ULTIME ESTERNAZIONI DI JOSÈ BERGOGLIO

L’elogio di Marco Pannella

«Marco Pannella è una persona […], di cui non si poteva non apprezzare l’impegno  totale e disinteressato per nobili cause […]. Lo ricordo con stima e simpatia. Pensando che ci lascia un’eredità umana e spirituale importante» (padre Federico Lombardi, portavoce di Francesco I, Radio Vaticana, 19 maggio 2016).

 

 

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Pannella è stato un abortista convinto ed ha praticato e pubblicizzato centinaia di aborti anche quando l’aborto non era ancora “legge” di Stato. Ha propagandato il divorzio, le unioni omosessuali e l’uso della droga. Non ha mai smentito le sue convinzioni e le sue pratiche gravemente peccaminose contro la Legge naturale e divina (5° Comandamento: “Non uccidere l’innocente”; 6° Comandamento: “Non commettere atti impuri” aggravati dal peccato contro-natura di omosessualità che “grida vendetta al cospetto di Dio” [Catechismo della Dottrina Cristiana di San Pio X, n.  154]; 9° Comandamento: “Non desiderare la donna d’altri”).

Non è possibile, dunque, “stimarlo” come uomo che ha combattuto per “nobili cause” e che ci ha lasciato una “eredità spirituale”, anzi è un grave scandalo presentarlo come tale agli occhi dei fedeli, equivale a negare implicitamente la fede e la morale cristiana.

 

L’elogio della convivenza fuori del matrimonio

«Meglio un buon matrimonio dopo una convivenza che un matrimonio improvvisato. […]. Forse non si ha ancora la preparazione per accettare che due persone possano scegliere di amarsi senza obbligatoriamente dover contrarre matrimonio» (Convegno annuale della Diocesi di Roma, 16 giugno 2016).

 

Osserviamo

Certamente è bene arrivare al matrimonio ben preparati spiritualmente, ma è assolutamente inaudito che un Papa faccia l’elogio del peccato mortale, abituale e pubblico (cfr. 6° e 9° Comandamento) qual è la convivenza fuori del matrimonio. Anche questa frase è una negazione implicita della morale naturale e cristiana.

 

L’accentramento anti-diocesano

«Il Santo Padre Francesco, nell’ Udienza concessa al sottoscritto Segretario di Stato il 4 aprile 2016, ha stabilito che la previa consultazione della Santa Sede sia da intendersi come necessaria per la validità per l’erezione [di un Istituto religioso]. […]. Vedendo la necessità di evitare che vengano eretti a livello diocesano» (Rescritto in merito al canone 597 del CIC sulla erezione degli Istituti diocesani, 20 maggio 2016. Il presente Rescritto sarà promulgato tramite pubblicazione su L’ Osservatore Romano, entrando in vigore il 1° giugno 2016).

 

Osserviamo

In nome della “Collegialità episcopale” si toglie al Vescovo diocesano il potere che ha sempre avuto[1] (CIC, 1917, can. 100 § 1) di riconoscere inizialmente un Istituto di vita religiosa come di “diritto diocesano”, prima che venga riconosciuto definitivamente da Roma come di “diritto pontificio”. Va contro la pratica costante della Chiesa e il buon senso. Il Vescovo del luogo conosce le persone che gli chiedono l’erezione canonica nella sua diocesi, Roma non può conoscere tutto ed è per questo che deve essere aiutata dai Vescovi diocesani o del luogo. Accentrare tutto va contro l’adagio antico: “factotum facit nihil / chi vuol far tutto non riesce a far nulla”.

I Vescovi sono i successori degli Apostoli nel governo ordinario delle singole diocesi sotto l’autorità del Romano Pontefice per divina istituzione (CIC, 1917, can. 329, § 1; can. 3329, § 1). «Il potere di giurisdizione è il potere più cospicuo del vescovo: “Lo Spirito santo ha posto i vescovi a governare la Chiesa”» (Antonio Piolanti, Dizionario di Teologia dogmatica, Roma, Studium, IV ed., 1957, p. 435, voce Vescovo).

Questo “centralismo democratico” di papa Bergoglio contrasta con quanto dice di sé riguardo ai temi di morale: “Chi siamo noi per giudicare un gay? Se è vero che cerca Dio…” (frase ripetuta per la seconda volta il 27 giugno 2016 in un’ Intervista durante il viaggio di ritorno dall’Armenia). Se cerca Dio deve non peccare più, come disse Gesù all’adultera, smetterla con la vita moralmente, gravemente e contro-natura disordinata riguardo al 6° e 9° Comandamento. Proprio perché è il Papa (e quando  vuole lo fa anche in maniera esagerata, avocando a sé poteri che i Vescovi hanno sempre espletato) deve dire alle pecore o ai fedeli che pasce quale erba è buona e qual è nociva, quale acqua è potabile e quale no, quale animale è amico e quale nemico, altrimenti è un “cattivo pastore, che se vede il lupo fugge” (Gv., X, 1-21) “non solo correndo, ma anche semplicemente tacendo” (S. Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Giovanni). È dovere del Pastore dire esplicitamente che la pratica omosessuale vìola la morale cristiana e naturale ed è un peccato contro-natura che grida vendetta al cospetto di Dio (Catechismo della Dottrina Cristiana di San Pio X, n.  154).

