LA DISSOLUZIONE DELL’UOMO NEL MONDO E NELLA CHIESA

Schema introduttivo

Antonio Gramsci lavorò (1921-1937) all’espansione del pensiero rivoluzionario dagli anni Venti sino alla fine degli anni Trenta. Il suo studio è volto a far accettare intellettualmente, per manipolazione mentale (“entrismo”) e non con la forza, la filosofia del materialismo dialettico marxista. Gramsci voleva una “rivoluzione culturale”, ossia acquistare l’egemonia, il consenso e la direzione della società civile-culturale europea (penetrando nella scuola, stampa, editoria, magistratura, mass media). Solo dopo si sarebbe potuto pensare ad occupare il potere, il governo e il dominio dello Stato. Gramsci è il capostipite di tutte le correnti rivoluzionarie (Scuola di Francoforte, Strutturalismo francese) che cercheranno dopo di lui di operare lo sconvolgimento all’ interno dell’uomo singolo e non solo nella società

●Un autore che cercherà di rivoluzionare l’Europa anche religiosa (e non solo culturale come Gramsci) è Ernest Bloch (+1977), filosofo tedesco di origine israelitica, che negli anni Sessanta lavorerà a convertire i cattolici alla dialettica social-comunista tramite il dialogo, opponendo alla religione tradizionale o dogmatica (tesi), quella progressista (antitesi), per realizzare un messianismo terreno e immanentista o “cristian-socialismo” (sintesi). Purtroppo la sua strategia ha avuto successo con il Concilio Vaticano II, che si è messo a dialogare col mondo senza più volerlo convertire.

● Dagli anni Venti-Trenta sino agli anni Sessanta la “Scuola di Francoforte” (Adorno-Marcuse), tramite la droga, la psicanalisi, il pan-sessualismo, la moda e la musica pop tenta di rivoluzionare e annichilire (dalla Germania e dagli Usa) l’uomo stesso negli aspetti più profondi dell’anima e della personalità[1] (inclinazioni, intelletto e volontà) e non più solo la società culturale (Gramsci) o religiosa (Bloch).

● Intanto in Francia lo “Strutturalismo”, tra gli anni Quaranta e Sessanta (Sartre, Althusser, Levy-Strauss), cerca di abbrutire l’uomo, tramite la massificazione e la svalutazione della ragione umana, riprendendo, unite alla psicanalisi di Lacan (+1988), le teorie sensiste ed empiriste dei filosofi inglesi del XVIII secolo, secondo le quali l’uomo ha soltanto una conoscenza sensibile, come l’animale.

● Ai giorni nostri si cerca (Russel Kirk), di proporre una “rivoluzione conservatrice” rispetto a quelle “progressiste” di cui sopra, la quale consiste nel voler sposare il cattolicesimo col kantismo e sensismo anglosassone. Questa corrente in Europa si chiama teo-conservatorismo, dacché riprende le dottrine statunitensi neo-conservatrici e le vorrebbe trapiantare in Europa e a Roma. Tale tentativo, anche se meno radicale, è pur sempre contraddittorio e ripugnante. Vedremo il perché.

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La rivoluzione culturale: Gramsci o l’euro-comunismo

L’Euro-comunismo è il marxismo-leninismo applicato ai paesi “occidentali” o, meglio, europei e specialmente a quelli di forte tradizione cattolica. Infatti il comunismo non può affermarsi in un paese “occidentale” o, più esattamente, europeo o latino-americano e cattolico senza adottare variazioni tattiche e strategiche. Si badi, il comunismo è sempre lo stesso, muta solo le apparenze, per ingannare e farsi accettare dalla società civile-culturale prima e poi per prendere il governo o il potere politico e restarvi. Augusto Del Noce scriveva: “Non c’è altra via oltre la gramsciana, capace di portare i partiti comunisti al successo nei paesi occidentali[2]. Tutta la dottrina di Gramsci, infatti, è diretta alla ricerca di una tattica idonea a garantire l’accettazione e poi il successo del comunismo in Europa. Egli fu influenzato dal neo-idealismo italiano di Croce e soprattutto di Gentile, come ha dimostrato Del Noce, secondo il quale Gentile pensava ad un idealismo che superasse il marxismo ponendosi come dialettica marxista senza materialismo. Gramsci resta marxista e quindi materialista, però riduce il materialismo al minimo, a tutto vantaggio della dialettica, e ridimensiona il primato dell’economia su tutte le altre attività umane. “Le conseguenze [...] sono importantissime: il comunismo non deve cercare soltanto e anzitutto di impadronirsi dell’articolazione economico-polìtica (la struttura) della società, ma deve cercare [...] prima di imporsi e di prevalere in tutte le sovrastrutture culturali, giuridiche, artistiche, religiose, ecc., che non sono completamente riconducibili all’ economia”[3].

