderle.

Per quanto riguarda l’ Apostolicità, essa è materiale se il Vescovo attuale o in questione discende ininterrottamente dagli Apostoli, ma non ha ricevuto la Giurisdizione dal successore di Pietro, che è il Romano Pontefice. Tali sono i Vescovi scismatici “ortodossi”.

L’Apostolicità, invece, è formale se il Vescovo attuale o in questione è successore degli Apostoli cum Petro et sub Petro, come lo sono i Vescovi cattolici, che ricevono la Giurisdizione dal Papa e sono in comunione con lui.

Queste sono nozioni di semplice ecclesiologia e non riguardano direttamente la “Tesi di Cassiciacum”, ma aiutano a capirla.

Secondo la “Tesi di Cassiciacum”, il Papa è formale o in atto se è veramente Papa (da S. Pietro a Giovanni XXIII), mentre lo è materialmente o in potenza, se non è ancora Papa in atto, però lo può diventare come chi è stato eletto Papa, ma non ha ancora accettato l’elezione. Ora, secondo la “Tesi di Cassiciacum”,  da Paolo VI sino a Giovanni Paolo II saremmo in questa seconda situazione.

Per quanto riguarda Benedetto XVI c’è di più: essendo stato consacrato Vescovo con il nuovo Rituale riformato da Paolo VI, egli – sempre secondo la “Tesi di Cassiciacum” – non sarebbe stato validamente consacrato e quindi non sarebbe né Papa né Vescovo.

Il Papa, però, ha il potere di Giurisdizione non appena è eletto ed accetta l’elezione e se non è Vescovo deve farsi consacrare tale perché il Papa è il Vescovo di Roma. Benedetto XVI ritiene (e giustamente) valide le consacrazioni fatte con il Rituale riformato di Paolo VI, il quale ha ripreso i Sacramentali cattolici greci del IV-V secolo con i quali son stati consacrati Vescovi S. Giovanni Crisostomo, S. Gregorio da Nissa, S. Gregorio da Nazanzio e San Basilio (tanto per nominare i più famosi).

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Quindi vi sono tre problemi distinti, che non vanno confusi per risolvere il problema del “sedevacantismo mitigato”: 1°) l’Apostolicità materiale/formale; 2°) il Papato materiale/formale; 3°) il potere di Ordine (Sacerdozio/Episcopato) e di Giurisdizione (potestà di governo su una Diocesi per il Vescovo, su tutto il mondo per il Papa).

Ora – secondo la “Tesi di Cassiciacum” – ci troveremmo davanti al caso di un  battezzato e sacerdote (Joseph Ratzinger), il quale, oltre alla volontà di non fare il bene della Chiesa che lo porta a non possedere in atto il potere di Giurisdizione, non accetterebbe neppure di essere ri-consacrato Vescovo, perché ritiene di esserlo già; il che lo porta a non possedere neppure il potere di Ordine episcopale e quindi a non essere Vescovo di Roma e cioè Papa.

Quindi secondo la “Tesi di Cassiciacum” Ratzinger non sarebbe Papa neppure materialmente (né quanto al potere di Giurisdizione né quanto al potere d’Ordine) poiché non accetta di essere riconsacrato Vescovo; al limite potrebbe essere chiamato Papa materialmente / materiale, analogamente all’ attrizione servilmente/servile. Padre M. L. Guérard des Lauriers lo chiama, molto francamente,  “un manichino di Papa”.