La legge antica e la legge evangelica secondo il concilio vaticano II e secondo la tradizione cattolica - 2a parte

La Nuova Legge è in primo luogo la grazia dello Spirito Santo ed in secondo luogo è la Legge scritta (S. Th., I-II, q. 106, a. 1)

San Tommaso inizia con la citazione di Geremia: “Ecco che verranno giorni ... ed Io [il Signore] stringerò con la casa d'Israele e con la casa di Giuda una Nuova Alleanza” (XXXI, 31-33). Poi cita S. Paolo, che spiega così la profezia: “Questa sarà l'Alleanza che avrò stretto con la casa d'Israele dopo quei giorni: metterò la mia Legge nella loro mente e la scriverò nel loro cuore” (Ebr., VIII, 8 - 10).

L’Angelico sviluppa il dato rivelato affermando che ogni cosa è costituita dal suo elemento principale. Ora ciò che è principale nel Nuovo Testamento è la grazia dello Spirito Santo, derivante dalla Fede in Gesù Cristo. Perciò la Legge Nuova è principalmente la grazia dello Spirito Santo, concessa a coloro che credono in Gesù Cristo. S. Paolo, infatti, chiama Legge la grazia della Fede ['per Legem fidei'] (Rom., III, 27), ed in termini ancora più espliciti scrive: “La Legge dello Spirito di vita in Cristo Gesù mi liberò dalla Legge del peccato e della morte” (Rom., VIII, 2). Ecco perché S. Agostino insegna che “la Legge della Fede è stata scritta nel cuore dei fedeli, come la legge delle opere era stata scritta sulle tavole di pietra” (De Spiritu et littera, c. 24).

 

Tuttavia - continua S. Tommaso - la Nuova Legge contiene alcuni dati, sia in materia di Fede che di Costumi, i quali sono come elementi atti a predisporre alla grazia dello Spirito Santo o a vivere di codesta grazia mediante le opere buone; ed essi sono aspetti secondari della Legge, che i cristiani devono apprendere. La conclusione perciò è che la Nuova Legge è principalmente una Legge infusa e secondariamente una Legge scritta.

Nella risposta alla seconda obiezione l'Angelico precisa che la Legge Nuova è infusa nell'uomo mediante un dono gratuito o soprannaturale di grazia non solo come regola che indica ciò che bisogna fare, ma anche come aiuto a compierlo. E, siccome nessuno (ad 3um) ha mai ricevuto la grazia dello Spirito Santo se non mediante la Fede esplicita o implicita in Cristo (venturo o venuto) e per tale Fede l'uomo appartiene al Nuovo Testamento, chiunque abbia ricevuto l'infusione della grazia per ciò stesso appartiene al Nuovo Testamento anche se visse prima di Gesù Cristo, come Abramo e tutti i Santi del Vecchio Testamento.

 

La Legge Nuova come grazia dello Spirito Santo santifica; come legge scritta non giustifica (S. Th., I-II, q. 106, a. 2)

La Legge evangelica principalmente è la grazia interiore dello Spirito Santo, e sotto questo aspetto giustifica. S. Agostino perciò scrive: “Ivi [nell'Antico Testamento] fu imposta una legge dall'esterno, per spaventare i perversi; qui invece [nel Nuovo Testamento] fu data dall'interno, per renderli giusti” (De Spiritu et littera, c. 17).

Secondariamente la Legge evangelica, quando tratta della dottrina della Fede e dei Comandamenti, è una legge scritta e sotto questo aspetto secondario non giustifica. S. Paolo afferma: La lettera uccide, lo spirito vivifica (2 Cor., III, 6) e S. Agostino spiega che per 'lettera' va intesa qualsiasi scrittura esistente fuori dell'uomo, anche se si tratta di precetti morali, come quelli contenuti nel Vangelo.

