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Categoria: Anno 2013

MARIA DISPENSATRICE DI TUTTE LE GRAZIE

Donna, sei tanto grande e tanto vali/ che qual vuol grazia e a te non ricorre sua desianza vuol volar senz’ali” (Dante, Paradiso, XXXIII, 13).

Applicazione della Redenzione alle anime o Redenzione soggettiva

In quale maniera Maria, Corredentrice secondaria[1], coopera con Gesù, Redentore principale, ad applicare e distribuire i frutti della Redenzione oggettiva alle singole anime?

Abbiamo già visto che la Redenzione conosce due momenti: quello oggettivo in cui essa viene operata con l’Incarnazione di Gesù nel seno di Maria e la morte di  Lui offerta da Maria sul Calvario; quello soggettivo in cui la Redenzione viene applicata da Gesù, e subordinatamente da Maria, sino alla fine del mondo alle singole anime.

Maria, dunque, esercita subordinatamente a Gesù una causalità (vedremo meglio che tipo di causalità) nella dispensazione delle grazie agli uomini. Qui possiamo anticipare: 1°) agli uomini che vissero prima di Gesù Maria le dispensa a modo di causa finale, ossia Dio ha voluto che la grazia fosse data loro in vista  dei futuri meriti de condigno (o di stretta giustizia) di Cristo in quanto Dio e de congruo di Maria in quanto Madre del Redentore; 2°) agli uomini che vivono dopo Cristo Maria dispensa le grazie a modo di causa efficiente, ossia Dio dà loro la grazia mediante la cooperazione subordinata e secondaria di Maria alla distribuzione efficiente principale di Gesù.

Quindi si può affermare che Dio ha voluto che tutte le grazie passino attraverso le mani di Maria in maniera subordinata a Gesù. Ciò non significa che non si possa ottenere nessuna grazia senza chiederla esplicitamente a Maria, poiché implicitamente vi è sempre un’ invocazione a Maria, dal momento che chiediamo a Dio le grazie secondo l’ordine dell’economia della Salvezza stabilita da Lui per cui tutte le grazie passano attraverso Maria come canale subordinato e allacciato alla fonte principale che è Gesù.

Anche questa tesi, come la Corredenzione, è insegnata dal Magistero, si trova nella S. Scrittura e nella Tradizione; quindi può essere qualificata di Fede divina rivelata e definita, anche se in maniera ordinaria e non solenne quanto al modo della definizione. Inoltre se per Maria Corredentrice si possono annoverare tra i non entusiasti tre teologi cattolici altamente qualificati e pienamente ortodossi (Matthias Josef Scheeben, Louis Billot e Pietro Parente[2]), per Maria Dispensatrice di ogni grazia gli avversari tra i cattolici sono Ludovico Antonio Muratori (Della regolata devozione dei cristiani, Opere, vol. VI, Arezzo, 1768), Giovanni Ude (Ist Maria die Mitlerin aller Gnaden?, Bressanone, 1928) e Jean Guitton (Mythe et mystère de Marie, Roma, 1967; The Mediatrix of all Graces, in “The Homileticand Pastoral Review”, n. 53, 1953, pp. 698-701), i quali non spiccano per acume e fermezza dogmatica. Il più famoso, il Muratori, fu uno storico più che un teologo, mentre Jean Guitton è stato pienamente coinvolto nella corrente neomodernistica che ha influito sul Concilio Vaticano II e il postconcilio; quanto al prof. Ude è stato insegnante nel Seminario di Gratz ed aveva una certa tendenza al modernismo e al minimalismo mariano.

Da notare che M. J. Scheeben (Le meraviglie della grazia divina, 1861, tr. it., Torino, 1933; I misteri del Cristianesimo, 1865, tr. it., Brescia, 1949; Handbuch der katholischen Dogmatik, Friburgo, 1882, 4 voll., 1873-1887; Sistematische Mariologie, Bruxelles, 1938), L. Billot (De Verbo Incarnato, Roma, 1892) e P. Parente (De Verbo Incarnato, Torino-Roma, 1943, L’Io di Cristo, Brescia, 1951) sono, invece, favorevoli alla Mediazione di Maria come Dispensatrice di ogni grazia[3].

