MARIA CORREDENTRICE

Importanza della questione

Durante il Concilio Vaticano II, il 29 ottobre 1963 il card. König si scontrò con il card. Santos di Manila, il quale voleva inserire la trattazione sulla Mariologia in un documento a parte per dare maggior rilievo al ruolo di Maria Mediatrice e Corredentrice, mentre König voleva che la Mariologia fosse solo un capitolo minimalista da inserirsi nel De Ecclesia, per non urtare i protestanti; il Concilio approvò la tesi di König con 1114 voti contro 1097, cioè per soli 17 voti.

Tra i teologi che avversavano la dottrina della Corredenzione nel Concilio e nel periodo postconciliare ne troviamo alcuni che avevano iniziato a negare con veemenza la dottrina della Corredenzione sin dagli anni Trenta/Cinquanta, per esempio Y. Congar (Bullettin de théologie, in “Revue de sciences philosophiques et théologiques”, n. 27, 1938, pp. 646-648), E. Schillebeeckx (Maria madre della Redenzione, Catania, 1965), K. Rahner (Le principe fondamental de la théologie mariale, in “Revue de sciences religieuses”, n. 42, 1954, pp. 508-511), H. Küng (Christ sein, Monaco-Zurigo, 1974). Scrive chiaramente Jean-Yves Lacoste: “Se nella Lumen Gentium 53 si parla di Maria nei rapporti con la Chiesa e della sua Maternità spirituale, Paolo VI ci tenne a proclamare che Maria era Madre della Chiesa, ma senza alcuna valenza dogmatica (cfr. DC, n. 61, 1964, p. 1544). Inoltre il Concilio Vaticano II, in Lumen Gentium 62, parla di Mediazione una sola volta, in modo  marginale, per esprimere l’ intercessione di Maria. Corredentrice è un titolo evitato intenzionalmente dal Concilio Vaticano II e contestato, giustamente, in seguito a motivo della sua ambiguità e del rifiuto protestante” (Dizionario Critico di Teologia, Borla - Città Nuova, Roma, 2005, pp. 811-813). E tuttavia la cooperazione di Maria alla Redenzione[1] di Cristo (Corredenzione e Dispensazione delle grazie[2]) non è una questione di poco conto nella teologia dogmatica cattolica: essa tocca il cuore stesso del dogma, ossia la Salvezza del genere umano[3].

Dopo il peccato di Adamo, Dio era libero di redimerci o meno (la grazia non è dovuta alla natura, ma è un dono gratuito di Dio[4]) ed anche quanto al modo di effettuare l’eventuale Redenzione Dio era libero se redimerci solo tramite Cristo, oppure tramite Cristo insieme con Maria, sua vera Madre. Perciò bisogna studiare nelle due fonti della Rivelazione (S. Scrittura e Tradizione), interpretate dal Magistero, che cosa Dio abbia stabilito.

 

Mediazione di Maria in genere

San Tommaso (S. Th., III, q. 26, a. 1) insegna che affinché una persona possa dirsi mediatrice si richiedono due condizioni: 1°) il fare da mezzo tra due estremi (mediazione naturale, fisica o ontologica); 2°) il congiungere i due estremi (mediazione morale).

In breve, il mediatore è una persona che si interpone ontologicamente tra altre due con la sua presenza fisica per congiungerle o le ricongiunge moralmente con la sua azione (se erano unite e poi si erano separate per discordia).

Ora Maria  possiede perfettamente queste due caratteristiche: ontologicamente sta in mezzo tra  il Creatore e la creatura, essendo vera Madre del Verbo Incarnato e vera creatura razionale, e come vera Madre di Dio redentore ha operato per ricongiungere l’uomo a Dio. Perciò ella ha qualcosa in comune con i due estremi, pur non identificandosi completamente con essi: in quanto Madre di Dio si avvicina al Creatore, mentre come vera creatura si avvicina alle creature. Perciò in un certo senso conviene con i due estremi ed in un altro senso si distanzia da loro.

