Gli errori del Cammino Neocatecumenale

Introduzione

Il Cammino Neocatecumenale è sorto vicino a Madrid nel 1964 per opera di Kiko Arguello, coadiuvato da Carmen Hernàndez.

Per capire quale sia la vera natura di questo Cammino Neocatecumenale bisogna rifarsi agli scritti di tre sacerdoti, i quali hanno potuto studiare i testi base di esso, che sono segreti e sono dati in visione solo ai Catecumeni e ai Catechisti più fidati. Leggendoli si comprende facilmente che il Cammino Neocatecumenale ha una doppia faccia: una pubblica per cui simula di essere un Movimento della Chiesa; l’altra segreta o esoterica, che è quella vera, con cui si presenta per quello che realmente è ovvero un Movimento pseudo-spirituale, che ha una concezione teologica completamente diversa da quella della Chiesa cattolica.

Nel presente articolo ci basiamo sul libro di Don Elio Marighetto, Segreti del Cammino Neocatecumenale, Pro Manuscripto, s. d. et s. l.[1], perché è il più conciso, rimandando il lettore alla lettura di tutti e tre i volumi che citiamo in basso[2].

In verità don Gino Conti  è stato il primo che intorno al 1990 ha avuto la possibilità di conoscere ed avere in possesso il testo intitolato Orientamenti  alle équipes di Catechisti per la fase  di conversione. Appunti presi dai nastri degli incontri avuti da Kiko e Carmen per orientare le équipes di Catechisti di Madrid nel febbraio del 1972 (sono stati editi nel marzo 1982 in Italia dal Centro Neocatecumenale “Servo di Jahvé” in San Salvatore, piazza San Salvatore in Campo, Roma). Questo testo è considerato dai Catechisti il documento principale ed ufficiale per la formazione degli aderenti al Cammino Neocatecumenale e su di esso vengono impartite le Catechesi a tutte le Comunità Neocatecumenali. Don Conti lo ha fotocopiato e diffuso tra i Neocatecumenali stessi affinché capissero che la dottrina insegnata loro non è quella cattolica, poi lo ha inviato all’Episcopato italiano e alla Santa Sede affinché prendessero provvedimenti disciplinari contro il Cammino Neocatecumenale.

In séguito a ciò vi sono stati dei pronunciamenti critici sul Cammino Neocatecumenale, i più significativi dei quali sono gli Interventi di Mons. Bertoldo, Vescovo di Foligno (1° agosto 1995); i Decreti del Card. Giovanni Saldarini, Arcivescovo di Torino (17 maggio 1995); gli Interventi del Card. Piovanelli, Arcivescovo di Firenze (25 marzo 1995); la Nota Pastorale della Conferenza Episcopale Pugliese (1° dicembre 1996); la Lettera di Mons. Nonis Vescovo di Vicenza (18 dicembre 1996); gli Interventi del Card. Pappalardo, Arcivescovo di Palermo (22 febbraio 1996); gli Interventi del Card. Giacomo Biffi, Arcivescovo di Bologna (31 marzo 1996).

Don Marighetto, che dopo p. Enrico Zoffoli ha letto il testo di Kiko e Carmen fotocopiato da don Gino Conti, ha conosciuto non solo personalmente il Cammino e i suoi aderenti, ma ha potuto studiare i testi segreti, che ha commentato nel suo libro inviato anch’esso all’ Autorità ecclesiastica affinché ne prendesse visione e correggesse gli errori che vi sono contenuti.

Dalla lettura del testo-base di Kiko-Carmen, qual è riportato dagli Autori citati, si evince che, anche se non tutto è completamente erroneo, vi sono molti gravi errori contro la Fede specialmente riguardo il Magistero ecclesiastico, i Sacramenti (specialmente la Confessione e l’ Eucarestia come Sacramento e come Sacrificio), la presenza reale di Gesù nell’Ostia consacrata, il valore redentivo della Morte di Gesù in Croce, la differenza tra Sacerdozio ministeriale e comune, la natura della Grazia santificante, la libertà umana e il peccato.

Di ciò non vogliamo incolpare ogni singolo appartenente al Cammino Neocatecumenale, che può essere stato manipolato dai Catechisti e trovarsi, quindi, in buona fede.

Nei libri dei tre sacerdoti non si trovano tracce di animosità nei confronti dei fedeli Neocatecumenali, ma solo il desiderio apostolico di far chiarezza su questioni di fede lese dall’insegnamento del Cammino Neocatecumenale.