Il Magistero: “niente […] se non per mezzo di Maria

Benedetto XIV nella Bolla Gloriosae Dominae, 27 settembre 1748, ha dichiarato che Maria è “fiume celeste con il quale tutti i doni della grazia vengono portati nel cuore dei poveri mortali”.

Pio VII chiama Maria “Dispensatrice di tutte le grazie” (Ampliatio privilegiorum Ecclesiae BVM, Firenze, 1806, VII, col. 546).

Pio VIII nella Bolla Praesentissimus, 30 marzo 1830, insegna che “Gesù ci affidò a Maria sua Madre, mentre moriva, affinché come Egli intercedeva presso il Padre, cosi Ella intercedesse presso il Figlio”.

Pio IX insegna che “Dio ha affidato a Maria il tesoro di tutti i beni spirituali, affinché ciascun uomo sappia che otteniamo ogni speranza, ogni grazia ed ogni salvezza attraverso di lei, poiché è Volontà di Dio che noi otteniamo ogni cosa per mezzo di Maria” (Enciclica Ubi primum, 2 febbraio 1849; Id., Quanta cura, 8 dicembre 1864).

Leone XIII insegna: “Dell’ immenso tesoro di ogni grazia arrecataci da Cristo niente assolutamente viene comunicato a noi se non per mezzo di Maria, avendo Dio stabilito così. Come nessuno può andare a Dio Padre se non attraverso Cristo, così ordinariamente nessuno può andare a Cristo se non per mezzo di Maria. […]. Questo piano della divina Provvidenza fu, sin dall’inizio, insegnato dai Padri della Chiesa e fu concordemente compreso, in ogni tempo, dal popolo cristiano” (Enciclica Octobri mense, 22 settembre 1891. Il Papa insegna la stessa dottrina nell’Encicliche Supremi Apostolatus, 1883, e Superiore anno, 1884; Letitia sancta, 1893; Jucunda semper, 8 settembre 1894; Adiutricem populi, 5 settembre 1895; Diuturni temporis, 5 settembre 1898).

San Pio X dichiara Maria “Distributrice di tutte le grazie che Cristo ci ha conquistate con la sua morte e col suo sangue” (Enciclica Ad diem illum, 2 febbraio 1904).

Benedetto XV scrive: “Tutte le grazie che Dio si degna di concedere ai figli di Adamo, per un disegno benevolo della divina Provvidenza, vengono dispensate dalle mani della BVM” (Lettera Apostolica Inter sodalicia, 22  marzo 1918). Inoltre papa Della  Chiesa nel 1921 istituì la festa liturgica con Messa ed Ufficio di ‘Maria Mediatrice di tutte le grazie’ (v. La vie diocésaine, n. 10, 1921, pp. 96-106).

Pio XI dichiara Maria “Mediatrice di tutte le grazie presso Dio” (Lettera Apostolica Explorata res, 2 febbraio 1923; Id., Enciclica Miserentissimus Redemptor, 1928).

Pio XII ha insegnato più volte in vari Documenti la Mediazione universale di Maria Dispensatrice di ogni grazia e particolarmente nel Radiomessaggio del 13 maggio 1946 (v. L’Osservatore Romano, 19 maggio 1946).

La mediazione universale mariana verità contenuta nella S. Scrittura

L’Antico Testamento (Gen., III, 14-15) ci presenta Maria intimamente associata a Gesù (“semen illius”) nella vittoria su satana (“Ipsa conteret caput tuum”) e nel Riscatto del genere umano.

Maria come ha cooperato alla Redenzione (in atto primo o in essere) in maniera secondaria e subordinata, così coopera anche nell’ applicazione di ogni grazia alle singole anime (in atto secondo o nell’azione distributrice). “Agere sequitur esse”: sarebbe anormale se Maria, dopo aver cooperato alla Redenzione quale Corredentrice secondaria, non applichi e dispensi le grazie alle anime, che altrimenti non potrebbero salvarsi. Sarebbe come se Maria avesse cooperato con Gesù all’ acquisto della fonte di ogni grazia, ma non coopererasse con Lui alla distribuzione delle grazie come l’ acquedotto che fa giungere l’acqua dalla fonte sino alle case (S. Bernardo di Chiaravalle, Sermo in Nativ. BVM: de acqueductu, n. 7, PL 183 441).

