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Categoria: Anno 2015

Attualità di Maria Immacolata

Pio IX, in esilio a Gaeta, contemplando il mare in burrasca, che sbatteva tra i suoi flutti le navi ancorate nel porto, pensava alla situazione della Chiesa (la barca di Pietro) in quei tristi tempi, in cui le forze degli inferi – dirette allora dal giudaismo talmudico e dalla massoneria – avevano costretto il Papa a lasciare Roma.

Egli cercava un rimedio a tanto male e capì  che solo la Madre di Dio, la quale schiaccia il capo del serpente infernale (“Ipsa conteret caput tuum”, Gen., III, 15) e tutte le eresie (“Gaude, Maria Virgo, quia cunctas haereses, tuo virgineo pede, contrivisti”, Liturgia), poteva risolvere un male tanto profondo e vasto, che superava le forze puramente umane. Egli quindi scrisse un’Enciclica (1849, Ubi arcanum) e poi promulgò il dogma dell’ Immacolata Concezione (1854, Ineffabilis Deus) per affidare a Maria Immacolata la Chiesa e la Società cristiana. Infine (1864, Syllabus e Quanta cura) condannò gli errori principali della modernità che avrebbero voluto cancellare Dio, Gesù e la Chiesa dalla faccia della terra.

Oggi più attuale che mai

Oggi la situazione è peggiore di quella che contemplava Pio IX. Infatti la modernità (con il Concilio Vaticano II) è penetrata nell’ ambiente ecclesiale, che l’aveva condannata sino al 1958,  e con Francesco I stiamo assistendo all’ultimo assalto del neomodernismo contro la morale naturale e rivelata.

La situazione della Società civile è universalmente peggiore di quella di Sodoma e Gomorra (v. leggi per la perversione morale dei minorenni).

A tanto sfacelo solo l’ Onnipotenza divina e la Corredenzione di Maria possono porre rimedio.

Contempliamo, dunque, l’ Immacolata Corredentrice, onnipotente per grazia e non per natura, per ottenere aiuto da Lei in questi tristissimi tempi, che non mi sembra esagerato definire apocalittici, anticristici ed universalmente apostatici.

 

Natura dell’Immacolata Concezione

Pio IX ha definito che “la SS. Vergine, nel primo istante del suo concepimento, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo, fu preservata immune da ogni macchia di peccato originale” (Bolla Ineffabilis Deus).

L’Autore (o la causa efficiente) del privilegio concesso a Maria è Dio, che in previsione  dei meriti di Gesù, Salvatore del genere umano, le concesse l’esenzione dal peccato originale. Il soggetto (o la causa materiale) del concepimento immacolato è la persona di Maria, non la sola anima o il solo corpo di lei, a partire dal primo istante della sua esistenza ossia non appena Dio creò l’anima di Maria e l’infuse nel corpo preparato dai suoi genitori.

 

Un grazie affettuosissimo a tutti i nostri associati, che in vari modi ci hanno sostenuti: che Dio li ricompensi come solo Lui sa fare e la Vergine Santa li copra con il Suo manto.

 

L’oggetto (o la causa formale) è la preservazione dal peccato originale, il quale consiste nella privazione della grazia santificante, e quindi la preservazione da esso consiste nella presenza della grazia santificante nell’anima di Maria sin dal primo istante in cui fu infusa nel suo corpo.

Infatti Adamo col suo peccato di disobbedienza a Dio nel paradiso terrestre perse i doni gratuiti soprannaturali (la grazia santificante) e preternaturali (scienza infusa, impassibilità, immortalità, integrità) che gli erano stati dati da Dio e  che avrebbe dovuto trasmettere alla sua discendenza se non avesse peccato. Quindi anche Maria, come discendente da Adamo, avrebbe dovuto nascere senza la grazia santificante ossia con il peccato originale. Però, siccome era stata eletta Madre di Dio incarnato, affinché ne fosse la degna abitazione venne preservata dal peccato originale sin dal primo istante della sua concezione o infusione dell’anima nel suo corpo. Mentre tutti gli altri uomini vengono liberati dalla macchia del peccato originale o privazione della grazia santificante, nella quale nascono, mediante il battesimo o la giustificazione (redenzione liberativa), Maria fu redenta in maniera preservativa cioè fu preservata dal cadere nel peccato originale (infusione immediata della grazia).