Oltre la mediazione ontologica tra Dio e l’uomo, Maria esercita anche la mediazione morale tra loro. Ella ha ridato scientemente e volontariamente, con il suo “fiat” all’ Incarnazione del Verbo che sarebbe morto in Croce (cooperazione remota o preparatoria alla Redenzione di Cristo), Dio o la sua grazia santificante all’uomo ferito dal peccato di Adamo e l’uomo alla figliolanza soprannaturale di Dio, facendogli ritrovare la grazia divina. Maria, quando rispose all’Angelo Gabriele “ecce Ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum” (Lc., I, 38), sapeva che il Redentore avrebbe salvato l’umanità morendo sulla Croce (cooperazione formale alla Redenzione), come predetto dai Profeti dell’Antico Testamento e come dettole da Gabriele stesso: “Lo chiamerai Gesù, che significa Salvatore” (Lc., I, 31). Quindi non fu solo Madre di Dio, ma Madre di Dio crocifisso per la Redenzione del genere umano[5]. Possiamo quindi asserire con San Beda: “L’ Annunciazione dell’Angelo a Maria è l’inizio della nostra Redenzione” (PL 94, 9).

 

L’errore dei protestanti e dei modernisti

Certamente Cristo è l’unico Redentore e Mediatore universale di tutti gli uomini (Rom., V, 18; 1 Tim., II, 5)[6], ma Dio ha voluto che il Verbo s’incarnasse nel seno di Maria e ci salvasse con la sua morte in Croce. Stando così le cose, vi è una Mediatrice secondaria e subordinata (Maria) presso il Mediatore principale (Cristo)[7].

Gesù non solo ci ha redenti meritandoci la grazia mediante la sua morte in Croce, ma applica ad ogni uomo la grazia sufficiente per salvarsi. Egli è Redentore e Dispensatore principale di ogni grazia. La Redenzione universale (in atto primo o in essere) è il fondamento della Dispensazione universale (in atto secondo o nell’agire). Altrettanto si deve dire, analogicamente, della Corredenzione e Dispensazione di ogni grazia da parte di Maria[8].

Infatti anche Maria ci ha riacquistato la grazia in maniera subordinata a Cristo, come Corredentrice, ed inoltre distribuisce per volontà di Dio la grazia ai singoli individui. Maria non è soltanto Dispensatrice di grazia, come vorrebbero alcuni mariologi minimalisti, ma ella è anche veramente, per volontà di Dio, Corredentrice subordinata a Cristo: Maria ricongiunge gli uomini con Dio e non distribuisce solo la grazia ad ogni persona, che la voglia ricevere[9].

Abbiamo già visto che la Mediazione o Corredenzione di Maria non è principale o equivalente a quella di Cristo, ossia non vi sono due “Redentori: Cristo e Maria”, ma è secondaria (Cristo è Dio, Maria una creatura finita, anche se vera Madre di Cristo in quanto vero uomo); la Corredenzione di Maria non è neppure indipendente da quella di Cristo o collaterale, ma è subordinata a quella di Cristo; non è sufficiente per se stessa, ma trae il suo valore dalla Incarnazione e morte del Verbo; non è assolutamente, ma solo ipoteticamente necessaria ossia è stata voluta liberamente da Dio che avrebbe potuto scegliere un altro modo per redimere l’umanità.

La Mariologia cattolica, perciò, non usurpa a Cristo il titolo di Mediatore, Redentore e Dispensatore di ogni grazia per conferire queste prerogative a Maria, come dicono erroneamente i protestanti e i modernisti. San Paolo ha rivelato ed è di Fede che “Uno solo è il Mediatore tra Dio e gli uomini, un uomo, Gesù Cristo” (1 Tim., II, 5-6). Il Mediatore principale, assoluto, indipendente e per se stesso sufficiente è Gesù. Ma ciò non esclude, anzi ammette implicitamente, la cooperazione secondaria, subordinata, dipendente, per se stessa inefficace e solo ipoteticamente necessaria di Maria, che accettò liberamente e scientemente di diventare Madre del Verbo Incarnato e Redentore.

 

Maria Corredentrice

Corredentrice è il titolo che riassume in una sola parola la Mediazione di Maria tra Dio e l’uomo ferito dal peccato originale, vale a  dire la  sua cooperazione alla Redenzione del genere umano.

La parola “Corredentrix” (non la cosa significata) la si trova per la prima volta nel XIV secolo nel Tractatus de praeservatione gloriosissimae BVM, opera di un frate Minimo anonimo, e poi nel XV, in un inno latino riportato in due manoscritti di Salzburg: “Ut, compassa Redentori, Corredentrix fieres. Affinché, patendo assieme al Redentore, tu diventassi Corredentrice”.

