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Categoria: Anno 2008
Il modernismo politico: la negazione della regalità di Gesù Cristo

Avvertenza
Dopo aver studiato il modernismo esegetico (il problema dell’ Antica Alleanza mai revocata, ossia del giudaismo talmudico, v. sì si no no 15 maggio 2008), abbiamo visto il modernismo economico (liberismo e teoconservatorismo), passiamo ora a considerare il modernismo politico o cattoliberalismo, che vuole la separazione tra Stato e Chiesa contro l’insegnamento della Chiesa sulla regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo.
Il modernismo politico, infatti, vorrebbe che Dio avesse un rapporto solamente individuale ed intimo con l’umanità. Invece la Chiesa insegna che l’uomo, essendo per natura un animale socievole, deve rendere a Dio un culto anche sociale e che la società (unione di più famiglie), essendo una “creatura morale” di Dio, Gli deve culto e adorazione pubblica. Purtroppo il concilio Vaticano II (Dignitatis Humanae, 8.XII.1965) ha negato l’aspetto sociale della vera Religione, ossia lo Stato confessionale cattolico. L’ ultimo viaggio di Benedetto XVI in USA (aprile 2008) è stato l’apoteosi di tale errore, avendo egli presentato come ideale e modello la separazione tra Stato e vera Religione (=americanismo, cfr. sì sì no no 30 aprile 2008 pp.2 ss.).

La causa del male che avvolge il mondo moderno: il laicismo   


L’11 dicembre 1925 Pio XII promulgava l’enciclica Quas Primas sul Regno sociale di Nostro Signore Gesù Cristo; con tale documento la regalità sociale di Cristo entrava nella Liturgia universale (festa di Cristo Re) e nella categoria delle verità dichiarate dal Magistero ecclesiastico.
Nella sua enciclica Pio XI insegna che la causa del male che oggi pervade il mondo è il laicismo, vera peste dell’era moderna. Esso, infatti, ha allontanato Cristo dalla vita dell’individuo, delle famiglie e della Società civile, con catastrofiche conseguenze, onde la pace individuale, familiare e sociale sarà ripristinata solo grazie alla restaurazione del regno di Cristo.
A sua volta il 24 marzo 1960 l’Episcopato italiano, sotto la presidenza del cardinale Siri, scrisse un’interessante “Lettera pastorale sul Laicismo” (Elle Di Ci, Torino, 1961), spiegandone bene la natura e la malizia.
Etimologicamente la parola greca laòs, da cui deriva laicismo, indica il fedele e, nel linguaggio biblico neotestamentario, il cristiano, il santo; ma il termine “laicismo”, nell’800, come denota il suffisso “ismo”, ha assunto un significato negativo prettamente anticlericale e antireligioso. Il laicismo, infatti, è “uno stato d’animo complesso… tuttavia in esso è possibile identificare una linea costante… una mentalità d’ opposizione sistematica ed allarmistica verso ogni influsso che possa esercitare la religione e la gerarchia cattolica sugli uomini e sulle istituzioni” (Lettera pastorale sul Laicismo cit., pag. 32).
Il laicismo può essere radicale o moderato: è radicale quando prescinde completamente dalla Rivelazione e dalla Grazia; moderato quando considera la fede qualcosa di privato e individuale per cui la Chiesa non deve intervenire nella vita pubblica. Anche il laicismo moderato è anticattolico: esso è il cattolicesimo-liberale, che Pio IX giudicava più pericoloso della “Comune di Parigi”.
Una delle cause del laicismo può essere la “carenza di qualche membro del clero, il cui atteggiamento di esagerato autoritarismo e di sfiducia nei riguardi del laicato… può determinare… diffidenze e contrasti reciproci” (v ivi pag. 45). Il sacerdote, invece, deve formare dottrinalmente i laici, dirigerli spiritualmente, fornire loro i mezzi della grazia e i lai-ci devono poi portare Gesù e lo spirito della Chiesa nel loro ambiente sociale, nei loro posti di lavoro.

S. Pio X ripeteva che per Instaurare omnia in Christo occorrevano dei buoni laici, che, in collaborazione subordinata con il clero, portassero il Vangelo nella Società secolarizzata e ricristianizzassero il mondo. L’Ami du Clergé del 20 gennaio 1921 riportava un colloquio tra papa Sarto e un gruppo di cardinali: “Qual è, disse il Papa, la cosa più necessaria oggi per la salvezza della società? – Fondare scuole cattoliche, rispose uno. – No. – Moltiplicare le chiese, rispose un altro. – Neppure. - Promuovere le vocazioni, disse un terzo. – No, replicò S. Pio X. Ciò che presentemente è più necessario è di avere in ogni parrocchia un gruppo di laici che siano molto virtuosi, illuminati, risoluti e veramente apostoli”.