Infine lo scopo (o la  causa finale) dell’Immacolata concezione è di dare al Redentore una abitazione degna di lui: Maria, Madre del Dio incarnato, immune dall’assenza della grazia anche per un solo istante.

 

L’iter finale della definizione di Pio IX

Pio IX prima di definire l’8 dicembre del 1854  in maniera solenne il dogma dell’Immacolata Concezione, pur potendo procedervi da solo, volle interrogare il Magistero Ordinario Universale. Perciò scrisse il 2 febbraio 1849 da Gaeta un’ Enciclica intitolata Ubi primum, nella quale chiedeva a tutti i Vescovi sparsi nel mondo (ciascuno nella sua diocesi) di rispondere per iscritto alla domanda (contenuta nella sua Enciclica) se Maria fosse stata concepita senza peccato originale. Su circa seicento vescovi interrogati, cinquecentocinquanta risposero affermativamente. Quindi il Papa si dispose a definire infallibilmente l’Immacolata concezione di Maria, come verità da Dio rivelata e perciò contenuta nelle Fonti della Rivelazione: S. Scrittura e Tradizione.

 

L’Immacolata e la S. Scrittura

Nell’Antico Testamento il privilegio di Maria è rivelato e contenuto implicitamente nella Genesi (III, 15) in cui è profetizzata la vittoria della donna (Maria) e della sua prole (Cristo e i cristiani) sul serpente (satana), e questo testo biblico è stato interpretato in questo significato comunemente (come ricorda Pio IX) dai Padri ecclesiastici.

Dalla Genesi così letta, infatti, seguono tre conclusioni.

Prima conclusione: l’inimicizia assoluta tra la Donna con la sua discendenza ed il serpente. Ora tale inimicizia esclude ogni peccato, sia attuale sia originale, nella Donna. Satana è tenebra e peccato senza alcuna luce, Maria è luce e grazia senza alcun peccato. Infatti il peccato rende  nemico di Dio e amico o schiavo di satana. Quindi Maria neppure per un solo istante poté essere nemica di  Dio e amica di satana.

Seconda conclusione: la piena vittoria, come epilogo dell’inimicizia, della Donna sul serpente. Se avesse contratto il peccato originale anche per un solo istante, Maria sarebbe stata vinta, per un solo istante ma egualmente vinta, da satana.

Terza conclusione: l’associazione della Donna alla sua discendenza nella Redenzione dell’umanità dalla schiavitù del diavolo e del peccato. Ora in che modo Maria avrebbe potuto essere associata a Cristo nella Redenzione se essa stessa fosse stata anche per un solo istante schiava di satana e del peccato? Dunque Maria fu preservata dal peccato originale.

Nel Nuovo Testamento all’ Annunciazione (Lc., I, 28) Maria è salutata dall’Arcangelo Gabriele col titolo di “piena di grazia”, in greco “checaritoméne” (stabilmente o sempre piena di grazia divina), e i Padri interpretano unanimemente tale pienezza come una santità perfetta e senza limiti di tempo. Ora dove è la grazia non vi è il peccato, quindi Maria è stata sempre nella grazia di Dio e perciò mai neppure per un solo istante nel peccato personale o originale.

Lo stesso va detto per “il Signore è con te” e per “tu sei benedetta tra le donne”: sempre con te e sempre benedetta. Quindi mai in peccato e maledetta oggettivamente.