Tuttavia il titolo di Corredentrice deriva da uno ancora più antico quanto al termine e non alla verità significata, addirittura da quello di “Redentrix”, che si trova ben 94 (novantaquattro) volte, a partire dal X secolo sino al 1750, per significare la  “Madre del Redentore”. Questo termine, però, poteva essere male interpretato e far intendere che Maria fosse il “Redentore” o l’operatrice principale della Redenzione dell’ umanità. Quindi da ‘Redentrice’ si passò nel 1750 dolcemente a ‘Corredentrice’ o cooperatrice della Redenzione, soprattutto quando i teologi della Controriforma iniziarono a studiare in maniera specifica il tema della cooperazione immediata, ma subordinata, di Maria alla Redenzione di Cristo per controbattere le obiezioni protestanti e giansenistiche. Nondimeno sino all’intero Settecento il termine Redentrice non solo rimase, ma superava ancora quello di Corredentrice.

Fu proprio il Settecento a far prevalere il termine Corredentrice. Infatti un’opera di sapore giansenistico scritta da Adamo Widenfeld (Monita salutaria) riprovava chiaramente il termine Corredentrice, per cui i teologi cattolici approfondirono la questione ed il medesimo titolo di Corredentrice iniziò a prevalere su quello di Redentrice.

Infine nel XIX secolo il titolo di Redentrice, tranne qualche rara eccezione, iniziò a scomparire per lasciare il posto a quello di Corredentrice, che venne usato anche nei Documenti ufficiali della S. Sede.

 

Redenzione di Cristo e Corredenzione mariana

Redenzione in genere significa il riscattare o ricomprare una cosa che prima si possedeva e poi si è persa. Perciò si riscatta o si ri-compra sborsando un certo prezzo.

In senso teologico, la parola Redenzione applicata al genere umano dopo il peccato originale significa che la cosa posseduta e poi persa dal genere umano dopo il peccato di Adamo è la grazia santificante, che fa partecipare l’uomo alla vita di Dio ed ha un valore infinito[10]. Il prezzo da pagare per ri-comprare o riscattare la cosa persa è, perciò, di valore infinito. Ora l’umanità, essendo finita e creata, non poteva esborsare una tale somma. Quindi ci voleva l’ intervento di Dio per riscattare la grazia persa in Adamo dall’umanità. La SS. Trinità decretò liberamente[11] che il Verbo si incarnasse nel seno della BVM per opera dello Spirito Santo così che, in sostituzione dell’ umanità incapace di pagare tale prezzo, quale vero Dio e vero uomo, potesse offrire una sofferenza di valore infinito.

L’elemento essenziale della Redenzione di Cristo è l’esborso del prezzo per riacquistare la grazia perduta. Posto ciò, ci si chiede come ha cooperato Maria alla Redenzione dell’umanità operata da Cristo?

I teologi cattolici approvati dalla Chiesa ammettono, pur con sfumature diverse, la realtà della Corredenzione secondaria e subordinata di Maria e specificano che la Corredenzione è remota nel “fiat” di Maria all’Incarnazione del Verbo Redentore e prossima subordinatamente all’Olocausto di Cristo iniziato nell’ Incarnazione e compiuto sul Calvario[12].

 

Altro errore dei protestanti e dei modernisti

continua sull'edizione cartacea...


[1] Redimere in generale significa liberare una persona pagando un riscatto per essa. Redentore in senso largo è, perciò, colui che libera un altro dalla schiavitù pagando un certo prezzo per la di lui liberazione. Quindi la redenzione in genere esige il pagamento di un prezzo per (ri)comprare qualcuno. La Redenzione del genere umano in senso stretto consiste nella sua liberazione spirituale dalla schiavitù del peccato e nella sua riconciliazione con Dio. Gesù ha pagato con la sua morte in Croce il prezzo della nostra libertà spirituale dal peccato di Adamo, riconciliandoci con Dio.

[2] Affronterò il tema di ‘Maria Dispensatrice di tutte le grazie’ in un prossimo articolo.

