Padre Antonio Coccia. Nel XX anniversario della morte

Il 24 febbraio del 1998 alle ore 12.00, 20 anni or sono, moriva a 84 anni nell’ospedale romano San Giacomo padre Antonio Coccia (francescano conventuale), uno dei primi collaboratori di sì sì no no.

La mattina del 24 febbraio, pienamente lucido, volle ricevere l’Estrema Unzione secondo le preci del Rituale Romanum dopo essersi confessato ed aver ricevuto l’ assoluzione e l’Indulgenza plenaria in articulo mortis, poi se ne andò serenamente e tranquillamente, senza affanno, in silenzio, come aveva sempre vissuto.

Il Ministro Provinciale dei Frati Minori Conventuali lo ha definito: “filosofo bonario dalla battuta intelligente, pronto a puntualizzare dottrinalmente i problemi della Fede, a scandagliare con acume le antichità umanistiche di Roma e dei Padri della Chiesa, a ricordare le comuni radici francescane della nostra storia. […]. Padre Antonio Coccia era anche un uomo di una grande carica spirituale, dalle convinzioni profonde e vissute con pietà solida, e questa, fondata sui perenni valori liturgici, senza indulgenze o accomodamenti di moda. Un francescano senza smagliatura” (Laudatio pro Defunctis).

Egli era nato ad Alatri in provincia di Frosinone il 13 giugno 1914 ed era stato battezzato il medesimo giorno della nascita; quattordicenne era entrato nel ginnasio presso il Convento francescano di Zagarolo e di Cave ove visse dal 1928 al 1931, poi studiò la Filosofia scolastica e la Teologia a Bagnoregio. Infine fece il Noviziato presso San Lorenzo del Piglio. Emise la Professione religiosa solenne il 30 ottobre del 1935 e venne ordinato sacerdote il 31 luglio del 1939. Studiò Filosofia presso il Pontificio Ateneo Urbaniano detto anche De Propaganda Fide in Roma e vi conseguì la Laurea in Filosofia il 26 aprile del 1941 con una Tesi sull’Attualismo idealistico di Giovanni Gentile, composta di una pars construens, in cui esponeva il sistema filosofico del Gentile e di una pars destruens, in cui lo confutava. Padre Coccia portò la sua Tesi al Gentile in persona il quale dopo averne studiata la prima parte ricevette nuovamente padre Coccia e si complimentò per la chiara esposizione del suo pensiero. Gli disse che avrebbe studiato anche la seconda parte e che ne avrebbero parlato non appena possibile, ma fu ucciso dai partigiani comunisti a Firenze nel 1944 e non si sa se l’abbia potuta studiare o meno.

Padre Coccia si laureò anche in Teologia il 9 luglio 1948 con Padre Reginaldo Garrigou-Lagrange presso la Pontificia Università domenicana detta Angelicum con una Tesi su S. Agostino (Padre Coccia era un grande appassionato della Patristica). Inoltre nel 1949 ottenne il Diploma in Archivistica e Diplomatica presso la Pontificia Scuola Vaticana di Paleografia e Diplomatica e contemporaneamente quello in Medicina missionaria presso la Scuola dei Cavalieri di Malta in Roma.

Nel 1949 Padre Coccia fu nominato Archivista generale  e Vice Postulatore presso la Curia generalizia del suo Ordine religioso (i Frati Minori Conventuali). Inoltre ebbe numerosi incarichi di insegnamento dal 1941 al 1955 (a Cave, ad Albano Laziale, a San Giacomo, a Roma) e partecipò a numerose missioni in Italia e all’estero (Spagna ed America Latina), scrisse numerosi volumi[1] ed ha collaborato a numerose Riviste e giornali (Vigilia Romana, La Torre, Seminari e Teologia, Aquinas, L’Osservatore Romano).

Nel 1961 fu nominato Prefetto generale degli Studi dell’Ordine Francescano Conventuale. Conseguì il titolo di Maestro in Teologia e fu nominato docente presso l’ Università Pontificia dei Francescani conventuali detta Seraphicum ove ha insegnato metafisica sino ai suoi settantacinque anni (1989).