 

L’Immacolata e la Tradizione

Dall’età apostolica sino al XII secolo la Immacolata Concezione di Maria si trova implicitamente insegnata in due dogmi esplicitamente asseriti: 1°) la Maternità divina, che è la base di tutti i privilegi di Maria; 2°) il parallelismo e il contrasto tra Maria e Eva, esposti unanimemente dai Padri sin dal II secolo: Maria come Eva è uscita immacolata dalle mani di Dio ma al contrario di Eva non è mai divenuta schiava del peccato e del serpente.

Inoltre i Padri (Ippolito[1], Giustino, Ireneo[2], Tertulliano, Efrem[3], Agostino[4]) insegnano che Maria è “la santa Vergine” per eccellenza.

 

L’elaborazione teologica dell’ Immacolata

Ripugna che la Madre di Dio, nemico totale e vincitore perfetto di satana e del peccato, sia stata soggetta anche per un solo istante all’uno e all’altro[5]. La ragione teologica nel corso dei secoli ha argomentato: 1°) la possibilità da parte dell’Onnipotenza divina di preservare Maria dal peccato originale; 2°) la convenienza che Maria fosse esente da ogni macchia per essere degna Madre di Dio[6].

 

L’Immacolata e gli ultimi tempi

In cielo appare “un grande segno: una donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi e sulla testa una corona di dodici stelle” (Apocalisse, XII, v. 1).

La “donna” simboleggia Maria e la Chiesa nel suo senso più largo, comprendente l’Antico e il Nuovo Testamento. Pier Carlo Landucci (Commento all’Apocalisse di Giovanni, Milano, Diego Fabbri, 1964 p. 123, nota 1) commenta che la donna immediatamente è simbolo di Maria e mediatamente è simbolo della Chiesa. Lo stesso commento è dato da Dom Jean de Monléon (Le sens mystique de l’Apocalypse, Parigi, NEL, 1984, p. 191). Mons. Antonino Romeo, a sua volta, commenta che la “donna” in senso largo rappresenta, per la maggior parte dei Padri, un’allegoria della Chiesa, mentre essa è in senso stretto una persona fisica, madre di Cristo e dei cristiani, Madre della Chiesa (La Sacra Bibbia, sotto la direzione e curata da Salvatore Garofalo, Il Nuovo Testamento, vol. III, Torino, Marietti, Casale Monferrato, 1960, L’Apocalisse, commentata da A. Romeo, p. 806, nota 1).

È “vestita di sole” poiché Gesù, che è il Sole di giustizia, la riveste e la protegge: “La donna appare tutta avvolta dal sole, ossia tutta luce: la luce della grazia  derivante dal sole che è Cristo, in opposizione alle tenebre del peccato” (G. Roschini, Dizionario di Mariologia, Roma, Studium, 1961, p. 217, voce “Immacolata concezione”).

La “luna sta sotto i suoi piedi” come uno sgabello, simboleggiando il disprezzo che Maria nutre per le cose mondane e mutevoli, rappresentate dalla luna che è cangiante.

Nel cielo appare “un altro segno: un dragone rosso” (v. 3). Il dragone, ossia una specie di serpente enorme provvisto di ali e di piedi, figura il demonio e si ricollega al primo libro della S. Scrittura (Gen., III, 1) perché è il nemico della Chiesa di Cristo e di Maria sua Madre. Perciò nell’ultimo Libro della Bibbia si ha una scena analoga a quella della Genesi in cui compare una donna, Eva, e il serpente ossia il diavolo: nell’Apocalisse la donna è Maria. Questa scena segna l’alfa e l’omega della Rivelazione.

 

La realizzazione della Genesi/impressionanti paralleli

Pio IX nella Bolla Ineffabilis Deus (8 dicembre 1854), definendo il dogma della Immacolata Concezione di Maria, si è rifatto alla profezia della Genesi (III, 14-15) ed ha messo in luce la unione indissolubile tra Maria, la Chiesa e Cristo nella lotta contro il serpente infernale. Maria schiaccerà il capo del serpente: “Ipsa conteret caput tuum” “con Cristo, per Cristo ed in Cristo”, come leggono unanimemente i Padri della Chiesa e San Girolamo stesso (De perpetua Virginitate Mariae adversum Helvidium, PL 23, 1883, 193-216).