Nel Nuovo Testamento troviamo rivelata formalmente la Maternità spirituale di Maria, che implicitamente comporta la distribuzione di ogni grazia a tutti gli uomini che hanno Dio per Padre.

Nel Vangelo secondo Giovanni (XIX, 26-27) leggiamo: “Mulier ecce filius tuus”. La Mulier o Donna della Genesi (III, 15) ricompare sul Calvario, ove offre Gesù al Padre ed è chiamata esplicitamente da Cristo Mulier o Donna, che, dopo aver schiacciato il capo del serpente infernale, come era stato predetto (Gen., III, 15), applica le grazie e i frutti della Redenzione oggettiva (Morte di Cristo sulla Croce e Compassione di Maria ai piedi della Croce) alle singole anime ([co]-Redenzione soggettiva).

Il Vangelo ci rivela che i primi miracoli materiali e soprattutto spirituali di Gesù sono stati operati tramite Maria.

Per esempio, Maria porta Gesù nel suo seno e va dalla cugina S. Elisabetta, che ha da sei mesi Giovanni Battista nel suo, e Gesù tramite Maria santifica e toglie la macchia del peccato originale, ossia redime, il Battista che diviene in quel preciso istante San Giovanni Battista (Lc., I, 41-45). Questo è un vero e proprio miracolo spirituale che rientra nell’opera della Redenzione soggettiva o applicazione della grazia all’anima del Battista, applicazione fatta da Gesù tramite Maria: così è formalmente rivelato e così è stato interpretato unanimemente dai Padri, Dottori, teologi ed esegeti ecclesiastici, oltre che ininterrottamente a partire dal 1748[4] dal Magistero, come abbiamo visto sopra. Perciò la Maternità spirituale di Maria e la Distribuzione di tutte le grazie da parte Sua è una verità di Fede rivelata divina e cattolica, ossia si trova nelle due fonti della Rivelazione (S. Scrittura e Tradizione) ed è interpretata nel medesimo senso dal Magistero ordinario costante della Chiesa[5].

Il Vangelo secondo Giovanni (II, 1-11) ci narra il secondo miracolo materiale con un significato spirituale avvenuto alle nozze in Cana di Galilea, ove Gesù cambia materialmente l’acqua in vino (significando spiritualmente l’Eucarestia e la Transustanziazione) dietro la preghiera della Madre.

I due primi miracoli di Gesù narrati dal Vangelo sono stati operati tramite la Mediazione di Maria ed è sommamente conveniente che tutti gli altri benefici materiali e spirituali siano avvenuti e avvengono tramite il concorso di Maria[6].

 

La testimonianza della Tradizione patristica

Dal I all’VIII secolo la dottrina su Maria Dispensatrice di ogni grazia è contenuta implicitamente nel parallelo tra la vecchia Eva e la nuova Eva (Maria), il vecchio Adamo e il nuovo Adamo (Gesù).

Eva è madre fisica degli uomini, Maria madre spirituale. Ora è proprio della madre dare la vita, conservarla e svilupparla, cosa che nell’ordine soprannaturale si identifica con la Distribuzione di tutte le grazie. Maria è nostra Madre spirituale con Cristo, nostro Padre soprannaturale. Come si vede Redenzione/Corredenzione oggettiva e Redenzione/Corredenzione soggettiva vanno di pari passo. Padre Reginaldo Garrigou-Lagrange scrive che la dottrina di Maria Dispensatrice universale della grazia “è di Tradizione apostolica” (La Mère du Sauver et notre vie intérieure, Parigi, 1941, p. 184). Infatti, sin dall’VIII secolo e poi specialmente con S. Bernardo (XII sec.) si descrive Maria come “l’acquedotto o il canale che porta l’acqua della grazia dalla fonte o serbatoio, che è Gesù, sino a noi uomini” (Sermo in Nat. BVM: de acqueductu, n. 7 PL 183 441); altrove nell’XI secolo Maria è paragonata al “Collo” del Corpo Mistico, di cui Gesù è il Capo, lo Spirito Santo il Cuore e la grazia passa dal Capo e dal Cuore alle membra, che sono i cristiani, tramite il Collo, che è Maria.

