Anno 2009
Anno XXXV n. 2
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GIONA: UN UOMO PER IL NOSTRO TEMPO
“Prendetemi e gettatemi in mare. Infatti so che è a causa del mio peccato che la tempesta si è sollevata”.
Gesù nel Vangelo ripete spesso: “Chi ha orecchie per intendere, intenda!”. La figura di Giona ci fa capire (se non vogliamo fare i sordi, dacché “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”) molte cose, soprattutto oggi. Giona (che significa “colomba”) inviato a Ninive è figura degli Apostoli inviati a predicare il Vangelo ai pagani, di Gesù che restò tre giorni e tre notti nel sepolcro, come Giona nel ventre della balena e dello Spirito Santo che scese su Gesù sotto forma di colomba. La conversione di Ninive è figura di quella di Roma, destinata ad essere la capitale della Nuova Alleanza (j. de monléon, Jonas. Commentaire sur le prophète, 2 ª ed., Québec, Scivias, 2000, pp. 12-14). Gesù stesso, agli ebrei che gli chiedevano un segno, rispose: “vi sarà dato il segno di Giona il profeta: come infatti Giona è stato ingoiato nel ventre di una balena per tre giorni e tre notti, così il Figlio dell’uomo sarà [sepolto] nel seno della terra tre giorni e tre notti” (cfr. Mt., XII, 39-40). Gesù, citando Giona, annuncia la sua morte, sepoltura e resurrezione.
Anno XXXV n. 1
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RAPPORTI TRA STATO E CHIESA - POTERE TEMPORALE E SPIRITUALE
Contro il modernismo politico (o errore liberale), che oggi proclama la netta separazione tra Chiesa e Stato, stiamo illustrando i princìpi cattolici sul potere che hanno il Papa e la Chiesa anche in temporalibus e come questo potere si è realizzato in concreto nel corso della storia. Nella prima parte abbiamo richiamato l’insegnamento di Gesù e degli Apostoli nel campo socio-politico e la dottrina che i Padri della Chiesa e i grandi Papi già prima del Medioevo hanno dedotto dai princìpi di questo insegnamento. Dopo il cosiddetto “secolo di bronzo” (IX-X secolo), la Chiesa, con San Gregorio VII, esce da uno dei periodi più tenebrosi della sua storia e riprende l’ approfondimento dottrinale e l’applicazione pratica del “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”.