Anno 2011
Anno XXXVII N° 12
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CARATTERISTICA DELLA NUOVA DOTTRINA DEL VATICANO II: LA RELIGIONE DELL'UOMO
Una sola Chiesa e due dottrine
Nell'esecuzione della dottrina esposta – pastoralmente e non dogmaticamente – dal Concilio Vaticano II, lo sforzo di adattamento ha toccato non solo il modo di esporre la dottrina, ma la sostanza stessa della Rivelazione. Non si è mirato solo ad una esposizione più comprensibile a tutti della verità rivelata, ma si è tentato, per mezzo di un linguaggio ambiguo e sottile, di presentare una nuova dottrina, consona ai gusti dell'uomo contemporaneo.
Un’osservazione sia pur rapida dell’ambiente cattolico odierno porta alla convinzione che dopo il Concilio Vaticano II, è in vigore una nuova dottrina (“nova et non nove”) essenzialmente distinta da quella conosciuta prima del Sinodo del 1962-65 come l'unica dottrina dogmatica dell’unica Chiesa di Cristo[1].
Anno XXXVII N° 11
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Rosminianesimo contro tomismo
“Non si può negare che l’oscuro sistema rosminiano (almeno nella sua oggettiva espressione) presti il fianco all’accusa di Ontologismo, […]. La Chiesa ha condannato esplicitamente l’Ontologismo riassunto in 7 proposizioni (Decreto del S. Uffizio del 1861; DB 1659 ss.) e in altre 40 proposizioni (Decreto del S. Uffizio del 1887; DB 1891 ss.) ha rigettato il pensiero rosminiano, di cui l’errore ontologico appare nelle prime sette, prese in se stesse […]. Teologicamente l’ontologismo è erroneo perché toglie il carattere soprannaturale alla visione intuitiva di Dio facendone un retaggio naturale della vita presente. Filosoficamente l’ontologismo, confondendo l’essere in generale con Dio, porta al Panteismo”: così nel 1957 il card. Pietro Parente riassumeva il giudizio della Chiesa sulla dottrina di Antonio Rosmini inquinata di ontologismo (Dizionario di Teologia Dommatica, Roma, Studium, 4a ed., 1957, p. 292).
Anno XXXVII N° 10
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LA SANTITÀ DELLA CHIESA
La santità costituisce una proprietà essenziale, una proprietà visibile o nota della Chiesa. È una verità di fede definita solennemente nel secondo Concilio ecumenico di Costantinopoli [1] ed è chiaramente di fede divina perché insegnata dalla Sacra Scrittura: “Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa… tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata”[2]. Pertanto l’insegnamento della Tradizione cattolica è stato così codificato nel Catechismo di San Pio X: “La Chiesa è santa perché santi sono stati Gesù Cristo, suo Capo invisibile, e lo Spirito Santo che la vivifica: perché in lei sono santi la dottrina, il sacrificio e i sacramenti e tutti sono chiamati a santificarsi: e perché molti realmente furono santi, e sono e saranno”[3].
Anno XXXVII N° 9
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O IL VERO “IO” O QUELLO FALSO
Ci rendiamo conto che il tema presente non è facile anche perché su di esso certi cristiani, anche buoni, vedono poco chiaro. Eppure il termine “io», assolutamente considerato, non significa affatto “egoismo” come, invece, si ritiene in generale. Perciò la famosa, ma non felice, affermazione di Pascal secondo cui «l’io è odioso» va rivolta esclusivamente contro l’«io» negativo o, più esattamente, contro l’egoismo che è, in primo luogo, la superbia da cui sorge ogni altro peccato[1]. Quindi l’egoismo, al suo grado massimo, è il luciferino orgoglio da cui nasce anche la negazione teoretico-etica, prima ancora che pratica, dell’autentica dignità della persona, cioè dell’ “io» vero, che Dio – l’assoluto infinito “Io» – ama sommamente, mentre condanna e maledice l’egoismo.
Anno XXXVII N° 8
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I VESCOVI NEO-MODERNISTI CHE FECERO IL CONCILIO VATICANO II
E L’ERMENEUTICA DELLA “CONTINUITÀ”
(2a puntata)
Josef Frings e il suo “peritus” Joseph Ratzinger
Nato il 6 febbraio 1887 a Neuss e morto il 17 dicembre 1978 a Colonia, fu cardinale arcivescovo di Colonia dal 1942 al 1969. Svolse un ruolo importante nel Concilio Vaticano II ed ebbe come consigliere il futuro papa Benedetto XVI.
Ordinato sacerdote a Colonia nel 1910, fu nominato il 1° maggio 1942 arcivescovo di Colonia, diocesi che governò fino al 1969. La sua consacrazione episcopale ebbe luogo nella cattedrale di Colonia il 21 giugno 1942 e gli fu conferita dal nunzio apostolico in Germania, l’ arcivescovo Cesare Orsenigo. Il 21 febbraio 1946 fu creato cardinale da Pio XII. Cardinale-prete, gli fu assegnata la chiesa di San Giovanni a Porta Latina. Dal 1945 al 1965 presiedette la Conferenza Episcopale Tedesca radunata regolarmente a Fulda. Morì il 17 dicembre 1978. Il suo successore nella sede di Colonia fu Joseph Höffner.
Anno XXXVII N° 7
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CONCILIO VATICANO II / IL DISCORSO MANCATO
Una “Supplica” inesaudita
Mons. Brunero Gherardini nel 2009 scrisse un libro molto interessante[1], in cui esprimeva le sue perplessità sulla continuità effettiva, e non solo dichiarata, tra la Tradizione apostolica e gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, per cui chiedeva al Papa, nella “Supplica” finale del suo libro, di togliere ogni ambiguità ai testi “contestati” del Concilio pastorale tramite l’intervento del suo Magistero dogmatico e impegnando l’infallibilità pontificia. Anche due vescovi, ossia due membri della ‘Chiesa Docente’, firmarono l’accorata “Supplica” al Papa.
Tre anni son passati, ma la risposta non è venuta. Si dialoga con tutti, nelle sinagoghe, nelle moschee, nei templi protestanti, ma ai cattolici, siano anche membri del “Collegio” episcopale, come si dice a partire dal Vaticano II, o valenti teologi che hanno insegnato per lustri nella “Università del Papa” (la Lateranense), non si dà neppure un cenno di ricezione del libro o della “Supplica”. Perciò mons. Gherardini nel suo ultimissimo libro Concilio Vaticano II/Il discorso mancato (Torino, Lindau, 2011[2]), dopo aver preso atto del “discorso mancato”, fa alcune riflessioni che sintetizzo nel presente articolo.