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Categoria: Anno 2020

Divagazioni

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La vicenda che riguarda l’esperienza della così detta “cooperante”, Silvia Romano, rapita in Kenia, il 20 novembre 2018, da bande che si rifanno al terrorismo islamico, liberata e tornata in Italia l’11 di maggio c. a., si presta a molte considerazioni, politiche, psicologiche, culturali. Ma, come tutti hanno visto, e sentito dai servizî giornalistici e tv, l’aspetto predominante che fa peso su tutto è la sua “conversione” all’Islam che – state attenti e calmi – non è frutto di costrizioni esterne, fisiche, morali ma, come afferma costei, è la conclusione di un’intima e personale riflessione, un cammino condotto gradualmente a mèta con la quotidiana lettura del Corano, in un contesto libero (?) seppur vigilato.

La comunità cattolica, da quel che appare, non sembra scossa granché per questa defezione, prevalendo la cultura della assoluta libertà di scelta religiosa per la quale anche le sfere alte della Gerarchia e l’Episcopato, pur mostrando rincrescimento e dispiacere, hanno attestato alla novella musulmana cordiale simpatia riconoscendole la piena legittimità del cambio di fede.

Noi, diversamente, diciamo che l’atto volontario con cui la Romano ha rinnegato il proprio battesimo cristiano, va chiamato “apostasiasic et simpliciter. Compiuto per convinzione, o per astuta strategia, non importa poiché tale atto si ripercuote e si incide come canceroso “vulnus” sulla santa realtà fisica/ metafisica della Chiesa, cioè sul Corpo Mistico. E, ancora diversamente, rammentiamo i moniti di Gesù che, al riguardo, così tuona: “Chi mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli” (Mt. 10, 32/33) ribadendo: “Chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per amor mio, la troverà” (Mt. 16, 25).

Non vogliamo tediare il lettore con il riporto dai diversi documenti del Concilio Vaticano II, in cui si fa apologia dell’Islam e delle altre confessioni “religiose”, perché è sufficiente rammentare un particolare di prospettiva simmetrica che dà, in fin dei conti, giustificazione alla condotta della convertita cooperante.

In una confidenza “ecumenica”, 12 dicembre 1986, papa Giovanni Paolo II ebbe a rivelare al Gran Muftì di Siria, Ahmed Kaftaro: “leggo, ogni giorno, una pagina del Corano”, il che – leggi oggi, leggi domani – lo portò, poi, il 14 maggio 1999, a baciare quel libro davanti a una delegazione irachena.

Perché, allora, meravigliarsi o indignarsi di Silvia Romano, si domanda il fedele, ingenuo cristiano, se proprio il Vicario di Cristo anticipò quello che la giovane fece, leggere cioè giorno per giorno il libro di Mohammed?

Quanto al santo Papa, buon per lui l’aver tolto di mezzo, con opportuna lungimiranza, nel 1983, l’inquisitore “avvocato del diavolo” perché certamente non sarebbe uscito indenne, nel processo di canonizzazione, dall’accusa di apostasia.

 

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Da qualche tempo, precisamente da quando s’è scatenata la pandemìa “covid 19”, tv2000, l’emittente della CEI, e RAI 1 trasmettono, in diretta, alle ore 7,00, la Santa Messa officiata da Papa Francesco nella cappella della sua residenza, la Casa di Santa Marta. L’intento manifesto di questa iniziativa è, ovviamente, quello di impetrare, ed ottenere dal Signore Dio la cessazione del flagello mortale che sta stravolgendo ogni ordine umano: individuale, sociale, culturale, economico, familiare.

Al Vangelo segue una breve omelia, tenuta dal Papa stesso che, collegandosi più o meno strettamente alle due letture, tratta tematiche orientate molto spesso sul versante sociologico. E ciò non suoni critica dacché la situazione sanitaria mondiale, così come oggi appare, è cagione di crisi sociale a cui la scienza non sa opporre rimedio efficace e definitivo. Accade, però, che talora egli prediliga citare dati di forte impatto emotivo oscurandone altri di maggior gravità, ed assiologicamente superiori.

Questa mattina, 14 maggio, Sua Santità, concludendo l’omelia, ha ricordato che, se è vero che centinaia di migliaia sono i decessi causati dal “coronavirus”, ben più disastrosi e numerosi sono quelli dovuti alla fame: 4 milioni. Una immane tragedia di cui poco si parla.

Noi non obiettiamo alcunché sulla esattezza della cifra e sulla causa della stessa, ma restiamo fortemente critici nei confronti di chi dovrebbe possedere la capacità di valutare, e mostrare, la maggiore gravità di altri fatti afferenti a valori di specie trascendente quale, ad esempio, quello della vita.

Papa Bergoglio è colui che, nell’intervista a “Civiltà Cattolica”, del 20 settembre 2013, affermò che “non si può parlare solo di aborto, omosessualità e di contraccettivi”, esternazione a cui fece séguito un’offensiva e indegna battuta di mons. Nunzio Galantino che, nel maggio 2014, intervistato sul tema dell’aborto ebbe a dire di “non identificarsi con i visi inespressivi di quanti recitano il Rosario davanti alle cliniche abortiste”.

Offensivo e indegno non tanto e solo riferito ai visi inespressivi quanto alla B. V. Maria, titolare del santo Rosario e al sacro valore della vita.

Riteniamo giusto e doveroso piangere per i 290.000 morti per causa del virus, giusto e doveroso per i 4 milioni di morti per fame, ma più giusto e doveroso piangere per milioni e milioni di persone uccise, ogni anno, “legalmente” nel buio del grembo prima di nascere alla luce.

Si manifesta, senza dubbio, in questo suo cauto silenzio, la malcelata simpatia del Papa argentino per i governi laici, vulgo: “di sinistra”, simpatia che gli fa remora di criticare l’infame legge 194, che lo porta ad esaltare i poteri forti del Nuovo Ordine Mondiale, che lo rende estimatore di personaggi di nota e praticata omosessualità, che lo fa amico colloquiale dei più acerbi nemici di Dio, atei, gnostici, materialisti. Meglio, invece, più comodo e maggiormente redditizio in termini di applauso, sopprimere l’Ordine dei Francescani dell’Immacolata, rei di celebrare la santa Messa “vetus ordo”, rifiutare stizzosamente udienza ai quattro cardinali – Caffarra, Burke, Brandmüller, Meisner – autori dei famosi “dubia”, prendersela con il politico “di destra” che mostra nelle piazze il Rosario, o irridere il bimbo che prega a mani giunte.

Con il Concilio Vaticano II la Chiesa – o più correttamente la Gerarchia della Chiesa – ha spalancato le porte al mondo, allo spirito dei tempi, all’antropologia laica, convinta di modificarne le anomalìe e le storture. Si ritrova, invece a fare comunella con la massoneria fino ad esserne fagocitata e a tacere sulla legge omicida 194.

Non si disturba il manovratore che – non è difficile capirlo – è il “principe di questo mondo” (Gv. 12, 31), Satana, “omicida fin dal principio… e padre di menzogna” (Gv. 8, 44).

L. P.