 

I dubbi sulla Fede

“Tante volte mi trovo in crisi con la fede e a volte ho avuto” l’audacia di “rimproverare Gesù e anche di dubitare. Questo sarà la verità? Ma sarà un sogno?”. Lo ha confidato papa Francesco ai giovani, aggiungendo che questo gli è accaduto “da ragazzo, da seminarista, da religioso,  da prete, da Vescovo e anche da Papa”.

E ha aggiunto poi: “Un cristiano che non ha sentito questo alcune volte” al quale “la fede non è entrata in crisi, gli manca qualcosa” http://www.avvenire.it/chiesa/  pagine/papa-francesco-collegio-universitario-villa-nazareth.aspx

 

Osserviamo

Chi dubita volontariamente della fede pecca gravemente contro la virtù di fede, perde la grazia santificante e la virtù di fede (E. Jone, Compendio di Teologia Morale, Casale Monferrato, Marietti, 1964, VI ed., n. 125, p. 82; F. Roberti – P. Palazzini, Dizionario di Teologia Morale, ed. IV, 1968,vol. I, p. 611, voce Dubbio nella Fede / Eresia).

 

Francesco I è Papa, Benedetto XVI è “Papa emerito”

Finalmente un po’ di chiarezza tra tanta confusione: “c’è molta logica in questa follia…” (Shakespeare, L’Amleto). Bergoglio spiega: «C’è il Papa e il Papa emerito. Benedetto XVI è Papa emerito, lui ha detto chiaramente quell’11 febbraio 2013  che dava le dimissioni a partire dal successivo 28 febbraio. […]. Mai dimentico quel discorso fatto ai cardinali il 28 febbraio quando disse: “Tra di voi c’è il mio successore: prometto obbedienza a lui”. E lo ha fatto!. […]. Ho ringraziato pubblicamente Benedetto per aver aperto la porta ai Papi emeriti. Ma c’è un solo Papa, l’altro è emerito. Forse in futuro potranno essercene due o tre, ma sono emeriti» (Intervista durante il viaggio di ritorno dall’ Armenia, 27 giugno 2016).

 

Osserviamo

Molti si son concentrati sulle dimissioni date da Benedetto XVI dicendo che non erano valide… eccetera. Il vero problema, invece, è l’invenzione del Papa emerito, che nella Chiesa non è mai esistito,  così come il Vescovo emerito prima del 1966.

 

Conclusione

L’Autorità del Papa su questa terra non ne conosce una superiore. Neppure l’Episcopato riunito in Concilio o sparso nel mondo né il Collegio cardinalizio possono condannare tramite un verdetto giuridico e deporre un  Papa. Tuttavia il suo potere è limitato dalla Rivelazione e dalla Legge divina. Quindi solo Dio o Gesù Cristo, di cui il Papa è Vicario su questa terra, possono mettere fine al suo agire quando contraddice la divina Rivelazione o la Legge naturale e divina.

Come scriveva il Gaetano (Apologia de Comparata Auctoritate Papae et Concilii, Roma, Angelicum ed. Pollet, 1936, p. 112 ss.), il rimedio ad un male così grande come “un Papa scellerato” e la crisi nella Chiesa in tempi di  caos  è la preghiera e il ricorso all’onnipotente assistenza divina su Pietro, che Gesù ha promesso solennemente. Gaetano cita l’Angelico (De regimine principum, lib. I, cap. V-VI) in cui il Dottore Comune insegna che normalmente i più propensi a rivoltarsi contro il tiranno temporale sono i “discoli”, mentre le persone giudiziose riescono a pazientare finché è possibile e solo come extrema ratio ricorrono alla rivolta. Quindi ne conclude che se occorre aver molta pazienza con il tiranno temporale e solo eccezionalmente si può ricorrere alla rivolta armata e al tirannicidio, nel caso del Papa indegno o “criminale”[2], non solo non è mai lecito il “papicidio” e la rivolta armata, ma neppure la sua deposizione da parte del Concilio, anche se è doveroso non obbedire ai suoi ordini qualora siano illeciti.

sì sì no no

 

[1]Cfr. E. Ruffini, La Gerarchia della Chiesa negli Atti degli Apostoli e nelle Lettere di San Paolo, Roma, 1921; A. Vellico, De episcopis iuxta doctrinam catholicam, Roma, 1937; F. Roberti – P. Palazzini, Dizionario di teologia Morale, Roma, Studium, IV ed., 1968, vol. I, p. 866, voce Istituti ecclesiastici; V. Del Giudice, Istituzioni di Diritto Canonico, Milano, 1936, pp. 228-235.

[2]V. Mondello, La dottrina del Gaetano sul Romano Pontefice, Messina, 1965, p. 65.