 

Sebbene la grazia del Nuovo Testamento (ad 2um) aiuti l'uomo a non peccare, tuttavia non lo rende impeccabile, però non si può dire che la Nuova Legge “produce l'ira”, come l’Antica perché, a differenza di quella, di suo offre un aiuto sufficiente a non peccare, anche se chi pecca dopo aver ricevuto la grazia del Nuovo Testamento è degno di un castigo più grave, perché abusa di benefici più grandi.

 

Non conveniva che la Legge Nuova fosse data fin dal principio del mondo

La prima ragione per cui la Nuova Legge non andava data all'inizio del mondo è perché essa consiste principalmente nella grazia dello Spirito Santo, che non poteva essere concessa in abbondanza prima della rimozione dal genere umano dell'ostacolo del peccato con la Redenzione di Cristo. La seconda ragione la si desume dalla perfezione della Nuova Legge: nulla è perfetto fin dall'inizio, ma arriva a perfezione con il tempo (ad es. prima si è bambini, poi uomini). La terza ragione si desume dal fatto che la Nuova Legge è Legge di grazia; perciò era necessario che l'uomo fosse lasciato a se stesso, nella Legge Antica, perché, cadendo in peccato, constatasse la propria infermità e riconoscesse di aver bisogno della grazia.

 

La Legge Nuova non deve attendere un’ulteriore perfezione (S. Th., I-II, q. 106, a. 4)

Lo stato del mondo - dice S. Tommaso - può mutare in due modi.

) Col variare della Legge, ed in tal senso allo stato presente della Nuova Legge non seguirà nessun altro stato, perché lo stato della Nuova Legge seguì quello della Legge Antica, come ciò che è perfetto segue l'imperfetto. Nessuno stato della vita presente può essere più perfetto di quello della Nuova Legge, poiché niente è più vicino al fine ultimo di quanto introduce direttamente ad esso.

2°) Lo stato dell'umanità può variare per il diverso comportamento degli uomini verso una medesima legge, che essi possono osservare più o meno perfettamente. In tal senso si ebbero mutamenti sotto l’Antica Legge e si possono avere anche sotto la Nuova Legge in quanto la grazia dello Spirito Santo può essere posseduta più o meno perfettamente dai diversi luoghi, tempi e persone. Ma non si deve attendere uno stato futuro [l'era gioachimita dello Spirito Santo] in cui si potrà avere la grazia dello Spirito Santo più perfettamente di quanto è avvenuto finora, soprattutto rispetto agli Apostoli, i quali ricevettero “le primizie dello Spirito Santo” e cioè come spiega la glossa “prima degli altri e più in abbondanza” (Rom., VIII, 23).

“L'articolo - commentano i Domenicani italiani - indica con chiarezza la posizione di S. Tommaso sul problema della storia. I fautori dell'indefinito e progressivo sviluppo morale (e non soltanto tecnico) dell'umanità hanno in lui un oppositore convinto. Come per lo sviluppo dogmatico, egli ammette un sostanziale progresso solo fino al Cristo” (Commento alla Somma Teologica …, op. cit., vol. XIII, p. 34).

La risposta alla terza obiezione specifica che l'Antica Legge non era soltanto del Padre, ma anche del Figlio, poiché prefigurava il Cristo; così pure la Nuova Legge non è soltanto di Cristo, ma anche dello Spirito Santo. Non si deve perciò attendere, come vorrebbero i gioachimiti, la terza era dello Spirito Santo.

 

La Legge Nuova, Legge d'amore e di perfezione, è diversa dalla Legge Antica, che è Legge di timore e di preparazione (S. Th., I-II, q. 107, a. 1)