[3] Cfr. San Tommaso d’Aquino, S. Th., III, q. 26; G. M. Roschini, Mariologia, Milano, III voll., 1940-1942; Id., La Madonna secondo la Fede e la Teologia, Roma, IV voll., 1953-1954; P. C. Landucci, Maria Santissima nel Vangelo, Roma, 1945; A. Piolanti, Maria e il Corpo Mistico, Roma, 1957; P. Straeter, Mariologia, Torino, III voll., 1952-1958; A. M. Lépicier, Tractatus de Beatissima Virgine Maria, Roma, V ed., 1926; E. Campana, Maria nel dogma cattolico, Torino, VI ed., 1954; B. H. Merkelbach, Mariologia, Parigi, 1939; E. Zolli, Da Eva a Maria, Roma, 1954; R. Spiazzi, La Mediatrice della riconciliazione umana, Roma, 1951; B. Gherardini, La Corredentrice nel mistero di Cristo e della Chiesa, Roma, 1998; Ch. Journet, Maria Corredentrice, Milano, 1989; R. Garrigou-Lagrange, La Mère du Sauveur et notre vie interiéure, Parigi, 1941; A. Cappellazzi, Maria nel dogma cattolico, Siena, 1902 ; E. Campana, Maria nel dogma cattolico; Torino, 1943; A. Lang, Madre di Cristo, Brescia, 1933; D. Bertetto, Maria nel Domma cattolico, II ed., Torino, 1956; A. Piolanti, Mater unitatis. De spirituali Virginis Maternitate, in “Marianum”, 1949, p. 423 ss.; J. B. Carol, De corredemptione B. V. Mariae, Città del Vaticano, 1950; S. Garofalo e G. M. Roschini, voce “Maria Santissima”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1952, vol. VIII, coll. 76-118; G. M. Roschini, voce “Corredentrice”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1950, vol. IV, coll. 640-644; A. Nicolas, La Vierge Marie et le plan divin, Parigi, 1880.

[4] Conc. di Cartagine, DB 101 ss.; II Conc. di Orange, DB 174 ss.; Conc. di Trento, DB 793-843.

[5] “In Cristo abbiamo la nostra Redenzione per mezzo del suo Sangue” (Efes., I, 7); “Signore, ci hai redenti col tuo Sangue” (Apoc., V, 9); “Siete stati riscattati col prezioso Sangue di Cristo” (1 Petri, I, 18);

[6] Verità divinamente rivelata e definita dal Concilio di Trento, sess. V, DB 790.

[7]Cfr. I. Bittremieux, De Mediatione universali BVM quoad gratias, Bruges, 1926.

[8] J. Bover, Sancti Pauli doctrina de Christi Mediatione Mariae Mediatione applicata, in “Marianum”, n. 4, 1942, pp. 81-90.

[9] A. Lépicier scrive: “Maria partecipò al pagamento del prezzo del riscatto dell’umanità poiché acconsentì liberamente all’Incarnazione formalmente redentiva di Cristo. Maria al Tempio offrì Gesù quale futura vittima di riconciliazione e sul Calvario rinnovò e perfezionò tale oblazione” (Tractatus de Beata Maria Virgine, cit., p. 503 ).

[10] La Grazia santificante è un dono divino essenzialmente soprannaturale permanente infuso gratuitamente da Dio nell’anima umana. Essa conferisce all’uomo la santità o  giustificazione reale. San Pietro rivela che la grazia rende l’uomo “partecipe della Natura divina” (II Petri, I, 14).

[11] Avrebbe potuto scegliere qualsiasi altro modo, anche un semplice atto di volontà di Dio, che essendo di valore infinito poteva ri-comprare la grazia persa.

[12] Anche tra i teologi cattolici vi sono dei teologi pienamente ortodossi che non sono pienamente favorevoli alla dottrina della Corredenzione di Maria per timore di derogare alla dignità dell’Unico Mediatore e Redentore. Per esempio M. J. Scheeben (Handbuch der katholischen Dogmatik, Friburgo, 1882), L. Billot (Marie Mère de la Grace, Parigi, 1921; Id., De Verbo Incarnato, ed. IV, Roma, 1904), P. Parente (Dizionario di teologia dommatica, Roma, IV ed., 1957, voce “Corredentrice”, pp. 95-96; Id., De Verbo Incarnato, IV ed., Torino, 1951). Ma, quando si fanno le dovute distinzioni, la Corredenzione di Maria non toglie nulla all’unicità della Redenzione principale di Cristo.