 

La struttura gerarchica del Cammino Neocatecumenale

Il capo della struttura piramidale del Cammino Neocatecumenale è Kiko Arguello affiancato da Carmen Hernàndez e da un sacerdote (padre Mario Pezzi), il quale figura come colui che dovrebbe garantire l’ ecclesiasticità pubblica del Cammino. Sotto di loro vi sono i Super-Catechisti a capo delle Comunità di diverse Regioni o di intere Nazioni, che dettano le Catechesi di Kiko e formano le Comunità Neocatecumenali e vi pongono a capo i Catechisti responsabili.

 

Dottrina neocatecumenale sulla Chiesa

Negli Orientamenti alle équipes di Catechisti per la fase di conversione (d’ora in poi “OR”) Kiko e Carmen dicono: “vogliamo formare nella parrocchia una comunità che sia segno. Questa comunità alla lunga cambierà la pastorale e la struttura della parrocchia” (OR, p. 28); “La Chiesa primitiva non si considerò mai come l’unica tavola di salvezza” (OR, p. 81); “Dove è la Chiesa? dov’è lo Spirito Santo?” (OR, p. 88).

Rispondiamo: questa tesi

1°) nega la immutabilità e indefettibilità della Chiesa, che è stata definita di Fede divino-cattolica dal Concilio Vaticano I (DS 3013), da Leone XIII nell’Enciclica Satis cognitum (DS 3303), da San Pio X che ha condannato quest’errore come proprio dei modernisti (DS 2495; 2601; 3453);

2°) nega la visibilità della Chiesa e ne fa una Società pneumatica o invisibile, composta dai soli predestinati ripieni di Spirito Santo; tesi che è stata condannata come eretica ripetutamente dal Magistero della Chiesa: v. condanna di Montano e dei Begardi (DS 893), dei Fraticelli (DS 910-912), di Wyclif (DS 1187), di Hus (DS 1201-1206), di Lutero (DS 1465 ss.) e dei Giansenisti (DS 2615);

3°) infine nega il dogma “Fuori della Chiesa non c’è salvezza”, definito di Fede divino-cattolica dal Concilio Lateranense I (DS 802), dal Concilio di Firenze (DS 1351), da Bonifacio VIII (DS 870), da Pio IX (DS 2867), da Leone XIII (DS 3304) e da Pio XII (DS 3802-3808).

 

La Chiesa cattolica è piena di paganesimo

Kiko e Carmen riprendono: “oggi dobbiamo ricostruire la Chiesa come se si incominciasse di nuovo” (Orientamenti alle équipes di Catechisti per il 2° scrutinio battesimale, p. 75; d’ora in poi “2°SCR”). “La Chiesa è piena di idolatrie, la Chiesa cattolica è piena di paganesimo” (Orientamenti alle équipes di Catechisti per l’iniziazione alla preghiera, p. 34, d’ora in poi “PR”). “La Chiesa è mezzo distrutta e bisogna ricostruirla” (PR, p. 34); “Con Costantino si apre una parentesi che giungerà sino ai giorni nostri. […]. Oggi ci tocca vivere in un’altra epoca in cui le Nazioni escono dalla Chiesa. […]. C’è stata un’epoca di Cristianesimo vissuta da un livello molto religioso[3] e magico, oggi rientriamo in un’epoca diversa ed abbiamo bisogno di passare ad un Cristianesimo vissuto nella Fede e non nella Religiosità naturale. Uscire dalla Religione per entrare nella Fede” (OR, pp. 60-61).

Rispondiamo: questa tesi nega la santità della Chiesa, che è una della 4 Note definite di Fede nel Credo Apostolico e Niceno (DS 12 ss.), ripresa e definita dal Concilio Vaticano I (DS 3013) e da Pio XII (Enciclica Mystici corporis, 1943).

Inoltre “Kiko praticamente dichiara il fallimento delle opere della Chiesa. Subito dopo aver ascoltato le catechesi i Neocatecumenali perdono di vista il tabernacolo e cominciano a credere che lì non c’è nessuno, infatti non s’inginocchiano più passandovi davanti. […]. I Sacramenti non sono più sorgenti di grazia, perché sempre e comunque si rimane impotenti di operare il bene. I preti diventeranno non più direttori spirituali delle anime, ma persone comuni” (Testimonianza di un ex Catechista, cit. in Elio Marighetto p. 35).

“Kiko lascia pensare che la Chiesa in fatto di dottrina non sia infallibile e che l’unico a dire le cose esatte è lui. […]. Egli non crede nell’infallibilità del Papa, ma finge sottomissione” (Testimonianza di un ex Catechista, cit. in E. Marighetto, p. 36).

