La conversione d’Israele e l’apostasia dei Gentili

Prima parte  Prologo

San Paolo, nel capitolo XI dell’Epistola ai Romani, affronta la questione se Dio abbia ripudiato per sempre tutto Israele o se una parte di esso tornerà, nel corso della storia, a Cristo oppure se il popolo “una volta eletto” si convertirà in massa, verso la fine del mondo, tornando a Dio. Egli afferma che la riprovazione di Israele a causa del deicidio è parziale e temporanea. Infatti “un piccolo resto” di Israele, già subito dopo il deicidio, ha creduto a Cristo (gli Apostoli, i Discepoli e i primi neofiti convertiti dalla predicazione apostolica) e alla fine del mondo anche Israele “in massa” si convertirà, tornando a Colui che ha crocefisso.

Per capire meglio quel che è stato rivelato in San Paolo è bene studiare innanzi tutto il Commento che San Tommaso d’Aquino ha fatto dell’Epistola ai Romani, accompagnandolo con quello di padre Marco Sales.

 

Il Testo sacro paolino

I PARTE (Rom., XI, 1-10)

«1Io domando dunque: Dio ha forse ripudiato il suo popolo? Impossibile! Anch’io infatti sono Israelita, della discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino. 2Dio non ha ripudiato il suo popolo, che egli ha scelto fin da principio. Non sapete ciò che dice la Scrittura, nel passo in cui Elia ricorre a Dio contro Israele? 3Signore, hanno ucciso i tuoi profeti, hanno rovesciato i tuoi altari, sono rimasto solo e ora vogliono la mia vita. 4Che cosa gli risponde però la voce divina? Mi sono riservato settemila uomini, che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal. 5Così anche nel tempo presente vi è un resto, secondo una scelta fatta per grazia. 6E se lo è per grazia, non lo è per le opere; altrimenti la grazia non sarebbe più grazia.7Che dire dunque? Israele non ha ottenuto quello che cercava; lo hanno ottenuto invece gli eletti. Gli altri sono stati resi ostinati, 8come sta scritto: Dio ha dato loro uno spirito di torpore, occhi per non vedere e orecchi per non sentire, fino al giorno d’oggi. 9E Davide dice: Diventi la loro mensa un laccio, un tranello, un inciampo e un giusto castigo! 10Siano accecati i loro occhi in modo che non vedano e fa’ loro curvare la schiena per sempre!».

 

Il significato

L’Angelico nella Lezione I sul Capitolo XI (vv. 1-10) dell’Epistola ai Romani insegna che “la caduta dei Giudei è da commiserare” (Cap. XI, Lezione I, n. 859), e, riprendendo quanto già detto sopra, riafferma che “tuttavia non è del tutto scusabile” (n. 813) poiché volontaria e colpevole.

Quindi entra nel vivo della questione che ci siamo posti ed in primo luogo asserisce: “l’Apostolo, mostra che la caduta dei Giudei non è universale” (n. 860), ossia ammette delle singole eccezioni ed in séguito scrive che dopo il deicidio “Dio non ha respinto del tutto il popolo dei Giudei” (n. 861). Infatti gli Apostoli sono Israeliti e lui stesso lo è: “anche io, chiamato alla fede di Cristo, sono un Israelita della stirpe di Abramo” (Rom., XI, 2; cfr. 2 Cor., XI, 22).

In breve “la riprovazione di Israele è solo parziale, giacché alcuni Israeliti si sono convertiti a Cristo” (M. Sales, Le Lettere degli Apostoli, S. Paolo, Epistola ai Romani, cap. XI, II ed., 2016, Effedieffe, Proceno di Viterbo, p. 141[1]).

In secondo luogo l’Apostolo dei Gentili mostra che “il popolo ‘una volta eletto’ non è stato respinto totalmente da Dio anche per i suoi numerosi eletti, che si son convertiti e si convertiranno singolarmente (non ancora ‘in massa’ come verso la fine del mondo) a Cristo nel corso dei tempi” (n. 862). Infatti non solo San Paolo non è stato respinto, ma Dio non ha respinto il popolo ‘una volta eletto’ “quanto a quelli che ha prescelto” (n. 863), ossia quanto a coloro che si convertiranno singolarmente a Cristo.

Padre Marco Sales commenta: “Dio non ha rigettato tutto il suo popolo senza eccezione. In prova l’Apostolo porta l’esempio di se stesso, dicendo ‘sono Israelita’. Ora se Dio avesse rigettato il suo popolo non avrebbe scelto tra gli Israeliti ‘i ministri di Cristo e i dispensatori dei suoi misteri’ e non li avrebbe mandati a predicare la fede tra i Pagani” (cit., p. 141).

Poi San Paolo porta per esempio ciò che avvenne ai tempi del profeta Elia. Infatti “al tempo di Elia, quando sembrava che tutto il popolo avesse deviato dal culto dell’unico Dio” (n. 864), inducendo il profeta a dire: “io son rimasto solo nel culto dell’unico Dio; cosa che Elia disse per il fatto che altri non manifestavano così apertamente di essere cultori di Dio” (n. 869), Dio gli rispose: “Io ho riservato per Me, cioè per il mio culto, non permettendo che essi cadessero nel peccato d’infedeltà, settemila uomini, ove il numero settemila viene posto per indicare una certa grande quantità a motivo della pienezza e della perfezione del settenario e del migliaio, e, questi non hanno piegato le ginocchia davanti a Baal, ossia non hanno abbandonato il culto dell’unico vero Dio” (n. 870). Così anche nel tempo presente, cioè durante l’età apostolica e sùbito dopo il deicidio, «la maggior parte del popolo giudaico sembra aver deviato, mentre ‘un piccolo resto o una reliquia’ è rimasto nel culto del vero Dio in Cristo, secondo l’elezione gratuita della grazia divina» (n. 871).

Ai tempi di Elia, scrive padre Sales (cit., p. 141), sembrava che “tutto il popolo” fosse caduto nell’ idolatria, e il profeta credeva di essere rimasto “solo” nell’adorare Dio, ma Dio gli rivelò che si era riservato un certo numero o “un piccolo resto” di fedeli. Così anche dopo il deicidio, Israele è stato riprovato, ma parecchi Israeliti si sono convertiti a Cristo. Inoltre il numero 7 qui come altrove indica un numero pieno e relativamente abbastanza grande (p. 142). Perciò anche adesso, nonostante l’incredulità della maggioranza degli Ebrei, alcuni (= “un resto, un avanzo”) furono riservati e mantenuti fedeli in virtù della grazia gratuita e di un’elezione indipendente da ogni merito. Israele, nella sua grande maggioranza, non ha conseguito la salvezza. Invece gli eletti, ossia il “piccolo resto”, per grazia gratuita hanno conseguito la giustizia e la santificazione (M. Sales, cit., p. 142).

In breve “Israele, per quanto riguarda la maggior parte del popolo, non ha conseguito la giustizia o la fedeltà al vero Dio, ma una reliquia tra i Giudei (gli Apostoli e i discepoli) ha conseguito la giustizia, mentre la maggior parte del popolo è stata abbandonata a causa della sua malizia” (n. 872).

Il Dottore Angelico, seguendo il testo paolino, affronta ora la questione della futura conversione in massa dei Giudei a Cristo scrivendo: “alla fine del mondo i cuori dei figli saranno convertiti” (n. 875).

 

II PARTE (ROM., XI, 11-16)

il testo ....

 

[1] Quando cito il numero (n.) mi riferisco al Commento di San Tommaso d’ Aquino e quando cito la pagina (p.) a quello di padre Marco Sales.