Gramsci distingue tra conquista dello Stato e conquista della Società civile-culturale. In Occidente il potere politico dello Stato è temperato dalla Società civile, ossia da tutti i corpi intermedi che stanno tra l’ individuo e lo Stato, cosicché conquistare lo Stato o il governo non significa ancora aver conquistato la Società, il potere reale della Nazione. Anzi in Europa la Società civile-culturale spesso è più forte dello Stato, e perciò deve essere conquistata dal comunismo prima dello Stato.

Dominare significa sottomettere e liquidare con la forza gli avversari; dirigere significa condurre gli alleati e gli affini. Prima di dominare, il comunismo europeo deve dirigere; solo dopo, quando ha conquistato – grazie all’entrismo – il governo politico, può diventare dominante, ma non deve assolutamente dimenticare di esser anche dirigente[4]: “Tuttavia lo Stato non può essere soltanto coercitivo, altrimenti dopo un periodo di tempo più o meno lungo finisce col crollare (cfr. Urss): mentre esercita la coercizione, cioè mentre è dominante, il gruppo che ha in mano lo Stato deve sforzarsi di essere assieme e contemporaneamente anche dirigente”[5]. La dittatura comunista, secondo Gramsci, in Europa sarebbe solo dominio senza direzione; la dittatura proletaria per mantenersi al potere deve ottenere dai cittadini non solo l’obbedienza esterna, ma anche il consenso. L’eurocomunismo è appunto dittatura più egemonia o consenso[6]. Occorre perciò impregnare la cultura del pensiero marxista, poiché mediante la cultura si organizza il consenso e l’egemonia, che nel caso del comunismo europeo deve essere soprattutto direzione culturale dei giornali, della radio, della TV, delle scuole e dell’università, della magistratura e dell’esercito; le idee comuniste devono diventare le idee dirigenti e della classe dirigente; questa è conditio sine qua non per conquistare il governo stabilmente e durevolmente; altrimenti finirà come in Spagna nel 1936.

Questa linea fu adottata da Togliatti, che riuscì a far accettare il Pci dal mondo culturale politico italiano e, dopo la morte di Pio XII, anche da gran parte di quello ecclesiastico, che si mise a dialogare...

Dopo la sconfitta del comunismo in Cile nel 1974, Enrico Berlinguer s’interrogò sul perché del fallimento. E arrivò alla conclusione che in Cile si era creata una situazione anti-gramsciana, vale a dire da una parte il governo comunista e dall’ altra il ceto medio. Ecco la situazione che occorre evitare in Italia – egli scriveva – «Ecco le ragioni per cui noi ci battiamo per un “compromesso-storico»[7]. Quindi occorre andare, pian piano, dal potere al governo e non frettolosamente dal governo al potere. Già Gramsci, nel 1919, aveva scritto: “I popolari [democristiani] rappresentano una fase necessaria del processo di sviluppo del proletariato italiano verso il comunismo [...] I popolari stanno ai socialisti, come Kerenskj a Lenin [...] Il cattolicesimo democratico fa ciò che il socialismo non potrebbe: amalgama, ordina, vivifica e si suicida ...[8]. Questo, purtroppo è stato il ruolo che ha giocato in Italia la Democrazia Cristiana.

 

La rivoluzione religiosa: Ernst Bloch o il catto-comunismo

Oltre Gramsci, un altro teorico dell’eurocomunismo o più esattamente del catto-comunismo è stato Ernest Bloch seguìto in Italia da Franco Rodano, il quale ha studiato tutti i modi per rendere il comunismo accettabile dai cattolici o, meglio, per manipolare la loro mentalità, di modo che divenisse compatibile e assimilabile al progressismo socialista; essi dovranno de-ideologizzarsi, guardando “più a ciò che unisce che a ciò che divide”, rinunciando alla dottrina sociale della Chiesa per incontrarsi con i comunisti sul piano dell’azione sociale.