 

Tempi bui da Costantino al Vaticano II

Ecco come Kiko e Carmen tracciano un breve excursus della storia della Chiesa:

“Nell’anno zero appare Gesù Cristo e poi le Comunità cristiane. Nel 314 si converte Costantino. Nel 1962 ha luogo il Concilio Vaticano II” (OR, p. 248); “Oggi dov’è lo Spirito di Cristo risorto? Allora come giungere a che si dia visibilmente? Per mezzo di un Catecumenato, questo è quello che vogliamo fare nella parrocchia” (OR, p. 35).

Rispondiamo: è il medesimo errore ereticale confutato sopra sulla negazione della santità della Chiesa.

 

Non esiste la Chiesa gerarchica, tutti i fedeli sono sacerdoti

Kiko e Carmen affermano:

“Non abbiamo sacerdoti nel senso di persone che separiamo da tutti gli altri perché in nostro nome si pongano in contatto con la divinità perché il nostro Sacerdote, Colui che intercede per noi è Cristo. E siccome siamo suo Corpo, siamo tutti sacerdoti. È vero che questo sacerdozio si visibilizza in un servizio e vi sono alcuni fratelli che sono servitori di questo sacerdozio, ministri del sacerdozio” (OR, pp. 56-57).

Rispondiamo: il Concilio di Trento ha definito di Fede che vi è un Sacerdozio sacramentale della Nuova Legge (DS 1764); che vi è il Sacramento dell’Ordine sacro o sacerdotale (DS 1765 ss.) e che vi è una Gerarchia ecclesiastica (DS 1767-1770).

 

Autorità usurpata: Kiko profeta di Dio

Dice Kiko:

“È l’Apostolo, il Catechista, colui che ti conduce nel Catecumenato, colui che deve vigilare sul Cammino” (OR, p. 30); “La parola di Dio ha una sola interpretazione che dà la Chiesa e che oggi io vi darò in nome della Chiesa” (OR, p. 216); “Se voi non riconoscete in noi Catechisti Gesù Cristo, Dio, questo che stiamo facendo qui è un teatrino” (Orientamenti alle équipes dei catechisti per la rinnovazione del primo scrutinio battesimale, pp. 102-103, d’ora in poi “1° SCR”).

Rispondiamo: questa tesi nega la Costituzione gerarchica della Chiesa definita di Fede dal Concilio di Trento (DS 1776), da Pio VI (DS 2602) e da San Pio X (DS 3454).

 

Rapporti coi Parroci e i Vescovi

Per i rapporti con i parroci Kiko esige “delicatezza” a motivo della loro “immaturità”:

“Sulla situazione dei Parroci […] bisogna parlare loro con più delicatezza perché vengono da una situazione di Chiesa nella quale sono impossibilitati a scoprirsi peccatori […] non possono avere quella libertà che sarebbe per loro una salvezza. Allora i Catechisti non debbono esporli a uno scrutinio in pubblico[4] o cose del genere” (1° SCR, p. 2).

Per gli aderenti al Cammino neocatecumenale, invece, libertà di operare e nessuna mortificazione:

“Il Cristianesimo significa che qui, fratelli, non vi si laverà mai il cervello fino al punto di non lasciarvi liberi di peccare quando vorrete” (2° SCR, p. 143); “Ci fu un tempo in cui si credeva che per essere virtuoso era necessario sacrificarsi molto facendo atti per esercitare la volontà. Questo oggi non si accetta più. È stato per altre epoche. Io non ti consiglierei mai, fratello, questo stoicismo” (Orientamenti  alle équipes dei catechisti per lo Shemà, p. 97).

Rispondiamo: questa tesi dei Neocatecumenali insegna la impossibilità dell’uomo di agire moralmente bene, che è stata condannata come eretica dal Concilio di Orange (DS 380), dal Concilio di Trento (DS 1566 e 1572) e da Clemente XI (DS 2448).

 

Religiosità e Fede

Kiko così illustra la differenza tra “religione” e “spiritualità cristiana”:

 “L’uomo quando ha scoperto questo Essere superiore ha bisogno di renderselo propizio. Appare la religione. […]. L’uomo erige un altare là dove Dio gli dà retta. Lì porta focacce, animali e li sacrifica. Pensa: Lui in cambio mi darà altre cose. […]. Così vengono posti alcuni sacerdoti” (OR, p. 55); “Tutti i religiosi naturali offrono a Dio le loro opere, questo non è Cristianesimo” (1° SCR, p. 42); “La spiritualità cristiana è che i cristiani lodino costantemente Dio. Nella religiosità naturale non esiste questa lode, esiste la sofferenza, la rassegnazione, si deve soffrire in questa vita perché uno abbia la ricompensa nell’altra. La vita è una prova per poi ricevere un premio. […]. Questo è eretico, totalmente anticristiano” (1° SCR, pp. 43-44).