Il primo degli Scrittori ecclesiastici che parla della Mediazione di Maria è Origene nel III secolo (In Joann., I, n. 6 PG 14, 32); seguono nel IV secolo S. Efrem il Siro (PG, 39, 701); Sant’Epifanio (PG 79, 179); S. Atanasio (PG 28, 598); S. Ambrogio (PL 16, 327); nel V secolo S. Agostino (PL 40, 398), nel VI secolo S. Venanzio Fortunato (PL 88, 26) .

Il testo più esplicito di questa prima epoca è di Theoteknos vescovo di Livias (VI sec.) nella “Omelia sull’Assunzione della santa Madre di Dio, n. 9” che definisce Maria “Mediatrice di tutti dal Cielo ove è stata assunta”[7].

Dall’VIII al XVI secolo si passa dall’implicito all’esplicito, soprattutto con il XII secolo. In oriente San Germano da Costantinopoli (†733) scrive: “Nessuno raggiunge la salvezza se non per mezzo di Maria” (Hom. in Sanctae Mariae Zonam, PG 98, 307). In occidente San Pier Damiani (†1072) insegna che “Nelle mani di Maria si trovano i tesori delle misericordie di Dio” (Serm. 44 in Nativ. BVM, PL 144, 740). San Bernardo di Chiaravalle (†1153) è colui che ha affermato più chiaramente di tutti la dottrina della Mediazione universale di Maria Dispensatrice di ogni grazia: “La Volontà di Dio ha stabilito che noi avessimo ogni grazia tramite Maria. [….]. Egli ti diede Gesù come Mediatore, Maria te lo ha dato come fratello. Ma forse tu hai timore della sua divina Maestà, poiché Egli rimane sempre Dio pur essendosi fatto uomo, e quindi vuoi avere chi interceda per te presso di Lui? Corri, perciò, a Maria” (In Nativ. BVM, PL 183, 441) ed altrove: “Dio ha voluto che non avessimo nulla che non passasse per le mani di Maria” (Hom. 3, in Vig. Nativ. Domini, n. 10, PL 183, 100).  S. Bernardo stabilisce:

1°) che la Mediazione di Maria è non solo indiretta per averci dato Gesù materialmente, ma diretta per via d’intercessione;

2°) la Mediazione di Maria è universale, riguarda tutte le grazie;

3°) la Mediazione mariana è voluta da Dio dopo il peccato originale. La dottrina di San Bernardo è stata ripresa da S. Alberto Magno, San Bonaventura e San Bernardino da Siena.

Prima della tempesta conciliare

La terza epoca va dal XVI secolo sino ad oggi. La Mediazione mariana è non solo insegnata comunemente, ma approfondita, precisata, dimostrata contro il protestantesimo sino ad essere pienamente vittoriosa. I nomi più significativi di questa ultima era sono: San Tommaso da Villanova, Francisco Suarez, S. Roberto Bellarmino, S. Giovanni Eudes, S. Luigi Maria Grignion de Montfort (Il Trattato della vera devozione alla Vergine Maria; Il segreto di Maria), S. Alfonso Maria de Liguori (Le glorie di Maria).

Il card. Alessio Maria Lépicier, il maestro del p. Gabriele Maria Roschini[8], il dicembre del 1904, nel 50° anniversario della promulgazione del Dogma dell’Immacolata Concezione (8 dicembre 1854), presentò un dotta relazione sulla Corredentrice, pubblicata l’anno successivo sotto il titolo “L’Immacolata Madre di Dio, Corredentrice del genere umano (Roma, 1905). In essa il Lépicier, rispondendo alle obiezioni di alcuni teologi cattolici, spiegava che Maria Immacolata fu redenta preventivamente[9] da Dio mediante l’Incarnazione di Cristo e quindi non redense se stessa, ma corredense in maniera secondaria e subordinata a Cristo il genere umano.

La stragrande maggioranza dei teologi, sino alla tempesta conciliare, ha aderito alla sentenza di Maria Corredentrice secondaria del genere umano.