Infine nell’Enciclica sulla Chiesa Mystici Corporis Christi (1943) papa Pacelli insegna che Maria “quanto al corpo era Madre del nostro Capo, quanto al suo spirito poté divenire madre spirituale” (AAS 35 [1943], p. 247). Maria è vera Madre fisica di Cristo e vera Madre spirituale del Suo Corpo mistico (Maria Mater Christianorum; Maria Mater Ecclesiae). Chi non ha Maria per Madre spirituale non ha Dio per Padre spirituale.

Nel Nuovo Testamento si ha la realizzazione di quanto era stato annunziato all’inizio del Vecchio Testamento (Gen., III, 15), almeno in tre passi decisivi, che sono quasi una spiegazione o un commento alla Genesi.

Il primo (Lc., I, 26-38) narra che l’Angelo Gabriele fu mandato da Dio a Maria per ottenere il suo libero consenso al piano divino che l’aveva resa Madre del Redentore. Maria ha dato il suo consenso (“Ecce Ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum”). Si nota un parallelo impressionante tra i tre protagonisti della rovina spirituale del genere umano (un uomo di nome Adamo, una donna di nome Eva ed un angelo decaduto sotto apparenza di serpente) ed i tre protagonisti della Redenzione dell’umanità (il nuovo Adamo, che è Gesù, la nuova Eva, che è Maria e l’angelo buono, che è Gabriele).

Il Vangelo secondo San Giovanni (XIX, 25-27) ci mostra Maria sul monte Calvario ai piedi dell’albero della Croce nell’istante del Sacrificio del Redentore, ossia nel momento in cui la inimicizia e la contraddizione verso di lui raggiungevano il culmine. Anche qui fa impressione il parallelo tra il Calvario e la scena del peccato originale nella Genesi: qui un albero della scienza del bene e del male, un uomo di nome Adamo e una donna di nome Eva che nel giardino o monte dell’Eden, spinti dal diavolo, rovinano l’umanità perdendo la grazia santificante; nel Nuovo Testamento abbiamo un nuovo Monte (il Calvario), un nuovo albero (la Croce), un nuovo Adamo (Cristo) ed una nuova Eva (Maria), che, con l’aiuto di Dio e in forza dell’avversione del diavolo e della sua discendenza (il sinedrio), riscattano o ricomprano ciò che era stato perso nell’Eden.

Infine San Giovanni ritorna su questo parallelo nell’ultimo Libro sacro (Apocalisse, XII, 1-6) rivelando la lotta tra il dragone e la donna e il Figlio della donna. Come si vede, la S. Scrittura inizia (Genesi) e finisce (Apocalisse) con la Rivelazione della Passione e Compassione, Redenzione e Corredenzione di Maria, Madre della Chiesa, dramma, in cui gli attori principali sono Dio, Maria e il diavolo.

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[1] De Antichristo, IV.

[2] Adv. Haeres., IV, XXX, 11 ; PG VII, 1080.

[3] Sermo in Genesym, III, 6.

[4] De natura et gratia, XXXVI, 42; PL, XLIV, 267, RJ, 179.

[5]  Cfr. G. Roschini, Mariologia, Roma, II ed., 1948, vol. II, pp. 11 ss.

[6] Cfr. A. M. Lépicier, Tractatus de Beatissima V. Maria Matre Dei, Roma, V ed., 1926; B. H. Merkelbach, Mariologia, Parigi, 1939; G. Roschini, Mariologia, Roma, 4 voll., II ed., 1947-1948; P. C. Landucci, Maria SS. nel Vangelo, Roma, 1945; E. Zolli, Da Eva a Maria, Roma, 1954; R. Garrigou-Lagrange, La Mère du Sauver et notre vie intérieure, Parigi, 1941.

 

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