Ernst Bloch è il primo filosofo marxista ad affrontare il problema  di come convertire i cattolici al comunismo. Egli accetta la tesi marxista che la religione è l’oppio dei popoli, ma distingue due tipi di religione:

a) una cattiva, reazionaria, da combattere e distruggere, che sarebbe quella dommatica tradizionale o integrista o pre-conciliare,

b) l’altra buona, progressista o post-conciliare, una sorta di messianismo carnale del Regno di “dio” in questo mondo, soprattutto per i poveri, con la quale si può dialogare.

I comunisti, per vincere la partita, debbono opporre dialetticamente la religione cattiva a quella buona, affinché ne esca come sintesi una sorta di cristianesimo ateo o marxistizzato, che di cristiano conserva solo il nome e le apparenze. Il cristianesimo “progressivo” è chiamato da Bloch a sostituire il futuro al divino, l’evoluzione all’essere e a Dio: “Bloch ha gettato un ponte fra cristianesimo e comunismo, ma è un ponte a senso unico, destinato ad essere attraversato sempre in un senso solo, sempre da cristiani che diventano marxisti e atei”[9].

 

Continua nell'edizione cartacea.

[1] Cfr, R. Garrigou-Lagrange, L’éternelle vie et la profondeur de l’ame, Parigi, 1950.

[2] A. Del Noce, L’ eurocomunismo e l’Italia, Europa Informazioni, Roma, 1976. A. Del Noce, Carlo Marx: Scritti giovanili, Japadre, L’Aquila, 1975. Per  la compilazione della 2ª parte di questo capitolo mi sono avvalso soprattutto degli scritti di Del Noce e di Eurocomunismo, Alleanza Cattolica. Croce di Torino, 1978, ciclostilato in proprio. Cfr. anche: Gramsci, Togliatti, Longo, Berlinguer, Il compromesso storico, Newton Compton Editori, Roma, 1975. T. Molnar, J.M. Domenach, A. Del Noce, Il vicolo cieco della sinistra, Rusconi, Milano, 1970. A. Del Noce, L’eurocomunismo e l’Italia, Europa Informazioni, Roma, 1976.

L’Autore che meglio di tutti ha studiato il fenomeno dell’eurocomunismo è Augusto Del Noce, il quale, pur essendo partito da posizioni catto-comuniste, ne ha capito l’intrinseca malizia e ne ha spiegato la natura, con acume geniale. Ciò che mi sembra criticabile nell’impianto delnociano è il suo filo-ontologismo. Infatti, Del Noce distingue due linee della filosofia moderna: la prima (vera e positiva) sarebbe la modernità cristiana o ontologista, la seconda (falsa e negativa) è la modernità immanentista. Cartesio, secondo il Nostro, è suscettibile di due letture, una razionalista e soggettivista; l’altra ontologista. Tuttavia, ammesso e non concesso che sia così, resta da vedere se l’ontologismo sia essenzialmente diverso dal soggettivismo e se possa essere letto secondo la sana filosofia del realismo della conoscenza e del primato dell’essere. Questa seconda lettura mi sembra impossibile. Occorre anche dire che l’incontro con Etienne Gilson orientò Del Noce verso S. Tommaso. Tuttavia è pur sempre vero che il linguaggio e il lessico delnociano non è scolastico. Egli infatti è più uno storico critico della filosofia moderna e post-moderna e un filosofo della storia che uno scolastico sistematico-speculativo; in lui rimangono delle simpatie per Pascal, Malebranche, Rosmini, interpretati alla luce del tomismo (quod repugnat) anche se non si può negare che ha compreso e confutato l’essenza della filosofia moderna e post-moderna con grande penetrazione e lucidità critica; ma di qui a dire che era uno gnostico, ontologista stretto, esoterico..., ce ne corre. Del Noce dimostra come l’esito necessario della modernità e del marxismo sia il nichilismo, ossia il dissolversi di essi nel loro contrario (Il suicidio della rivoluzione, Milano, Rusconi, 1978). Egli aveva lucidamente previsto l’esito edonistico e narcisistico della nostra epoca.

[3] Ibidem, pag. 9.

[4] A. Gramsci, Quaderni dal carcere, 4°. vol., Einaudi, Torino, 1975, pagg. 2010-2011.

[5] Eurocomunismo-“Alleanza Cattolica”, cit., pag. 10.

[6] Cfr. A. Gramsci, op.cit., pag. 811.

[7] E. Berlinguer, La questione comunista, ed. Riuniti, Roma, 1975, vol. 2°, pag. 655.

[8]A. Gramsci, Scritti politici, ed. Riuniti, Roma, 1973, vol. 2°, pagg. 42-46.

[9]Eurocomunismo. “Alleanza Cattolica”. Cit. pag. 7.