Due leggi si possono distinguere fra loro in due maniere: 1°) come del tutto diverse, perché ordinate a fini diversi; 2°) perché una è ordinata al fine in maniera più diretta e prossima dell'altra (ad es. in uno stesso Stato, la legge imposta alle persone mature, già capaci di eseguire quanto richiesto dal bene comune, è diversa dalla legge per educare i bambini, che devono essere formati ad eseguire in futuro le azioni dei grandi). La Legge Nuova non differisce dall'Antica Legge nel primo modo, essendo unico il fine di entrambe: ordinare gli uomini a Dio. Tuttavia è distinta dall'Antica Legge nel secondo modo, poiché la Legge Antica è come il pedagogo dei bambini, secondo S. Paolo, mentre la Legge Nuova è una Legge di perfezione perché Legge di carità che è “vincolo di perfezione” (Coloss., III, 14) cioè compendio o somma di tutte le perfezioni. Perciò tutte le differenze tra l'Antica e la Nuova Legge (ad 2um), sono concepite in base ai rapporti tra una cosa imperfetta e la sua perfezione. La Legge Antica che fu data a uomini imperfetti (che non avevano ancora l'abito della virtù), è chiamata “Legge di timore” poiché induceva all'osservanza dei precetti con la minaccia di determinati castighi. Invece la Nuova Legge è stata data per uomini perfetti (che hanno l'abito della virtù) che sono perciò spinti a fare il bene con prontezza e facilità dall’amore del bene e non dal castigo o dal premio estrinseco al bene stesso. Ecco perché la Nuova Legge (che consiste principalmente nella grazia dello Spirito Santo) è chiamata 'Legge di amore'. Perciò si dice che la Legge Antica “tratteneva la mano e non l'animo” perché, quando uno si astiene dal peccato solo per paura del castigo (timore servilmente servile), la sua volontà non desiste dalla colpa in senso assoluto, mentre si dice che la Nuova Legge “trattiene anche l'animo”. Tuttavia, nell'Antico Testamento ci furono anime ripiene di carità (Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe ecc.) e della grazia dello Spirito Santo, le quali guardavano principalmente alle promesse spirituali ed eterne e non alle promesse temporali e materiali; sotto questo aspetto quelle anime appartenevano già alla Nuova Legge. Parimenti nel Nuovo Testamento vi sono degli uomini carnali, che ancora non hanno raggiunto la perfezione (sono privi delle virtù) e che perciò bisogna indurre ad agire bene con la minaccia del castigo o con la promessa di beni temporali. Coloro che nell'Antico Testamento furono accetti a Dio per la Fede in Cristo venturo (ad 3um) sotto questo aspetto erano cristiani e appartenevano al Nuovo Testamento.

Abramo è nostro Padre nella Fede, “nostro”, di noi cristiani e non degli attuali ebrei che tuttora rifiutano il Cristo. S. Paolo vede nelle due spose di Abramo la figura dei due Testamenti. Agar la schiava rappresenta la Sinagoga; Sara la donna libera è l'emblema della Chiesa. Agar partorisce secondo la carne un figlio schiavo come lei; Sara partorisce secondo lo Spirito un figlio libero come lei. L'allegoria è trasparente: gli ebrei, come Ismaele, sono figli di Abramo secondo la carne; ma, come Ismaele, non sono eredi di Abramo secondo lo Spirito; i cristiani, come Isacco, sono i discendenti di Abramo secondo lo spirito e, come Isacco, ereditano le promesse e le benedizioni spirituali. Infatti i Santi dell’Antico Testamento venivano giustificati soltanto dalla Fede in Cristo (accompagnata dalle buone opere). Ecco perché S. Paolo dice di Mosè: “Stimò l'obbrobrio di Cristo come ricchezza maggiore dei tesori egiziani” (Ebr., XI, 26): Mosè già allora, nel 1300 a. C., soffriva per la causa di Cristo e per la Fede nel Cristo venturo.

 

La Legge Nuova compie l'Antica, perché compie quanto la Legge Antica prometteva e ne attua le figure (S. Th., I-II, q. 107, a. 2)

Nostro Signore Gesù Cristo ha affermato: “Non sono venuto per abolire la Legge, ma per completarla” (Mt., V, 17). S. Tommaso spiega che per tale affermazione la Nuova Legge sta all'Antica come il perfetto all'imperfetto. Ora ciò che è perfetto completa ciò che manca all'imperfetto. In tal senso la Legge Nuova completa l'Antica, in quanto supplisce ciò che mancava all'Antica. Ora

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