Nel 1967 venne nominato socio della Società Internazionale per lo studio della Filosofia medievale di Lovanio e nel 1970 Vice Presidente della Commissione Internazionale per lo studio di Duns Scoto.

Infine coi professori Quacquarelli, Manlio Simonetti, Sisinni, Iammarrone e col cardinal Pietro Palazzini fondò, nel 1975, l’Accademia Cardinal Bessarione per lo studio dei Padri ecclesiastici; l’Accademia organizzava e teneva anche numerose conferenze di Patristica e Patrologia presso l’Oratorio di San Girolamo della Carità (fondato da S. Filippo Neri) vicino piazza Farnese, ove Padre Coccia celebrava la domenica la S. Messa secondo il rito tradizionale, con l’incoraggiamento del cardinal Alfredo Ottaviani, che più volte andò di persona a felicitarsi con Padre Coccia in San Girolamo della Carità.

Padre Coccia è stato un uomo di Dio, non solo dotato di una profonda cultura ed erudizione classica ed ecclesiastica, ma ha condotto una vita apostolica molto intensa, come Cappellano presso i carcerati dell’ Istituto Penitenziario Regina Coeli, come Predicatore[2] (in Lazio, Toscana, Umbria ed Abruzzo), Penitenziere nella Basilica di San Pietro, confessore e direttore spirituale ed ha mantenuto viva in Roma la Messa tradizionale, che grazie a lui è stata sempre celebrata pubblicamente in numerose chiese romane (la Madonna di Loreto presso la Colonna Traiana, San Salvatore in Lauro e la Madonna della Luce in Trastevere).

Padre Coccia, munito del suo inseparabile “cappello romano”, ha celebrato solo la Messa tradizionale, ma, dato il suo carattere dolce ed affabile, ha trovato sempre una porta aperta per la celebrazione dei Battesimi, dei Matrimoni, dei Funerali e della Messa in qualsiasi chiesa di Roma lo chiedesse.

Egli è stato sempre amato e ben voluto nel suo Ordine, anche se a causa del suo amore alla Liturgia tradizionale nel suo Convento (“nemo propheta in Patria sua”) presso via della Lungaretta ha dovuto patire qualche restrizione di orario (celebrazione quotidiana non oltre le 5 del mattino) e anche qualche piccola persecuzione, accompagnata da scherni, minacce, incomprensioni e allontanamenti (fu, infatti, allontanato dall’incarico di Bibliotecario presso la Basilica dei Dodici Santi Apostoli).

Padre Coccia sostenne l’ Associazione Una Voce di Roma sin dal suo nascere nel 1966 e partecipò alla stesura del Breve Esame Critico del Novus Ordo Missae presentato a Paolo VI con una Lettera di presentazione firmata dai cardinali Alfredo Ottaviani e Antonio Bacci.

Verso il 1997 le sue forze cominciarono a declinare e si cominciò a preparare in maniera prossima ad una santa morte; avrebbe voluto venire a vivere gli ultimi suoi giorni presso le Suore Discepole del Cenacolo in Velletri, che assieme a Monsignor Spadafora si occupavano della Rivista antimodernista sì sì no no, fondata da don Francesco Putti nel 1975 in Roma, ma le circostanze e il precipitare della sua malattia non glielo consentirono.

Preghiamo per la sua anima e che lui interceda per noi affinché possiamo perseverare nella lotta per la Fede sino all’ultimo come la sua vita ha testimoniato.

 

Seraphicus

 

[1]Il problema critico in Giovanni Gentile, 1942; Filosofia, Teologia, Politica di Ockham, 1966; La Provincia Romana dei frati Minori Conventuali dalle origini ai giorni nostri, 1967; Giovanni Duns Scoto; L’uomo di fronte al divino, 1969; Breve vita del Cardinal Bessarione, 1973; De aeternitate mundi e la fisica moderna nel pensiero di San Bonaventura, 1974; Antologia del pensiero filosofico di San Bonaventura, 1975; Ideali politici e problemi religiosi in alcuni grandi filosofi, 1977…

[2]Le sue Omelie erano una spiegazione profonda del significato del Vangelo domenicale letto alla luce del Commento dei Padri ecclesiastici.