Infine il card. Desiderio Mercier iniziò un movimento mariano per ottenere la definizione dogmatica solenne della Mediazione universale di Maria. Il papa Benedetto XV istituì nel 1920 tre Commissioni teologiche (una romana, una belga e una spagnola) per studiare la questione e concesse nel 21 dicembre del 1921 la “Festa di Maria Mediatrice di tutte le grazie” da celebrarsi il 31 maggio per la Chiesa universale al termine del mese di Maria, rimpiazzata, poi, dalla “Festa di Maria Regina mundi” istituita da Pio XII  l’11 ottobre 1954. Comunque nelle Messe pro aliquibus locis resta la Messa “Maria Mediatrice di tutte  le grazie” che si può celebrare l’8 maggio[10].

 

La ragione teologica della Mediazione mariana

San Tommaso d’Aquino (S. Th., III, q. 48) spiega che la Passione di Cristo e, subordinatamente, la Compassione di Maria hanno operato la nostra Redenzione. L’Angelico specifica che 1°) la Passione di Cristo ha redento l’umanità a) a modo di merito, meritandoci de condigno, o per stretta giustizia, la grazia persa col peccato originale; b) a modo di soddisfazione o Redenzione (S. Th., III, qq. 48-49), pagando con la Passione il prezzo del riscatto per liberarci dalla schiavitù del peccato e ridarci la libertà della grazia; c) a modo di sacrificio, offrendo Se stesso in Olocausto sulla Croce. 2) Maria ha cooperato, con la sua Compassione o “Com-morte” spirituale, alla nostra Redenzione a) meritando per gli altri uomini e non per se stessa cum Christo e sub Christo de congruo e non de condigno, essendo una creatura, la grazia perduta da Adamo; b) pagando, mediante l’offerta di Cristo sul Golgota al Padre, il riscatto della nostra Redenzione; c) offrendo se stessa, con Cristo e subordinatamente a Cristo, al Padre per la nostra Redenzione. I teologi accettano questa dottrina in maniera moralmente unanime.

La questione è disputata quando si passa a determinare in particolare la natura del merito, della soddisfazione e del sacrificio di Maria.

La tesi più comune è  che a) Maria ha meritato de congruo o per grazia ciò che Cristo ha meritato de condigno o per stretta giustizia[11]; b) la soddisfazione di Maria è anch’ essa de congruo[12] (S. Bernardo di Chiaravalle ne ha parlato per primo nel XII secolo, v. PL 183, 62); c)  la cooperazione al Sacrificio o all’Olocausto di Cristo ha avuto un vero valore con-sacrificale o co-olocaustico, cioè Maria cooperò alla nostra Redenzione mediante un vero Sacrificio, mistico o spirituale anche se non cruento.

La questione si fa più ardua quando bisogna specificare se l’ offerta di Gesù da parte di Maria sia stata ά) un vero e proprio atto sacrificale in senso stretto, β) oppure un sacrificio in senso lato.

ά) La prima tesi ammette conseguentemente che Maria è veramente sacerdote, avendo sacrificato in senso stretto, con un sacerdozio che è analogo e partecipativo del sacerdozio di Cristo ed è superiore persino a quello ministeriale dell’Ordine sacro, pur non avendo Maria l’ Ordine sacerdotale, ma solo lo spirito del sacerdozio oblativo; β) la seconda tesi, che è la più comune e più equilibrata, pur ammettendo che Maria abbia veramente offerto al Padre Cristo e se stessa sul Calvario per la salvezza del genere umano, nega che il suo sia stato un vero e proprio atto sacerdotale in senso stretto e quindi Maria non può essere chiamata “Sacerdote”, pur avendone lo spirito oblativo o sacrificale. Con ragione il S. Uffizio nel maggio del 1913, nell’aprile del 1916, nel marzo del 1927 e nel maggio del 1937 ha proibito che Maria venga rappresentata dall’arte cristiana con vesti sacerdotali ed ha proibito di attribuirle il titolo di “Vergine-Sacerdote”[13].