Altra differenza:

“Nella religiosità naturale hai bisogno di un sacerdote con la sua brava talare che ti serva il culto. […]. Nel Cristianesimo è un’altra cosa. Tu ti incontri con Cristo attraverso un cristiano. Non si tratta di riti” (OR, p. 64). Anche perché, secondo Kiko, nei riti cristiani vi è un’ infiltrazione di paganesimo:

“Nella liturgia entrano tutta una serie di idee delle religioni naturali: offrire sacrifici a Dio per placarlo, così entrano nella liturgia i riti pagani” (OR, p. 320).

 

La presenza reale

Poi Kiko si dilunga sulla presenza:

 “La cosa più importante non sta nella presenza reale di Cristo nell’ Eucarestia, essa è in funzione della Pasqua” (OR, p. 325). “La Chiesa primitiva non ha mai avuto problemi sulla presenza reale. […] Cristo è una realtà vivente che fa pasqua e trascina la Chiesa. Non è questione di briciole. […]. Ora comincia ad esservi un’ossessione sul fatto che Cristo è presente nel pane e nel vino. […]. La Chiesa cattolica diventa ossessionata riguardo alla presenza reale. Cominciano le grandi esposizioni del SS. Sacramento, ma il pane e il vino non sono fatti per essere esposti perché vanno a male. Se Gesù avesse voluto l’Eucarestia per stare lì si sarebbe fatto presente in una pietra che non va a male. Il pane è per il banchetto, per condurci alla Pasqua. Invece da Trento in poi si celebrò messa per consacrare ed avere presente Gesù e metterlo nel tabernacolo” (OR, pp. 329-330).

“Forse che Dio ha bisogno del Sangue di Suo Figlio per placarsi? Ma che razza di Dio abbiamo fatto?” (OR, pp. 333-334).

“Il sacrificio che Dio vuole è il nostro corpo perché nel Cristianesimo non esistono templi. Se non uscite dalla religiosità dovete andarvene da qui [il Cammino Neocatecumenale, ndr], allora bisogna uscire dalla idolatria del tempio. […]. La Chiesa è piena di idolatrie, la Chiesa cattolica è piena di paganesimo” (Orientamenti alle équipes dei catechisti per la iniziazione alla preghiera, p. 34, d’ora in poi “PR”).

Rispondiamo: queste tesi negano

1°) il valore redentivo espiatorio e propiziatore del Sacrificio della Messa 

2°) la presenza reale di Cristo nelle specie eucaristiche anche dopo la Messa, verità definite di Fede dal Concilio di Trento (DS 1513, 1740); dal Concilio Lateranense IV (DS 802), dal Concilio di Costanza (DS 1151) e dal Concilio di Trento (DS 1651).

 

La Fede è l’esperienza dell’ incontro personale con Cristo

Per Kiko il Cristianesimo non è né un insieme di verità né di precetti morali:

“Essere cristiano non sarà aderire ad alcune verità. Il Cristianesimo non è un insieme di verità, che stanno lì staticamente come se Dio fosse un Essere statico. […]. Il Cristianesimo non è affatto una dottrina, è una Buona Novella, un evento storico, che lo distingue da tutte le religioni” (OR, p. 127).

“Il Cristianesimo non è un moralismo. Gesù non è un ideale di vita, non è venuto a darci un esempio ad insegnarci a compiere la legge” (OR, p. 125).

Rispondiamo: queste tesi riprendono l’errore modernista sull’Esperienza religiosa condannato da S. Pio X nell’Enciclica Pascendi (1907).

 

Non è necessario cooperare alla Grazia

Ne consegue che “La Chiesa non giudica, non esige, bensì salva, cura e perdona” (OR, p. 90); “Il Cristianesimo non esige nulla da nessuno, regala tutto” (OR, p. 223).

Rispondiamo: questa tesi nega la necessità che l’uomo cooperi con la Grazia di Dio ed è stata condannata come eretica dal Concilio di Trento (DS 1559).

 

L’uomo è totalmente corrotto e non ha più il libero arbitrio

Per Kiko l’uomo è un irresponsabile: non può fare il male e perciò non ne ha colpa né può fare il bene, pur volendolo perché è in balìa del demonio:

“L’uomo è profondamente tarato. È carnale. Non può fare a meno di rubare, litigare, essere geloso, d’ invidiare. Non può fare altrimenti e non ne ha colpa” (OR, p. 138).