San Bonaventura da Bagnoregio è stato il Dottore che prima e meglio di tutti ha risolto il problema. Egli insegna che, per Volontà di Dio, la cooperazione di Maria alla Redenzione di Cristo consiste nel fatto che i suoi meriti sono accetti al Signore assieme e subordinatamente a quelli di Cristo[14]. Perciò la nostra Redenzione dipende principalmente  dalla volontà oblativa di Cristo e secondariamente da quella di Maria, che non è qualcosa di puramente accidentale o accessorio, ma è essenziale, data la Volontà di Dio riguardo al modo di operare la Redenzione del genere umano[15].

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[1] G. M. Roschini, Mariologia, Milano, III voll., 1940-1942, vol. II, pp. 204-206, spiega che i termini “Corredentrice, Mediatrice universale, Madre spirituale, Dispensatrice di ogni grazia” riferiti a Maria sono distinti tra loro solo nominalmente o logicamente ma non realmente. Infatti essi significano la stessa cosa, come vedremo nel corso di questi articoli.

[2] Si badi, però, che costoro, essendo fautori di una Teologia dogmatica fortemente cristocentrica, più che contrari alla dottrina di Maria Corredentrice, avrebbero voluto una maggior insistenza sulla distinzione tra Redentore principale e Corredentrice subordinata: cfr. B. Bartmann, Manuale di Teologia Dogmatica, Alba, 1952, III ed., vol. II, pp. 184-185.

[3] Cfr. P. Parente, Dizionario di Teologia dommatica, Roma, IV ed., 1957, voce “Mediazione”, pp. 260-261. Per L. Ott, Compendio di Teologia Dogmatica, Torino, IV ed., 1969, p. 363, la Mediazione di Maria Dispensatrice di tutte le grazie è definibile o prossima alla Fede ed anche R. Garrigou-Lagrange scrive che la Corredenzione e la Mediazione universale di Maria sono prossime alla Fede (La Mère du Sauver et notre vie intérieure, Parigi, 1941, p. 259); mentre G. Casali (Somma di Teologia Dogmatica, Lucca, 1955, p. 494) reputa “di Fede” la Corredenzione mariana. Penso che vi sia un equivoco nell’uso dei termini. Infatti per costoro manca ancora sull’ argomento la Definizione solenne tramite Magistero straordinario, anche se vi sono più insegnamenti tramite Magistero ordinario che definiscono la dottrina su Maria Corredentrice e Dispensatrice universale come verità contenuta nella Rivelazione (S. Scrittura e Tradizione); manca anche la esplicita volontà dei Pontefici di obbligare a credere tale dottrina, ma l’insegnamento pontificio, quando è costante, è comunque infallibile, come ricorda Pio IX nella Lettera Tuas libenter del 1863 all’Arcivescovo di Monaco.

[4] E quindi infallibilmente, secondo l’insegnamento di Pio IX nell’Enciclica al Vescovo di Monaco Tuas libenter del 1863, in cui papa Mastai ricorda che un insegnamento ripetuto costantemente dal Magistero ordinario non può essere erroneo e quindi è infallibile.

[5] Il ‘dogma’ è una verità rivelata da Dio e contenuta nel Depositum Fidei: Tradizione e S. Scrittura (dogma materiale) e poi proposta a credere come necessaria per la salvezza eterna, quale divinamente rivelata o di fede (dogma formale), dal Magistero ecclesiastico con l’obbligo di credervi (Vaticano I, DB, 1800). Pertanto chi nega o rifiuta l’ assenso a una verità di Fede definita dal Magistero è eretico e incorre ipso facto nella scomunica o anatema. La ‘definizione dogmatica’ è la dichiarazione obbligante della Chiesa su una verità rivelata e proposta obbligatoriamente a credere ai fedeli. Tale definizione può essere fatta sia dal Magistero ordinario (Papa che insegna in maniera ordinaria o non solenne ‘quanto al modo’, ma obbligante ‘quanto alla sostanza’); sia dal Magistero straordinario o solenne quanto al modo (una dichiarazione solenne o ‘extra-ordinaria’ del Papa o del Concilio). Tale definizione dogmatica si chiama pure dogma formale o verità di fede divino-cattolica o divino-definita. «Generalmente basta la funzione del Magistero ordinario a costituire una verità di Fede divino-cattolica, vedi Concilio Vaticano I, sess. III, c. 3, DB, 1792» (P. Parente, Dizionario di teologia dommatica, Roma, Studium, IV ed., 1957, voce “Definizione dommatica”).

[6] Cfr. G. Roschini, voce “Mediazione di Maria SS., in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1952, vol. VIII, coll. 575-576,

[7] Cfr. A. Wenger, L’Assomption de la Tres Sainte Vierge, Parigi, 1955, pp. 289-291.

[8] De natura influxus BMV in applicazione Redemptionis, in “Marianum”, n. 2, 1959, pp. 223-295.

[9] La ‘Redenzione preventiva’, per fare un esempio, è come se un uomo che sta per cadere viene retto da un altro e non cade; se non fosse stato sorretto sarebbe caduto, ma è stato preservato dalla  rovinosa caduta a terra. La ‘Redenzione liberativa’ è come se un uomo che è caduto viene rialzato da un altro e liberato dal suo restare a terra, poiché con le sue sole forze non è capace di rialzarsi in piedi. Ora Maria è stata preservata dal cadere o dal peccato originale, mentre tutti gli altri uomini ne sono stati rialzati da Dio e da Maria, Corredentrice secondaria “con Cristo e sotto Cristo”, Mediatore principale.

[10] R. Garrigou-Lagrange, La Mère du Sauver et notre vie intérieure, Parigi, 1941, p. 196. Cfr. anche F. X. Godts, De definibilitate Mediationis universalis deiparae, Bruxelles, 1904; J. Bover, De BVM universali gratiarum Mediatrice, Barcinone, 1921 ; J. Brittemieux, De Mediatione universali BVM quoad gratias, Bruges, 1926 ; M. Cuervo, La Virgen Maria mediatora de gracia, in «Ciencia tomista», n. 77, 1950, pp. 457-477; R. Spiazzi, La Mediatrice della Riconciliazione umana, Roma, 1951; W. Sebastian, De BVM universali gratiarum Mediatrice, Roma, 1952; M. L. Guérard des Lauriers, Marie, Pontcalec, 1965, capp. V-VII, pp. 71-190, Marie est co-rédemptrice; Le fait; La nature; Les modalités ; M. Llamera, Maria, madre corredentora, in “Estudios Marianos” , n. 7, 1948, pp. 145-196; G. Alastruey, Mariologia, Vallisoleti, 2 voll., 1934-1942; I. B. Terrien, La Mère de Dieu et la Mère des hommes, Parigi, 4 voll., 1900-1902 ; E. Hugon, S. Thomae doctrina de BVM Mediatrice omnium gratiarum, in “Xenia Tomistica”, n. 2, 1925, pp. 531-540; R. Garrigou-Lagrange, De Christo Salvatore, Torino, 1945; M. Sales, De mediatione universali BVM in distributione gratiae, in “Divus Thomas”, n. 28, 1925, pp. 453-473.

[11] Alcuni teologi chiamano il merito di Maria de condigno relativo o secundum quid, altri preferiscono parlare, mi sembra più esattamente, di merito de congruo, ma aggiungono di supercongruo o ipercongruo, come per analogia si dà a Maria il culto di iperdulia, non di adorazione (“latria”) che spetta solo a Dio e neppure di sola venerazione (“dulia”) che spetta ai Santi: Maria, essendo Madre di Dio, è un mondo a parte tra Dio e i Santi.

[12] Anche la soddisfazione di Maria può essere detta di ipercongruo e quella di Gesù de condigno per eccellenza.

[13] Cr. R. Laurentin, Le problème du sacerdoce marial devant le Magistère, in «Marianum», n. 10, 1948, pp. 160-178.

[14] Cfr. M. I. Nicolas, La doctrine de la Corédemption dans le cadre de la doctrine thomiste de la Rédemption, in «Revue Thomiste», n. 47, 1947, pp. 20-47.

[15] Cfr. T. Gallus, Ad BVM in Redemptione cooperationem, in “Divus Thomas”, n. 51, 1948, pp. 113-135; Id., Mater dolorosa, in “Marianum”, n. 12, 1950, pp. 227-249.