Cristo è stato resuscitato, io sono risuscitato. Io sono perdonato e vivente per sempre. […]. Se l’uomo è stato resuscitato dalla morte vuol dire che il peccato è stato perdonato. […]. Questo lo farà Dio non tu” (OR, p. 141, 144 e 123).

“La conversione non è un pentirsi del peccato, ma un camminare in avanti” (OR, p. 167).

“L’uomo vuol fare il bene e non può. L’uomo è rimasto radicalmente incapace e in balìa dei demoni. È rimasto schiavo del Maligno. Il Maligno è il suo Signore” (OR, p. 130); “L’uomo pecca perché non può fare altro, perché è schiavo del peccato” (1° SCR, p. 93); “Se qualcuno pecca è perché il demonio è in lui” (Orientamenti  alle équipes dei catechisti per lo Shemà, p. 14).

Rispondiamo: La Chiesa ha definito di Fede divino-cattolica che la natura umana non è stata totalmente corrotta, ma solo ferita dal peccato originale (Concilio Vaticano I, DS 3004, 3026) e che l’uomo ha conservato il suo libero arbitrio e quindi, se pecca, è responsabile del suo peccato (Concilio di Trento, DS 1555).

 

Nella Chiesa primitiva non c’era il sacramento della Confessione ma solo il Battesimo

Ecco come Kiko elimina il Sacramento della Confessione e poi dell’Eucarestia:

“La Chiesa primitiva non ha alcuna esplicitazione del sacramento della Penitenza che non sia il Battesimo. […]. Quando la Chiesa si istituzionalizza un poco appare l’ istituzione della Penitenza” (OR, p. 167).

Il valore del rito non sta nell’ assoluzione, visto che in Gesù siamo già perdonati, ma nel rendere l’ uomo capace di sentirsi perdonato. […]. Uno si sente perdonato nel profondo quando si sente in comunione con i fratelli” (OR, pp. 176-177).

Rispondiamo: il Concilio di Trento ha definito che la Chiesa ha ricevuto da Cristo il potere di perdonare i peccati mediante il sacramento della Confessione personale (DS 1670).

 

L’Eucarestia

“L’Eucarestia è unicamente sacrificio di lode. Altri vedono nell’ Eucarestia il Sacrificio della Croce di Gesù. […]. Nell’Eucarestia non c’è nessuna offerta” (OR, p. 322e 328); “Non c’è Eucarestia senza assemblea”  (OR, p. 317).

Rispondiamo: il Concilio di Trento ha definito di Fede divino-cattolica che la Messa (anche privata) è un vero Sacrificio di adorazione, di ringraziamento, di propiziazione, di soddisfazione e di impetrazione (DS 938, 940).

 

Conclusione

Come si vede la dottrina del Cammino Neocatecumenale oggettivamente si allontana da molte verità rivelate e definite dogmaticamente dalla Chiesa cattolica, mediante il suo Magistero infallibile. Per questo motivo oggettivamente il Cammino Neocatecumenale non può essere considerato un Movimento cattolico, apostolico e romano, anche se si spaccia per tale.

sì sì no no

 

[1]Può essere richiesto all’Autore (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.  http://www.geocities.com/athens/delphi/6919)

[2]Gli altri libri sul Cammino Neocatecumenale sono stati scritti da padre Enrico Zoffoli, Eresie del Movimento Neocatecumenale, Tavagnacco di Udine, Edizioni Segno, V ed., 1992 e da don Gino Conti, Un segreto svelato, Tavagnacco di Udine, Edizioni Segno, 1997. Possono essere richiesti a

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. ; http://www.edizionisegno.it  .

Consigliamo di iniziare con il libro di don Conti e solo dopo con quello di padre Zoffoli, che è un po’ più difficile ed ampio. Il testo di don Marighetto è un buon compendio degli altri, che risultano, così, di più facile comprensione. È per questo motivo che ci basiamo su di esso in quest’articolo anche perché l’Autore è l’unico ancora in vita dei tre sacerdoti. 

[3]Per i Neocatecumenali il termine “Religione / Religioso” ha una valenza negativa (simile a “pagano / idolatrico”) ed è contrapposto a quello di “Fede”, che è più spirituale  e positivo (simile a “Cammino Neocatecumenale”).

[4]Che si fa durante le confessioni pubbliche, nelle quali i sacerdoti e i fedeli sono interrogati o sottomessi a scrutinio dei Catechisti, i quali li incalzano a raccontare nei minimi dettagli i loro peccati.